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Pescara, 16/12/2025
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Data: 02/11/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
La Legge di stabilità 2014 - Dalle banche i fondi per abolire l’Imu. Per alleggerire il peso della Tasi nel 2014 andrebbero ai Comuni nuove risorse per un totale fino a 1 miliardo.

ROMA Due miliardi di euro per eliminare la seconda rata Imu. Tra i 500 milioni e il miliardo per alleggerire la Tasi, la nuova tassa sulla casa. Raggiunta durante il pranzo di Palazzo Chigi l’intesa politica tra Enrico Letta e Angelino Alfano, adesso tocca al ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, trovare i soldi necessari per saldare la posizione. E i suoi I tecnici sono già al lavoro.
La sfida più ardua è riuscire a scovare tra le pieghe del bilancio statale i soldi necessari ad evitare il pagamento dell’Imu di dicembre. Sono denari che incidono sull’anno in corso. Una delle ipotesi più gettonate al momento sarebbe quella di far anticipare alle banche il versamento di parte dei 2,2 miliardi di euro che dovrebbero pagare nel 2014 per il cambio delle regole di svalutazione dei crediti in sofferenza. In alternativa ci sarebbe l’ipotesi di aumentare gli acconti, sempre per banche e assicurazioni, di Ires e Irap. La cifra da coprire per cancellare la seconda rata Imu, comunque, sarebbe inferiore ai 2,4 miliardi di cui si è parlato fino ad oggi. Sui fabbricati agricoli l’imposta resterebbe. In questo modo il conto per le casse dello Stato scenderebbe attorno ai 2 miliardi di euro; anche meno, se il governo deciderà di ridurre la platea dei beneficiari in base al reddito.
TASI LEGGERI
Il secondo addendum del patto Letta-Alfano riguarda l’alleggerimento della Tasi, altro tema incandescente soprattutto per l’attacco dei falchi del Pdl. Quanto effettivamente peserà la tassa, dipenderà dalle decisioni dei Comuni. Il governo ha messo un tetto al 2,5 per mille e garantito ai sindaci un miliardo di euro per alleggerire il tributo. In realtà di miliardi, inizialmente, Letta e Saccomanni ne avevano promessi due. Senza questi fondi aggiuntivi, secondo gli stessi sindaci, c’è il rischio che molti municipi siano costretti ad aumentare l’aliquota base facendo pesare la Tasi più della vecchia Imu, soprattutto su quei 5 milioni di abitazioni con una rendita catastale fino a 300 euro (370 euro con un figlio a carico) che non pagavano la tassa grazie alla detrazione di 200 euro più 50 euro per ogni figlio. Solo per ristabilire questo meccanismo sarebbero necessari almeno 400-500 milioni di euro.
Il Pdl, tuttavia, non è in pressing soltanto sulla parte di imposta che riguarda le famiglie. Anche sulle imprese il partito di Alfano vorrebbe maggiori sconti. La deduzione del 20% dell’imposta sui capannoni industriali è ritenuta insufficiente. Il Pdl spinge perché si arrivi almeno al 50%, ma anche in questo caso servirebbe uno stanziamento ulteriore di almeno 500-600 milioni.
PIÙ SOLDI IN BUSTA PAGA
Se per il centro-destra quella sulla casa è la madre di tutte le battaglie, per il Pd le modifiche andranno fatte soprattutto al cuneo fiscale, in modo da lasciare più soldi nelle tasche dei lavoratori. Si lavora a concentrare gli sconti nella fascia di reddito tra 26 mila e 35 mila euro oltre a introdurre sgravi per i figli. Ma nel partito del premier Letta non è ancora tramontata l’ipotesi di stanziare nuove risorse da destinare al taglio del cuneo, magari aumentando le aliquote sulle transazioni finanziarie dal 20% al 22% e rafforzando la Tobin Tax.

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