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Pescara, 16/05/2025
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Data: 14/11/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Nuova inchiesta sui bus a due piani. Trambus Open e l’affare dei dieci pullman venduti e riacquistati: in giro Euro 3 con audioguide e climatizzatori ko, società indebitata

La vicenda dei Trambus Open venduti e riacquistati finisce in Procura. La denuncia arriverà in queste ore per mano di un’azienda concorrente. E intanto si scopre che i mezzi in questione (la società è una partecipata Atac al 60 per cento) non potrebbero circolare nel Centro in quanto Euro 3. Non solo. La scritta Trambus è praticamente scomparsa, coperta dai brand in attesa del nuovo logo Big Bus già in lavorazione, le audioguide non funzionano, i climitazzatori sono rotti, si registrano infiltrazioni d’acqua al piano inferiore, le pulizie interne sono una rarità, il personale è senza divisa. Insomma, un gioiello pubblico (biglietto: 15 euro al giorno) portato allo sfascio, al quale Atac continua a voltare le spalle nonostante le pesanti relazioni già presentate dal revisore dei Conti Clementi all’ex ad Diacetti e all’attuale Broggi.
IL VERTICE

Oggi pomeriggio, nelle sede di via Prenestina 45, nella sala del Cda è prevista l’assemblea per accertare le responsabilità non solo degli ex amministratori ma anche del socio privato. Insomma, chi ha messo in piedi questo strano giro da 1.800.000 euro per mano della francese Les Cars Rouge, oggi non più facente capo a El Azm Abdallah ma all’inglese Path. Dovrebbe avvenire la resa dei conti: capire chi ha avviato l’operazione di dismissione di 10 mezzi (in tutto sono 26, 22 rossi e 4 archeobus) considerati in eccedenza alla società francese per poi riacquistarne quattro della stessa partita. Senza contratti né perizie. E con la Open Top Sightseeing Italy che invece di versare 1.500.000 euro più Iva sborsò un assegno di soli 500.000 senza che nessuno in Atac battè ciglia. In questo contesto, ha un suo peso la procedura d’infrazione aperta con la Comunità europea sulla violazione della norma in materia di concorrenza e appalti: non si è vista la procedura di gara. Su Trambus Open la questione è teoricamente chiara. La società è al collasso, il socio privato non ha mai sborsato un euro per ripianare il debito che l’anno scorso ammontava a 1,5 milioni di euro ma va in giro per l’Europa a fare promozione. Con i soldi pubblici. Il personale che lavora sui bus da questa estate è in contratto di solidarietà un giorno a settimana – un salasso enorme – e dal 1° dicembre 20 persone verranno dirottate su Atac.
INVESTIMENTI

Il paradosso e le lacune sono anche negli investimenti: mentre molti di questi mezzi sono delle carcasse abbandonate e sconosciute alle officine, l’azienda il cui liquidatore unico è Gianluca Ponzio, prosegue nello spreco di risorse: mette del denaro per la gestione automatica dei biglietti (che nel frattempo vengono svenduti) affidata alla Plus Service di Senigallia e per l’aggiornamento dell’avm (l’acquisizione automatica dei dati di esercizio). Altro spreco fino all’estate 2011: i bus venivano «ricoverati» al parking Gianicolo, al costo di 600.000 euro l’anno quando invece era disponibile una rimessa dell’azienda in via di Grottarossa, dove sono tutt’ora sistemati. Questione sollevata dall’ex ad di Trambu

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