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Pescara, 16/12/2025
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Data: 02/11/2013
Testata giornalistica: Il Centro
Berlusconi: se al voto, guido io il partito. Nonostante le smentite, Marina tentata dalla staffetta col padre. Ancora rissa nel Pdl. Bondi contro “l’amico” Schifani

ROMA Incassato il colpo del voto palese sulla sua decadenza dal Senato Silvio Berlusconi rilancia sul suo futuro in politica. E lo fa di nuovo parlando con Bruno Vespa che distilla quotidianamente anticipazioni sul suo libro. «Nessuno può togliermi il diritto di restare alla guida del movimento che ho fondato finchè molti milioni di elettrici ed elettori lo vogliono: ho un rapporto speciale con gli italiani che come me temono che la sinistra possa andare al governo e proprio per questo sento il dovere di stare in prima linea», dice il Cavaliere. Alfano e i «diversamente berlusconiani» si rassegnino perché in caso di elezioni sarà ancora l’ex premier a «impegnarsi direttamente» magari passando il testimone a Marina, la primogenita che malgrado le ripetute smentite sarebbe invece molto tentata dalla staffetta con il padre. «Marina tutte le volte che si torna a parlarne dice di no», spiega il padre. «Certo sarebbe in grado di adempiere al meglio a questa missione, tutti hanno constatato la sua autorevolezza e il suo coraggio da leonessa con cui mi ha difeso, ma non è quella la sua missione e io sono un padre che rispetta la vocazione e la libertà dei propri figli e se li conosco sono sicuro che nessuno di loro si sente attratto dalla politica, soprattutto da questa politica». Impegnato in un braccio di ferro interno con Angelino Alfano e l’ala filo governativa del Pdl, Berlusconi alza i toni soprattutto sulla legge di stabilità. L’obiettivo del Cavaliere infatti è quello di far saltare il governo Letta proprio sui conti della Finanziaria. Un obiettivo che al momento sembra destinato a fallire se, come sembra, la pattuglia dei filo governativi che lo scorso 2 ottobre ha costretto il Cavaliere alla clamorosa retromarcia sulla fiducia al governo sarebbe ora cresciuta di diverse unità al Senato. La minaccia di una crisi di governo dovrà infatti fare i conti con i 27 senatori che stanno con Alfano e con i ministri del Pdl. La resa dei conti nel partito quando il Consiglio nazionale del partito, intorno a metà novembre, sarà chiamato a votare sul ritorno a Forza Italia. I rapporti tra l’ex premier e Angelino Alfano non sono mai stati così tesi come in queste ore. Berlusconi che ha ricevuto l’ex delfino giovedì sera ha abbandonato i toni suadenti. «Devi deciderti o con me o contro di me», ha detto al vicepremier che ormai con i falchi chiama «il signor Alfano». A testimonianza del clima da separati in casa che c’è nel Pdl, la reazione di Sandro Bondi al documento firmato da 22 alfaniani con il quale si chiede a Pietro Grasso, presidente del Senato, di far votare sulla decadenza di Berlusconi con il voto segreto. Una mossa giudicata dai lealisti tardiva e ipocrita. «A mio avviso la nuova raccolta di firme tra i parlamentari Pdl per chiedere il voto segreto delegittima di fatto il ruolo del nostro capogruppo, l’amico Renato Schifani», avverte Bondi. Per ora Berlusconi si concentra sulla legge di stabilità. E usa già toni da campagna elettorale. «Non intendiamo arretrare rispetto agli impegni presi con i nostri elettori nel febbraio scorso, quello sulla detassazione della prima casa, che noi consideriamo sacra perché è il pilastro sui cui ogni famiglia ha il diritto di costruire la sicurezza del proprio futuro, e quello per un fisco meno oppressivo», dice il Cavaliere. Quanto all’alleato di governo, il Pd, Berlusconi risfodera l’antico linguaggio. «Credo che sia giusto che sulla mia vicenda, sulle tasse, sull’economia siano gli elettori a poter giudicare noi e i nostri avversari che andando avanti così confermerebbero i loro connotati di partito della tasse e delle manette».

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