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Data: 05/11/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Tercas, sì all’accordo fondazioni-Popolare di Bari

TERAMO Raggiunto domenica l’accordo-quadro sulla Tercas tra le tre fondazioni abruzzesi (fuori resta la Carichieti) e la Banca Popolare di Bari. I pugliesi rileveranno in «usufrutto gratuito» il 68% delle azioni dalla fondazione Tercas offrendo una garanzia (compresa una ricapitalizzazione di 200 milioni) da quasi 500 milioni di euro.
Manca ancora un tassello per far sì che il gruppo Tercas venga definitivamente considerato salvo, e lo stesso governatore Gianni Chiodi si sta prodigando per risolvere il caso. In buona sostanza: pende sulla risoluzione positiva della vicenda quel prestito di più di 600 milioni che Bankitalia, per conto della Banca centrale europea, aveva concesso al gruppo Tercas, i cui termini non possono essere ulteriormente prorogati perché si configurerebbe l’aiuto di Stato. Lo ha detto ieri mattina lo stesso Chiodi, a Teramo per l’inaugurazione del primo lotto del nuovo polo agro-bio-veterinario dell'università: «Se si salva la Tercas, viste le condizioni in cui era, sarà un grande risultato per tutti. Auspico che le fondazioni possano mantenere una fiche da giocare sul tavolo, cioè una partecipazione con la Popolare, ma questo è un problema di governance» svicola. Poi assicura: «I dipendenti possono stare tranquilli, la banca potrà fare prestiti, l’importante è che le fondazioni siano della partita, io mi auspico di sì, sarebbe interesse anche dei pugliesi. Noi stiamo lavorando perché la banca si salvi definitivamente: le premesse ci sono tutte ma gli incidenti lungo il percorso possono sempre capitare».
IL RETROSCENA
Chiodi riferisce anche un retroscena, raccontando quando un mese fa incontrò il governatore di Bankitalia perché proprio in quel momento «stavano emergendo perdite in continuazione rispetto a quelle previste, un vulnus che avrebbe messo in difficoltà lo stesso intervento delle fondazioni: «Abbiamo temuto il peggio, la cosa più probabile sembrava la liquidazione coatta amministrativa». Chiodi racconta di avere valutato il coinvolgimento del fondo interbancario di garanzia che «interviene in momenti di difficoltà». E ancora: «Le fondazioni hanno fatto il possibile per salvare corso San Giorgio ma il problema era che la situazione di deficit, che non voglio chiarire se patrimoniale o economico, era molto pesante».
Anche il sottosegretario Giovanni Legnini è tornato sull’argomento: «Spesso la politica è accusata di impicciarsi troppo, quindi anche delle banche, ora al contrario gli si addebita il fatto che non si sia occupata abbastanza di Tercas. Ma noi abbiamo esercitato quel poco di pressione che potevamo, poi tocca a chi di dovere rappresentare il territorio, cioè le fondazioni bancarie e il mondo delle imprese».

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