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Data: 30/10/2013
Testata giornalistica: Il Centro
Giunta, slitta il voto ostruzionismo Pdl. Il partito del Cavaliere all’attacco: inapplicabile la legge

ROMA E' ancora scontro aperto su come e quando si voterà sulla decadenza di Silvio Berlusconi da senatore. Ieri la giunta delle elezioni di Palazzo Madama, che doveva decidere su voto segreto o palese (quest'ultimo sembra destinato a prevalere) per la sentenza finale in aula sul Cavaliere, si è incagliata sull'ostruzionismo del Pdl, che chiede tempi e accertamenti lunghi. Dopo una nuova giornata di tensione, la giunta per il Regolamento deciderà questa mattina se la decadenza di Berlusconi sarà votata con voto palese o segreto. La novità, secondo i componenti del centrodestra, sarebbero le motivazioni della sentenza da parte dei giudici milanesi: la sanzione contro Berlusconi sarebbe amministrativa, non penale, e quindi non retroattiva. Dunque non varrebbe per Silvio, che potrebbe aggirare le norme della legge Severino, che vieta la candidabilità per i condannati in via definitiva. Questione complicata e rovente. I rappresentanti del Pd in giunta sostengono che la scappatoia non c'è, anzi. Felice Casson dice che i giudici milanesi non parlano affatto di sanzione amministrativa, ma di requisito di eleggibilità e quindi la questione non esiste. La giunta, sotto le pressioni del Pdl, ha preso un po' di tempo. Prima ci si è soffermati sulla questione pregiudiziale sollevata dal Pdl, poi si è dato il via alle relazioni. Quindi si è sospeso tutto per seguire i lavori dell'aula. Qui la battaglia si è riaccesa perché il Movimento 5 Stelle ha protestato contro il calendario dei lavori che non prevede il voto sulla decadenza di Berlusconi almeno fino al 22 novembre. E ha proposto di farlo il 5 prossimo. L'aula ha respinto la richiesta, e i senatori 5 Stelle hanno applaudito ironicamente (presente Grillo in tribuna, che si è congratulato con i suoi). «Tutti gli italiani onesti e il M5S chiedono che venga rispettata la legge Severino e che si voti immediatamente sulla decadenza di Silvio Berlusconi», ha chiesto la capogruppo Paola Taverna. La motivazione ufficiale del no al voto per il 5 novembre è la necessità di aspettare la decisione della giunta su voto segreto o palese. «Le vorrei dire che qui non è prevista la decapitazione», ha replicato Pier Ferdinando Casini, «io ho fiducia nel presidente del Senato e nel parere della giunta». «Non vogliamo la testa di nessuno, ma qui si gioca la testa del Paese, loro rubano tempo», è la controreplica di Grillo. E contro il presidente Pietro Grasso si scatena l'offensiva del Pdl. Il capogruppo Renato Schifani chiede con veemenza che si interrompano i lavori della giunta «alla luce della sentenza della corte di Appello di Milano». Durissimo in Aula, Schifani accusa Grasso di cambiare il regolamento, di non rispettare le regole e conclude: «Mi rivolgo al M5S perché prima o poi la ruota gira e potrebbe toccare a tutti». L'offensiva diventa vero e proprio ostruzionismo per la giunta delle elezioni, i cui lavori riprendono in serata con l'annuncio di numerosi e cavillosi interventi dei componenti Pdl, con l'evidente scopo di allungare i tempi. Grasso concede la seduta notturna per accorciare i tempi, e anche qui arriva forte la protesta del Pdl, che non vede questa necessità. Poi il Pdl propone di votare il 4 novembre, ma di fronte alla minaccia del capogruppo del Pd Zanda di andare ad oltranza nella seduta serale, accetta di fissare il voto alle 9 di questa mattina. Ma l’esito della decisione su voto palese o segreto non è affatto sicuro e si giocherà sul filo di un voto. Pd, Sel e M5S sono per il voto palese, Pdl, Lega e Gal per quello segreto. Ci sono poi la senatrice di Scelta civica Linda Lanzillotta, che si sarebbe espressa per il voto palese, e il sudtirolese Karl Zeller, ancora tentennante ma sostanzialmente favorevoli al voto segreto. Pd, Sel e M5S hanno sei voti, Pdl, Lega e Gal 5. Con il sì della Lanzillotta al voto palese, sarebbe questo a prevalere. «Preferirei il voto palese - dice Matteo Renzi - perché temo giochini stravaganti, che qualcuno dei 5 Stelle, per creare un elemento di rottura, nel voto segreto voti a favore di Berlusconi».

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