ROMA I "casi" dei congressi contestati del Pd finiranno oggi sotto la lente della segreteria del partito. Il segretario Epifani ha già avuto un primo report dal presidente della commissione di garanzia, Luigi Berlinguer, e dal responsabile organizzazione Davide Zoggia. Ma l'istruttoria avviata appena sono arrivate le prime notizie del “boom” di tessere, sembra limitare a pochi casi isolati la grana degli iscritti in massa dell'ultimo minuto e difficilmente sarà presa in considerazione la proposta di fermare il tesseramento. All'orizzonte non ci sono decisioni rilevanti, salvo alcune in cui saranno azzerate le iscrizioni dove si sono riscontrate palesi violazioni. «Sono preoccupatissimo da questi fenomeni degenerativi che per fortuna mi vengono descritti come limitati, ma questo non dovrebbe far venir meno l'allarme» rilancia però il candidato Gianni Cuperlo. Negli ultimi giorni di congressi locali attenzione a Roma con la sfida appassionata tra i due aspiranti segretari Cosentino e Giuntella. In Toscana invece si ridimensiona la polemica sui brogli mentre a Frosinone, dove era stato segnalato un boom di iscritti, il dato in realtà segna un aumento di appena il 5 per cento. Le polemiche non oscurino la gran parte dei congressi che si sono svolti regolarmente, fanno sapere dal Nazareno, dove si comincia la raccolta dei dati. Risultati che ripropongono però lo scontro tra i due sfidanti principali Cuperlo e Renzi, lasciando indietro Pippo Civati e Gianni Pittella. Tra i due staff è infatti guerra di cifre. Quando mancano pochi congressi al termine della prima fase «dai dati dei circa 250 mila votanti si conferma che più del 50 per cento ha espresso la propria fiducia a candidati che sostengono Cuperlo» scrive il suo comitato stilando anche una classifica per città dove si rivendica l'elezione di 49 segretari, mentre 35 sarebbero gli eletti a favore di Renzi, uno a sostegno di Civati e sette che non si sono ancora schierati. «Dati falsi» contesta duramente Luca Lotti, fedelissimo braccio destro renziano, «A chi giova diffondere numeri con i congressi non ancora conclusi?». Molto duro il coordinatore della campagna renziana Stefano Bonaccini che ribalta i dati e rivendica l'elezione di 47 segretari assegnandone solo 38 a Cuperlo: «Non riusciamo bene a capire a cosa serva avvelenare i pozzi e non capiamo perché rovinare il clima d'unità. Il giochino di dividere i segretari provinciali tradisce la paura di perdere». «Niente risse e non solleviamo alcuna polemica quei dati sono pubblici» controreplicano dallo staff avverso. Uno scontro in piena regola che segna una tensione molto alta quando manca più di un mese alle primarie che, con una platea ancora più aperta, dovrà eleggere il segretario nazionale. Una leadership che in seguito alle regole stabilite potrebbe entrare in collisione con un partito eletto su basi elettorali diverse. Questo il pericolo per il favorito Matteo Renzi, un aspetto per il quale è lo stesso avversario a metterlo in guardia. «L'idea di dare la vera importanza alle primarie significa sottrarre agli iscritti del Pd il diritto di dire la loro» dice Cuperlo che continua a stuzzicare il sindaco di Firenze sull'idea di partito. «Non ho capito come vuole cambiare il Pd, perché davanti c'è molto lui».
Effetto primarie partito verso il 30%
Dopo la delusione elettorale e le successive vicende politiche che avevano portato in maggio il Pd al 23%, è iniziata da qualche settimana una fase di netta ripresa del consenso che – secondo il Barometro Politico di Demopolis, l’Istituto diretto da Pietro Vento – porta oggi il Pd a sfiorare la soglia del 30%: le primarie, come già lo scorso anno, sembrano determinare un effetto rivitalizzante per il consenso. L’indagine è stata condotta il 30 ed il 31 ottobre 2013, per il programma Otto e Mezzo (LA7) su un campione di 1.008 intervistati.