Leva, responsabile giustizia del Partito democratico chiede chiarezza e trasparenza: «Le celle sono piene di poveri cristi che non hanno cellulari di parlamentari da poter chiamare»
ROMA Nelle giornate di fuoco causate dal caso Ligresti il ministro della Giustizia non perde la sua serenità, sicura di non essere venuta mai meno ai suoi doversi istituzionali e sicura di poterlo dimostrare. E questa sarà la linea con la quale Annamaria Cancellieri - incassata ieri la fiducia di Palazzo Chigi - interverrà martedì prossimo alle Camere. Ma il pressing per le sue dimissioni continua e in prima linea c’è il Movimento 5 Stelle: che come il Pdl accosta la vicenda al caso Ruby. «Il solo sospetto che un ministro della Giustizia possa aver ricevuto ed esercitato pressioni, è un'ombra di cui un membro delle istituzioni non si può vestire. D'altra parte siamo memori di un caso, avvenuto nella scorsa legislatura, e riguardante un presidente del Consiglio e la Questura di Milano che può sembrare molto simile alla situazione in questione», scrive il partito di Beppe Grillo nella mozione di sfiducia al Guardasigilli che lunedì sarà presentata ad entrambi i rami del Parlamento. «L'intervento del ministro a favore della scarcerazione di Giulia Ligresti per motivi legati all'anoressia presenta aspetti molto discutibili che devono essere chiariti sul piano politico e non solo su quello giudiziario, in quanto risulta grave che l'intervento in questione sia stato richiesto da una telefonata privata e che abbia riguardato una classica detenuta eccellente», si legge nell’atto che parla di «pressioni accertate» e si conclude con la richiesta di dimissioni «senza se e senza ma». Lo stesso Grillo, dal suo blog, ieri era tornato ad attaccare Letta e Napolitano accusandoli di restare in silenzio davanti a questo «scandalo per paura di essere travolti». «La Idem a causa dell'Ici non pagata ha dato le dimissioni in dieci giorni. La Cancellieri forse non le darà mai», ha pronosticato il leader M5S. La settimana si annuncia dunque tesa con più di un malumore anche dentro il Pd. «Noi siamo i primi a non accettare facili strumentalizzazioni della vicenda ma, allo stesso modo, non ne consentiamo una sua minimizzazione», ha ribadito ieri Danilo Leva, responsabile giustizia dei democratici, criticando alcune dichiarazioni rilasciate dal ministro ai telegiornali. «Le carceri sono piene di migliaia di persone, poveri Cristi, che non hanno il numero di cellulare del ministro o di altri parlamentari da poter chiamare. Per loro e per i loro familiari c'è bisogno di chiarezza e trasparenza. Il passaggio alle Camere è necessario proprio per tutelare la credibilità delle Istituzioni che insieme rappresentiamo», ha aggiunto Leva. Il Pdl insiste invece sulle simmetrie col caso Ruby - per Maria Stella Gelmini «anche lei era un caso umano» - e sulla «deriva da stato di polizia - incalza Fabrizio Cicchitto - partita dal caso Berlusconi».