Teramo, firmato il documento chiave che spalanca le porte alla Popolare di Bari Ma spunta la parola “anche” che fa restare la Fondazione in corsa per il salvataggio
TERAMO «Autorizza l’aumento di capitale da parte della Banca popolare di Bari o anche della Fondazione». Un avverbio, inserito tra le parole Bari e Fondazione in un documento chiave, può salvare le radici abruzzesi della Tercas. E’ una parola di appena cinque lettere, “anche”, quella che permette a Teramo e al resto dell’Abruzzo, di mantenere un legame, sottile ma concreto, come se fosse un cordone ombelicale, con la banca finita ormai nelle mani della Popolare di Bari. Quell’anche, scritto in un atto in cui le parole sono state scelte con il bilancino, assume un peso enorme per l’economia abruzzese: lascia aperta la porta, sul futuro della Tercas, alle Fondazioni seppure con un ruolo minoritario. Tutto è accaduto ieri mattina, dopo le 11,30, a Teramo, durante il Cda della Fondazione Tercas, che si è tenuto a palazzo Melatino e che ha approvato, all’unanimità, il documento che autorizza il presidente, Mario Nuzzo, a firmare il contratto preliminare con la banca barese di Marco Jacobini e del dg Vincenzo De Bustis. In parole semplici, il socio di maggioranza della Tercas ha ceduto il suo posto privilegiato consegnando, in modo figurato ma definitivamente, le chiavi della Cassa di Risparmio di corso San Giorgio e della controllata Caripe, alla Pop di Bari. Lo ha fatto con una delibera che sarà inviata all’istituto pugliese che, a sua volta, si impegna a garantire una liquidità molto vicina ai 500 milioni di euro, grazie al contratto che domani firmerà con il Fondodi garanzia interbancario, del presidente ed ex ministro Paolo Savona, e a coprire un prestito di ben 156 milioni di euro con l’Eba (European Banking Authority) che Tercas avrebbe dovuto restituire entro la mezzanotte di ieri. Ma per i teramani non è stata una resa assoluta con tanto di deposizione delle armi (leggi in questo caso azioni) davanti ai baresi. Anzi, la Fondazione Tercas resta nella partita perché se da un lato lascia il 68 per cento di azioni al nuovo socio industriale, dall’altro non ha ceduto definitivamente i propri titoli ai baresi ma li ha solo concessi in “usufrutto gratuito” con l’aggiunta di quel sostanziale avverbio “anche”. Il passaggio, messo nero su bianco ieri, è importante. Sia per la Popolare di Bari, che solo così potrà assumere la governance di Tercas e partecipare con poteri straordinari di voto – concessi solo a chi possiede una quota superiore al 67 per cento di azioni – alla prossima e imminente assemblea dei soci che dovrà approvare l’aumento di capitale di Tercas. Sia per la o le Fondazioni bancarie abruzzesi che potranno ancora recitare una parte attiva nell’operazione di salvataggio del gruppo bancario su cui si regge mezza economia d’Abruzzo.