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Data: 05/11/2013
Testata giornalistica: Il Centro
Sisma, spunta dossier Ue «Spese gonfiate e mafia». L’eurodeputato Sondergaard: l’Italia rischia di dover restituire parte dei fondi. Chiodi: è solo un politico che cerca visibilità

L’AQUILA «Il denaro della Comunità europea, i 497 milioni derivanti dal Fondo di solidarietà, avrebbe dovuto essere speso immediatamente per dare alloggio agli sfollati; i Progetti case realizzati nel post sisma, invece, dovevano essere provvisori e non definitivi. In sostanza la maggior parte del denaro non è stato speso nella maniera più giusta e la stessa realizzazione degli alloggi ha visto una maggiorazione dei costi pari al 158 per cento del prezzo di mercato». Così ha tuonato, ieri mattina, nel corso di una conferenza stampa all’Emiciclo, il parlamentare europeo, Soren Bo Sondergaard, danese, relatore della Commissione per il controllo dei bilanci del Parlamento europeo. Questi assistito dal segretario Roberto Galtieri, che gli ha fatto anche da interprete, ha parlato senza mezzi termini di sprechi e malversazione citando il dossier della Corte dei conti europea e rivolgendo critiche gravissime alla stessa Commissione. A suo dire, infatti, si rischia di restituire i soldi per il Progetto case, circa 150 milioni, proprio perché si tratta di alloggi non provvisori. Secondo l’europarlamentare «il regolamento stabilisce che il fondo possa essere utilizzato solo per le operazioni di emergenza essenziali, tra cui l’alloggio temporaneo. Il regolamento non prevede il finanziamento per la ricostruzione vera e propria. Il campo di applicazione del fondo di solidarietà è limitato alle necessità più urgenti, mentre la ricostruzione a lungo termine deve essere lasciata ad altri strumenti». Poi un altro affondo di Sondergaard che è esponente della Sinistra unitaria che entra nei dettagli. «I soldi dei contribuenti europei, spesi all’Aquila, non hanno soddisfatto abbastanza la popolazione del cratere, i contribuenti si aspettavano di meglio. Se le abitazioni provvisorie verranno messe sul mercato, se l’idea è quella di voler monetizzare gli alloggi, siamo allora pronti a richiedere all’Italia i soldi perché viene meno la missione della solidarietà. Noi critichiamo l’ operato del Parlamento europeo che avrebbe dovuto vigilare. Ora su queste spese chiediamo spiegazioni, abbiamo il sospetto che il denaro sia stato impegnato in maniera criminale. Se non riceveremo delle risposte siamo pronti a non votare il consultivo della Commissione, ciò significa che la stessa è dimissionaria». Per l’ europarlamentare «la ricostruzione del centro della città è incredibilmente tardiva. «A distanza di tre anni dalla prima visita», ha rilevato, «è un deja vu, per non parlare dei materiali scadenti utilizzati e le abitazioni temporanee. In Europa abbiamo 25 milioni di disoccupati e 100 milioni di persone che vivono ai livelli di povertà, non possiamo permetterci degli sprechi, purtroppo il denaro non è stato utilizzato per lo scopo iniziale». L’europarlamentare ha inoltre tenuto a sottolineare che alcuni alloggi, tra cui quelli di Cansatessa, da lui visitati domenica pomeriggio, sono stati chiusi dalla magistratura in quanto realizzati male e con materiali scadenti. Ha poi parlato di altre lacune nella costruzione dei Progetti case facendo riferimento all’incendio al Piano case di Pagliare di Sassa realizzato con materiali infiammabile andati a fuoco dopo un corto circuito. Molto duro anche Galtieri, che ha studiato la problematica per tre anni. «Per quanto ci riguarda», ha detto, «chiediamo una procedura di infrazione contro la Commissione Europea, poi per l’Italia sarà la stessa Commissione che dovrà valutare». «La Commissione Europea», ha aggiunto, «è complice di alcune frodi. Una delle questioni che sono emerse nel rapporto è che la Commissione ha scoperto alcune frodi, le ha comunicate al governo Italiano invece di comunicarle all’autorità giudiziaria. Il governo italiano ha preso questi progetti individuati come truffaldini li ha levati, li ha messi da parte e ne ha presentati altri puliti. Di fatto questa è una complicità di fronte alla quale non comunicarla all’autorità giudiziaria è un delitto. Adesso vediamo il dibattito previsto per il 7 novembre in Commissione parlamentare». L’europarlamentare danese, che ha evidenziato come a suo dire le infiltrazioni mafiose negli appalti siano una realtà ma si tratta di un tema ancora al vaglio degli stessi pm aquilani. «Per consultare gli atti tempo addietro», ha concluso, «ho dovuto esaminarli, come da regolamento, da solo, senza una penna per prendere appunti, e soprattutto con la promessa di non riferire nulla all’esterno!». Assente, per un’indisposizione, il consigliere regionale Antonio Saia, che aveva organizzato la conferenza stampa.

