ROMA La caccia è partita. La preda è un aumento delle risorse da destinare al taglio del cuneo fiscale nella legge di Stabilità. L’obiettivo dei relatori, Antonio D’Alì del Pdl e Giorgio Santini del Pd, sarebbe quello di trovare almeno altri 2-2,5 miliardi di euro per far salire la dote degli sconti fiscali per lavoratori e imprese. Per raggranellare parte dei fondi necessari, si rafforza l’ipotesi di un aumento al 22-23% dell’aliquota sulle rendite finanziarie. Il Pd ha già inserito la misura tra quelle che proporrà domani ad Enrico Letta che incontrerà il gruppo per fare il punto sulla manovra. Ma, a sorpresa, anche il Pdl apre al ritocco dell’aliquota. «Sulle rendite finanziarie», spiega D’Alì al Messaggero, «dobbiamo guardare ad un’armonizzazione con il resto dell’Europa. Un margine di intervento», dice, «ci può essere». Nel Vecchio Continente l’aliquota media con la quale vengono tassate azioni e obbligazioni è del 25%. Nelle prime bozze della legge di stabilità era stata inserita un’ipotesi di aumento del prelievo al 22%. Confindustria, invece, aveva proposto un ritocco al 23%, per recuperare 1,1 miliardi di euro da destinare allo sviluppo. Altre risorse, secondo D’Alì, dovranno arrivare «dai tagli di spesa e dall’eliminazione degli enti inutili, come gli Iacp». In realtà, almeno secondo D’Alì, un’altra strada per trovare soldi ci sarebbe. «Come Pdl», spiega, «proporremo un intervento sulla revisione delle sanzioni per le tasse non pagate, che spesso fanno quadruplicare in poco tempo l’importo dovuto al Fisco. Un contenimento delle sanzioni e degli interessi di mora», dice D’Alì, «che potrebbe anche giustificare la possibilità di una rottamazione delle cartelle esattoriali emesse». Insomma, una sanatoria sui vecchi ruoli di Equitalia. Difficile tuttavia da far digerire al Pd. Ma D’Alì difende la posizione. «Dobbiamo dare una svolta in positivo al regime sanzionatorio, mettendo chi si trova sotto le vecchie regole di poter chiudere i conti con il passato».
PENSIONI E STIPENDI
Come verranno usati i 2-2,5 miliardi di maggiori risorse che i relatori puntano a recuperare. Le ipotesi sono ancora tutte sul tavolo. Santini vorrebbe parificare la No tax area dei pensionati (attualmente a 7.500 euro), a quella dei lavoratori dipendenti (attualmente a 8.000 euro) e poi far salire entrambe fino a 9.000 euro. Una misura che costerebbe circa 4 miliardi.
Resta in piedi anche l’ipotesi di destinare le maggiori risorse per incrementare la dote per aumentare le detrazioni sul lavoro dipendente abbassando la soglia di reddito da 55 mila a 26-35 mila euro. D’Alì, tuttavia, apre anche altri due fronti. «La soglia della deindicizzazione delle pensioni», dice, «va elevata. Non possiamo considerare super-pensioni quelle superiori a tre volte il minimo». Il relatore del Pdl, poi, si dice in disaccordo sulla reintroduzione dell’Irpef sul 50% delle rendite degli appartamenti sfitti, «per non penalizzare chi è già stato duramente colpito dalla crisi».
REBUS CASA
La Tasi e la Tari, le nuove imposte sulla casa, sono forse il nodo più complicato da sciogliere. Una delle ipotesi di modifica riguarda la reintroduzione di detrazioni a livello nazionale come accade oggi con l’Imu. D’Alì, in realtà, spiega che si sta lavorando anche ad un’altra possibilità, quella di riaccorpare Tasi e Tari in un tributo unico sul quale comunque porre un tetto massimo di tassazione. «Un limite al prelievo», spiega il relatore della manovra, «va messo anche alla tassa sui rifiuti, altrimenti si scaricano sui cittadini le inefficienze dei Comuni».
Ma se la strada del tributo unico dovesse dimostrarsi complicata, la Tasi dovrà comunque essere ripensata. «La legge di stabilità», spiega D’Alì, «calcola che con un’aliquota all’1 per mille ci sarebbe la parità di gettito con l’Imu sulla prima casa. Però poi», aggiunge, «si dà la possibilità ai Comuni di aumentare il prelievo fino al 2,5 per mille». Questo tetto, secondo D’Alì, «dovrà essere sensibilmente più basso». L’idea sarebbe di fissarlo all’1,5 per mille per tenere anche conto delle detrazioni. Uno dei paradossi della Tasi, infatti, è che ad essere chiamati a pagare, sarebbero anche quei cittadini che non hanno mai pagato nemmeno l’Ici perché possessori di abitazioni con rendite molto basse completamente coperte dalle detrazioni.