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Data: 05/11/2013
Testata giornalistica: Il Centro
L’Istat: economia a picco E Saccomanni si infuria

L’Istituto di statistica: nessuna ripresa, Pil giù dell’1,8%, male anche il lavoro Il ministro da Londra: previsioni che non tengono conto delle riforme strutturali

ROMA Uno scontro d'altri tempi. Protagonisti l'Istat e il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni. Oggetto del contendere le previsioni sull'andamento dell'economia italiana. Per l'Istituto centrale di statistica, dal quale proviene l'attuale ministro del lavoro Enrico Giovannini, il rallentamento italiano è consistente e la mini-ripresa non arriva però a compensare il calo precedente. Nel 2013, stima l'Istat nelle “Prospettive per l'economia italiana nel 2013-2014”, il Pil italiano crollerà dell'1,8%, peggio delle previsioni del governo. E la ripresa che ci sarà nel 2014 sarà esigua: in termini reali i tecnici dell'Istat prevedono un incremento solo dello 0,7% mentre Fabrizio Saccomanni, solo quattro giorni fa, aveva previsto una crescita del prodotto interno lordo dell'1,1% per il prossimo anno. «Abbiamo opinioni leggermente diverse», ha commentato il ministro, a Londra per incontrare il Cancelliere dello Scacchiere George Osborne. «La differenza modesta è dovuta alle attività del processo di riforma strutturale» e «alle misure sui rimborsi del debito della Pubblica amministrazione. Non so in che misura l'Istat stia tenendo conto anche di questi fattori». Il responsabile del Tesoro ha confermato che «l'economia entrerà in ripresa nel quarto trimestre» di quest'anno e «l'anno prossimo». Al ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, è così toccato il ruolo di mediatore: i dati Istat che indicano una crescita del Pil inferiore nel 2014 alle stime del governo «intanto sono previsioni e comunque rappresentano uno stimolo per fare ancora di più, la legge di stabilità deve incoraggiare l'economia», ha sottolineato l'ex presidente dell'istituto. L'Istat, ha osservato Giovannini, indica che «se la fiducia crescerà si arriverà a una crescita intorno all'1%, quanto previsto dal governo. Per la prima volta la legge di stabilità non taglia ma aggiunge risorse». Lo scontro con l'Istat ha rinfocolato gli attacchi di Brunetta a Saccomanni: «Se il ministro non avesse ragione salterebbe l'intero impianto macroeconomico su cui si regge la legge di stabilità - ha sottolineato il capogruppo Pdl alla Camera - la pressione fiscale, infatti, piuttosto che diminuire, nel triennio, dal 44,3% nel 2013 al 43,3% nel 2016, aumenterebbe dal 44,3% nel 2013 al 44,6% nel 2016. E molto probabilmente sarebbe a rischio anche il rispetto del parametro del 3% relativo al rapporto deficit/Pil, con conseguente riapertura della procedura per disavanzo eccessivo da parte della Commissione europea nei confronti dell'Italia». Nella sua analisi l'Istat delinea scenari negativi per il mercato del lavoro italiano: il tasso di disoccupazione, in crescita sostenuta nella prima parte dell'anno, raggiungerà quota 12,1% nel 2013 e l'anno prossimo continuerà ad aumentare «a causa del ritardo con il quale il mercato del lavoro segue le evoluzioni dell'economia» (+12,4%). E proprio sul lavoro ieri il governo ha dovuto rintuzzare un'altra polemica: Giovannini ha replicato alle accuse sul flop del bonus assunzioni sostenendo che le 14mila domande per gli incentivi ai giovani assunti a partire dal 7 agosto «sono un numero coerente con i 100mila posti indicati fino a giugno 2015. A giugno abbiamo parlato di potenziali 100mila posti nel triennio, con i fondi spalmati fino al 2015», ha aggiunto il ministro rispondendo all’attacco di Grillo sugli scarsissimi risultati sin qui raggiunti dalla domanda di bonus per le assunzioni dei giovani.

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