Chiodi: è solo un politico che cerca visibilità

L’ex commissario: su quanto fatto durante l’emergenza siamo stati ammirati da tutto il mondo. Sel: «Istituire una commissione d’inchiesta»

Istituire una «commissione d' inchiesta parlamentare che indaghi sulle spese per la ricostruzione e su come è stato usato il denaro dei contribuenti italiani e europei. Rinnovare l'impegno all' effettiva ricostruzione nella trasparenza». Lo chiede il deputato abruzzese di Sel, Gianni Melilla, primo firmatario della proposta di commissione d'inchiesta sulla ricostruzione post-terremoto oggetto di attenzione anche della Commissione Europea.
L'AQUILA «Un personaggio in cerca di visibilità, che non deve aver tanto credito neppure in Danimarca». Il presidente della Regione, Gianni Chiodi, stronca sul nascere il dossier dell'eurodeputato danese, Soren Sondergaard, in discussione il prossimo 7 novembre, nella Commissione di controllo dei bilanci Ue. Relazione che non è piaciuta affatto al governatore abruzzese, tanto nella forma, quanto nel contenuto. «Nella gestione dell'emergenza post-terremoto», afferma Chiodi, «siamo stati ammirati da tutto il mondo per il lavoro svolto. Auguro alla Danimarca, nel caso in cui dovesse subire una catastrofe come la nostra, di saperla affrontare nello stesso modo e con la stessa determinazione e forza di volontà dimostrata dagli aquilani». Chiodi non la manda a dire. E svuota il sacco: «Gli sprechi e la mafia? Un vecchio stereotipo tutto italiano», afferma, «è la stessa Commissione europea, che ci ha già ricevuti in audizione, a sconfessare un dossier orientato ad un'immagine stereotipata dell'Italia tutta sprechi e mafia, spaghetti e mandolino. I tentativi di infiltrazione malavitosa sono stati prontamente bloccati dall'azione sinergica della prefettura e delle forze dell'ordine. Ma è ora di finirla: all'Aquila non c'è stata nessuna cricca, né ci sono state case costruite sulla sabbia. Luoghi comuni che fanno male alla città e alla ricostruzione. Alcune cose potevano essere fatte meglio», prosegue Chiodi, «ma come si fa, in una fase di piena emergenza, quando si lavora anche di notte per dare un tetto a chi non lo ha più, a valutare i prezzi di mercato e la convenienza degli appalti? Con il senno di poi è facile. La macchina organizzativa è stata veloce e ha funzionato, pur con i dovuti margini di miglioramento che possono sempre starci. Gli italiani dovrebbero essere fieri della ricostruzione aquilana». Per Chiodi «sono i fatti che contano: la ricostruzione va avanti, L'Aquila è piena di cantieri grazie anche ai quattro anni in cui sono state gettate le basi perché ciò avvenisse. Il resto, non fa notizia».

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