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Pescara, 16/05/2025
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30/10/2013
Corriere della Sera
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Decadenza Berlusconi, caos in giunta
Retroattività, il Pdl: «Letta dica sì o no»
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È scontro totale nella Giunta per il regolamento del Senato in materia di decadenza per l’ex premier Silvio Berlusconi. Una decisione su voto palese o voto segreto, dopo una giornata di aspre discussioni, verrà presa mercoledì, a partire dalle 9 . Intanto il Pdl, prendendo spunto dalle motivazioni sulla decisione della Corte d’Appello di Milano che fissa in due anni l’interdizione di Silvio Berlusconi dai pubblici uffici, cerca in ogni modo di allungare i tempi. Secondo il centrosinistra ricorrendo anche a «tecniche ostruzionistiche e dilatorie». Il Pd, secondo il centrodestra, tenta invece «un colpo di mano di cambiare a maggioranza il regolamento del Senato che stabilisce come il voto debba essere segreto». In mezzo c’è il Movimento 5 Stelle che ritiene che la legge Severino prevedesse «immediatamente» il voto sulla decadenza del «pregiudicato Berlusconi» e invece «gli sono stati regalati altri due mesi di tempo».
L’ULTIMATUM - Il Pdl ricorre direttamente al premier Enrico Letta con quello che pare essere un vero ultimatum: «la delega della legge (Severino, ndr) è ancora aperta basta aggiungere una riga per dire che non è retroattiva. Letta dica sì o no».
NESSUN MARGINE, NUOVA MAGGIORANZA - Il no di Letta è arrivato per via ufficiosa: non c’è nessun margine di intervento, hanno chiarito da palazzo Chigi, e del resto, è stato ricordato, il 2 ottobre è nata una nuova maggioranza. Con la fiducia rinnovata nell’esecutivo.
LA RICHIESTA DI SOSPENSIONE - La mattinata della Giunta era stata «terremotata» da un attacco del senatore azzurro Francesco Nitto Palma, magistrato in aspettativa e membro della Giunta stessa: «La sentenza di Milano si allinea con alcune doglianze avanzate dal Pdl e che sono state del tutto disattese» perché la Corte d’Appello di Milano «definisce l’incandidabilità una sanzione amministrativa» con la conseguenza «della sua irretroattività» ai sensi della legge del 1981. Questo punto «assume rilievo - ha detto Palma - ai fini se non della decisione, dell’approfondimento».
NESSUNA URGENZA - Dunque, non sarebbe più urgente andare di corsa su voto palese-voto segreto. «Quanto sostenuto da noi nella Giunta per le immunità è convalidato dalla Corte d’Appello», afferma ancora e annuncia: «quando arriverà in Aula» la questione «inevitabilmente dovrà tornare in Giunta». Tutti i dirigenti del Pdl, quindi, hanno chiesto di riesaminare la questione alla luce della novità emersa ma i lavori sono proseguiti. In serata il presidente dei senatori pdl, Renato Schifani, in aula a palazzo Madama, ha ribadito la richiesta: «Si devono interrompere i lavori della giunta del regolamento e il presidente Grasso si deve assumere la responsabilità di ciò che si sta avallando: il non rispetto delle regole».
RINVIO A MERCOLEDÌ - I lavori erano stati interrotti durante i lavori dell’Aula del Senato, che tra le altre questioni ha anche approvato il decreto sulla Pubblica amministrazione. Al termine della sessione, la Giunta è tornata a riunirsi con la relazione di Franco Russo, favorevole al voto palese (e ha citato il precedente del voto sull’autorizzazione a procedere contro Andreotti, nel 1993: un voto su una delibera e non su una persona, quindi non segreto). Nitto Paola allora ha proposto il rinvio del dibattito addirittura al 4 novembre, mandando su tutte le furie il capogruppo del Pd Luigi Zanda, che minacciava una seduta a oltranza. Poi la decisione: i lavori riprenderanno alle 9 del mattino.
LA SPIEGAZIONE DEI GIUDICI - In ogni caso, il Pdl punta tutto sulla sentenza dei giudici di Milano, che pure non fa alcuno riferimento alla retroattività della legge Severino. Al contrario, i magistrati sottolineano che il «presupposto» per applicare la sanzione della decadenza e della incandidabilità è «la condanna penale» definitiva, sottolineando la distinzione tra l’interdizione dai pubblici uffici e la sanzione della legge Severino. In base a questa legge, scrive la Corte, «la sopravvenienza della condanna penale per determinati reati» crea «una sorta di status negativo del soggetto».
LA RISPOSTA DI CASSON - Dà una lettura di questo tipo il senatore del Pd Felice Casson: «La Corte d’appello di Milano non ha assolutamente scritto che la decadenza sarebbe una sanzione amministrativa; anzi, ha ribadito quanto già motivato più volte dalla Corte Costituzionale (fin dal 1994), dalla Corte di Cassazione e dal Consiglio di Stato (anche nel 2013), e cioè che l’istituto della decadenza è perfettamente costituzionale e che attiene allo status giuridico di qualsiasi condannato per reati gravi».
RENZI PER IL VOTO PALESE - Intanto si fa sentire anche Matteo Renzi, che nel videoforum del Messaggero chiarisce la sua posizione sulla decadenza di Berlusconi: «Io sono per il voto palese se questo può servire a fare in modo che ogni senatore si assuma la sua responsabilità».
MOVIMENTO CINQUE STELLE -Sulla questione si è espresso anche Grillo, presente in Senato: «Loro rubano tempo» decidendo che il voto sulla decadenza di Berlusconi va «dopo il 20 novembre. Nessuno di noi vuole la testa di nessuno ma qui si gioca la testa del paese».
LA LETTERA DI BERLUSCONI - A proposito della questione decadenza, appare un’anticipazione all’ultimo libro di Vespa. Una lettera dello stesso Berlusconi in un’intervista concessa al giornalista: «Il voto sulla mia decadenza sarebbe una macchia sulla democrazia italiana destinata a restare nei libri di storia: il leader di centrodestra escluso così, con una sentenza politica che è il contrario della realtà, perché non si riesce a batterlo nelle urne». Sulla questione si era espresso anche Grillo, presente in Senato: «Loro rubano tempo» decidendo che il voto sulla decadenza di Berlusconi va «dopo il 20 novembre. Nessuno di noi vuole la testa di nessuno ma qui si gioca la testa del paese».
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