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Data: 03/11/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Manovra, è scontro. No tax area più ampia. Sul cuneo l’ipotesi di azzerare tutte le tasse per i redditi fino a 9.000 euro

ROMA Enrico Letta prova a riprendere il filo di una matassa che si sta pericolosamente aggrovigliando. Più che un Vietnam, come pure aveva vaticinato, la legge di Stabilità rischia di trasformarsi in una guerra mondiale. Tutti contro tutti. Alfaniani contro governisti nel Pdl, scontri di correnti nel Pd con i renziani lancia in resta, Scelta Civica spaccata in due. Senza contare le spaccature tra gli stessi partiti. Nel mezzo una manovra che non piace a nessuno. Così, con il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni impegnato fino a martedì a Londra in un tour della City per tranquillizzare gli investitori, il premier ha deciso di partecipare in prima persona alle riunioni dei gruppi parlamentari che sostengono il governo previste per la prossima settimana. La prima, mercoledì, sarà quella del Pd, il suo partito, ma poi presenzierà anche ai gruppi di Pdl e Scelta Civica.
PARTITI DIVISI
Il nodo più complesso da sciogliere è quello del Pdl. Ieri la componente lealista legata alle posizioni di Silvio Berlusconi, ha sparato a palle incatenate per tutta la giornata contro una manovra fatta di sole tasse. Il “la” è arrivato da un dossier della Cgia di Mestre che ha quantificato l'aggravio fiscale in 1,1 miliardi di euro solo per il prossimo anno. Giusto il tempo di battere la notizia sulle agenzie, che sono iniziate a fioccare dichiarazioni di fuoco. Anna Maria Bernini, vice presidente del gruppo al Senato, ha chiesto immediatamente al governo di cambiare rotta, altrimenti, ha detto, sarebbe «masochistico» sostenerlo. L'ex ministro Mara Carfagna, ha chiesto di «riscrivere» la manovra. E siamo solo all'inizio. Renato Brunetta starebbe già lavorando ad uno dei suoi dossier per smontare la legge di Stabilità e presentarne una alternativa. I temi più delicati sono soprattutto quelli legati alle tasse. La Tasi, la nuova imposta sugli immobili è considerata un'Imu mascherata. Anzi peggio, visto che non ha nemmeno quelle detrazioni che permettono oggi a 5 milioni di famiglie di non pagarla. Sul cuneo fiscale stavolta il Pdl non vuole commettere lo stesso errore dello scorso anno, quando relatore era lo stesso Brunetta insieme all'attuale sottosegretario al Tesoro, Pierpaolo Baretta. Mentre quest'ultimo ottenne gli sgravi immediati Irpef per le famiglie numerose, Brunetta spuntò una serie di fondi taglia-tasse posticipati nel tempo (avrebbero dovuto partire il prossimo anno) ma che uno alla volta sono poi stati definanziati. Il Pdl, insomma, sta mettendo a punto le sue richieste e questa volta non cederà facilmente terreno. Sulle prime case la Tasi non dovrà incidere. E bisognerà trovare soldi anche per aumentare la detrazione dell’imposta sui capannoni industriali oltre a fondi per l'Irap e per detassare il salario di produttività.
Dall’altro lato, il vice ministro Pd, Stefano Fassina, ha provato a controbattere, chiedendo di fermare le polemiche «strumentali». E lo stesso ha fatto Baretta, parlando di «numeri a senso unico» della Cgia. Il relatore della manovra, Giorgio Santini, intanto, va avanti con il lavoro. «Sul salario di produttività», spiega, «i fondi vanno trovati». Ma la vera novità è un’altra. Il taglio del cuneo fiscale per le famiglie, potrebbe non essere più fatto aumentando le detrazioni fiscali per i redditi fino a 55 mila euro, ma alzando l’asticella della no tax area da 8.000 euro a 9.000 euro.
I BENEFICI
In questo modo il beneficio sarebbe certamente più consistente dei 10 euro al mese spalmati su una platea vasta di lavoratori. Inoltre ne beneficerebbero anche i pensionati e i cassa integrati, categorie oggi escluse dagli sconti fiscali della manovra. Il problema rimangono le risorse. Il costo della misura è decisamente elevato, 4 miliardi. L’idea di Santini, comunque, sarebbe quella di dividere l’onere su due anni destinando a questo fine tutte le risorse previste nel 2014 per il cuneo dei lavoratori (1,7 miliardi di euro). Come alternativa resta la strada degli sgravi Irpef sul lavoro dipendente, ma riducendo la platea dei beneficiari abbassando il tetto di reddito oltre il quale lo sconto si azzera. Si passerebbe dagli attuali 55 mila euro ad una cifra inferiore ai 30 mila euro. Solo in questo modo, secondo i calcoli che i relatori stanno elaborando, si riuscirebbe a rendere davvero percepibile in busta paga il taglio fiscale.

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