ROMA Fabrizio Saccomanni ha capito che il percorso della stabilità rischia di essere un Vietnam.Ieri si è trovato sotto il tiro incrociato. La bordata più dura gli è arrivata dal vice premier Angelino Alfano che ha fatto sapere al ministro di essere su una posizione «opposta» alla sua su una eventuale nuova stretta sull’uso del contante. E già qualche giorno fa aveva avvisato Saccomanni che la legge di stabilità «non è il vangelo». Giusto per avvisare che sulla manovra anche le colombe mostreranno gli artigli. Ma Saccomanni ha dovuto fronteggiare anche il fuoco amico. Come quello della Banca d’Italia, di cui per anni è stato direttore generale, e che ha ricordato al ministro del Tesoro come il taglio del cuneo alla fine lasci nelle tasche dei lavoratori solo dieci euro al mese. Non sono mancate nemmeno le bordate del segretario del Pd, Guglielmo Epifani, che ha attaccato a testa bassa sulla service tax, definendola «intollerabile» se non progressiva. Infine si è visto persino presentare una mozione di sfiducia ad personam dalla Lega. Così davanti al Parlamento ha provato ad aprire un negoziato di pace.
Lo ha fatto sui due aspetti più delicati e controversi del suo provvedimento: la Tasi, la nuova tassa sulla casa, e il taglio del cuneo fiscale. Sulla prima ha aperto al ritorno ad un sistema di detrazioni fiscali, come per la vecchia Imu, in modo da esentare se non tutte, almeno una parte delle 5 milioni di abitazioni che non pagavano il vecchio balzello.
SGRAVI ALLE FAMIGLIE
Anche sul cuneo il ministro ha lasciato qualche spiraglio, ma a saldi invariati. Il governo non si metterà di traverso se il Parlamento vorrà redistribuire gli sgravi privilegiando, magari, le famiglie numerose. Ma niente scorciatoie. Se si vorrà fare di più dovranno essere chiaramente indicate nuove coperture finanziarie. Altrimenti c’è il rischio che riparta il ballo dello spread facendo lievitare il costo del debito. Non è escluso che altre risorse possano arrivare. Innanzitutto dai tagli della spesa. Il Commissario alla spending review, Carlo Cottarelli è già al lavoro. Entro novembre presenterà un primo piano di lavoro. Se si vuol crescere, e soprattutto se si vogliono trovare risorse più consistenti per ridurre le tasse è proprio al lavoro di Cottarelli che bisognerà guardare.
QUOTE BANKITALIA
Qualche asso nella manica Saccomanni se l’è comunque conservato. Come la questione della rivalutazione delle quote della Banca d’Italia. Come anticipato da Il Messaggero di ieri, il comitato di esperti presieduto dall’ex vice presidente della Bce, Lucas Papademos, ha finito il lavoro. Il valore della Banca d’Italia, ha spiegato Saccomanni, è tra i 5 e i 7 miliardi di euro. Presto il governo metterà a punto un provvedimento ad hoc per stabilire il valore esatto e permettere all’istituto centrale di cambiare il suo statuto. Le banche azioniste potranno così rivalutare le loro partecipazioni. L’azionariato sarà allargato anche ad altri istituti di credito e sarà posto un tetto alla singola partecipazione (oggi il primo azionista è Intesa con il 30% del capitale). Per poter rivalutare le quote, le banche dovranno pagare dazio allo Stato. Sarà stbilita una tassa che potrebbe oscillare tra il 16% e il 20%, con un incasso nel migliore dei casi di 1,4 miliardi di euro. Questi soldi, ha spiegato Saccomanni, potranno essere spesi per coprire uscite una tantum o per accelerare ulteriormente il pagamento dei debiti delle pubbliche amministrazioni. Ma i tempi rischiano di non essere brevi. Bisognerà scrivere il provvedimento, dare tempo alla Banca d’Italia di cambiare lo statuto e alle banche di effettuare la rivalutazione. Se ne parlerà probabilmente nel 2014.
Così come solo l’anno prossimo si potranno vedere gli effetti del rientro dei capitali dall’estero. Il Tesoro lavora non ad una sanatoria, ma ad una norma generale e perpetua che possa permettere agli evasori pentiti di di poter rimpatriare i loro soldi pagando il dovuto senza il rischio di incorrere in sanzioni penali. Quelle resteranno solo per chi continuerà a fare il furbo con il Fisco e a cercare rifugio nei paradisi.