L’attacco di Sondergaard. Ma l’Ue replica: «Relazione
confusa, critiche infondate»
L’AQUILA Tre anni di ricerche hanno documentato quello che un comune cittadino aquilano avrebbe potuto affermare da tempo: i soldi dei contribuenti europei confluiti nel fondo di solidarietà dell'Ue sono stati spesi male, all'Aquila, nella realizzazione della casette post-sisma. Alloggi, quelli del progetto Case, costati il 158% in più rispetto al costo di mercato; alloggi che avrebbero dovuto essere temporanei e invece sono permanenti. Il rischio, ora, è che l'Italia potrebbe dover restituire 350 milioni di euro del fondo europeo (il 70%) usati per costruire le casette, se il Comune dell’Aquila dovesse imporre un canone di affitto, anche quello di compartecipazione per le spese di manutenzione, che non troverebbe ragione di esistere per l'Ue, visto che gli alloggi temporanei avrebbero dovuto garantire uno standard tale da non richiedere riparazioni e manutenzioni.
Il relatore dell'inchiesta (che ha attinto anche dalle ricerche di Libera e Site.it) per la commissione per il controllo dei bilanci è l'eurodeputato danese della sinistra unitaria Soren Bo Sondergaard, che depositerà il documento in commissione giovedì prossimo, 7 novembre. L'effetto potrebbe essere devastante, mettendo in pericolo la stessa approvazione del consuntivo europeo per via dell'uso improprio delle somme destinate all'Aquila. Nel mirino c'è anche la Commissione europea, che avrebbe dovuto vigilare sull'uso delle somme e non l'ha fatto, sostiene il relatore. Proprio dalla Commissione europea è giunta una dura nota di commento: «La relazione di Sondergaard è confusa, con critiche infondate sia sui mancati controlli, visto che la correttezza sull’utilizzo dei fondi è stata attentamente monitorata, che sul futuro uso a fini di profitto degli alloggi Case» .
Nel dossier il relatore parla di «uso criminale dei soldi europei», facendo riferimento anche alle inchieste della magistratura italiana e alle raccomandazioni della Corte dei Conti europea. Si parla anche delle audizioni del giugno scorso del sindaco Massimo Cialente, del governatore Gianni Chiodi, del presidente della Provincia Antonio Del Corvo e del capo della Protezione civile Franco Gabrielli, tese a dimostrare che le case non sono permanenti ma temporanee, poiché «per completare la ricostruzione della città vecchia occorreranno 15-20 anni».
Non poteva mancare l’accenno alle infiltrazioni criminali: «Un numero di subappaltatori non disponeva del certificati antimafia obbligatorio -si legge nel documento- Il dipartimento della Protezione civile ha aumentato l'uso del subappalto consentito dal 30% al 50%. Una parte dei fondi per Case e Map è stata pagata alle società con legami diretti o indiretti con la criminalità organizzata». La questione cruciale per Sondergaard è che i soldi dati all'Aquila non sono stati spesi secondo le regole: dei 493 milioni del fondo europeo, 350 (quelli che potrebbero essere richiesti) sono stati usati per la realizzazione degli alloggi Case, cifra che rappresenta il 42% del totale del costo di realizzazione degli stessi pari a 809 milioni per 185 edifici. In occasione del sui tre sopralluoghi, inoltre, l'eurodeputato ha rilevato la cattiva qualità degli alloggi: evacuati quelli di Cansatessa, a fuoco un Map di Monticchio, problemi agli isolatori sismici.