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Pescara, 16/05/2025
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Data: 31/10/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Tercas Caripe verso Bari tentativo disperato

PESCARA La remontada non sarà facile, anche perché i sospetti sull’arbitro sono stati formalizzati ieri in una nota di protesta che il presidente di PescarAbruzzo Nicola Mattoscio ha consegnato personalmente a Bankitalia. Quel che è certo è che le fondazioni bancarie abruzzesi finite in fuori gioco intendono giocare fino all’ultimo minuto il match per il controllo di Tercas. Con due mosse che, nell’arco del week end dei morti, potrebbero portare al ribaltamento del tavolo. La prima è la nota di protesta, che solleva gli ultimi veli sull’iniziativa di Banca popolare di Bari e, incrociando date, avvenimenti e cifre, mette apertamente in discussione il ruolo di Riccardo Sora, da oltre un anno commissario del gruppo bancario teramano per conto di via Nazionale. La seconda mossa è ancora in gestazione e dovrebbe portare, al massimo entro lunedì, ad una iniziativa ufficiale delle forze economiche del territorio, l’asse Confindustria-Camere di commercio che in questi mesi ha spinto molto, anche con la disponibilità ad un impegno finanziario diretto, per un destino regionale di Tercas e della controllata Caripe. Sarà una richiesta ufficiale di discovery: vedere le carte, in particolare il piano elaborato dalle fondazioni abruzzesi, per chiedere conto dei motivi della bocciatura da parte di Bankitalia e, soprattutto, del favore apertamente accordato alla scalata di Popolare Bari attraverso l’impegno del Fondo di garanzia interbancario. È la rottura definitiva del galateo che ha fin qui accompagnato l’operazione.
L’obiettivo dichiarato è neutralizzare la proposta di acquisto formalizzata da Popolare Bari, che da queste parti viene interpretata come una vera e propria scalata ostile. C’è però da considerare la forza dei numeri e il ricco portafoglio messo in gioco dal potente direttore generale del gruppo barese Vincenzo de Bustis: 180 milioni rastrellati con un aumento di capitale, più i 280 messi sul piatto dal Fondo di garanzia.
Ma i margini di discussione non mancano, a cominciare proprio dall’entità dell’impegno finanziario del Fondo: se è vero che l’organismo ha tra i suoi compiti l’intervento diretto nei processi di risanamento aziendale, per scongiurare i rischi di risarcimento dei risparmiatori, resta da capire il perché di tanta fiducia accordata a popolare Bari quando la disponibilità ad un impegno diretto a fianco delle fondazioni sarebbe stata contenuta entro i 70-100 milioni.
Non è l’unica domanda che le forze economiche del territorio hanno da mettere sul tavolo. La seconda riguarda le voci sempre più insistenti su un attivismo molto marcato del commissario Sora, nell’arco dell’ultimo mese, lungo l’asse Roma-Bari. Fermo restando che il progetto di De Bustis ha preso corpo durante il mese di agosto, appena incassata la pagella degli ispettori di Bankitalia, è fuor di dubbio che l’accelerazione definitiva è delle ultime settimane. Tutto è avvenuto nell’arco di tempo che separa il disimpegno di Credito valtellinese ad appoggiare, da partner industriale, la scalata delle fondazioni dalla rinuncia definitiva di Bari al matrimonio con la Popolare di Puglia e Basilicata. Tutto in queste ore viene in discussione, compreso il timing della scoperta della reale zavorra finanziaria di Tercas: un gioco di rilanci che ha continuamente alzato l’asticella tagliando fuori i forzieri bancari regionali. La suggestione del complotto è forte, anche se l’elemento obiettivo resta la contendibilità, in regime di mercato, di un gruppo bancario destinato a nozze da Bankitalia. E da questo punto di vista, forse, il team abruzzese ha anche qualcosa da rimproverarsi.

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