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Data: 14/11/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Alitalia, ecco il piano dei tagli. Approvata la ristrutturazione: 2000 esuberi, contratti di solidarietà e 200 milioni di risparmi

ROMA Via libera al piano industriale Alitalia. Approvato ieri a maggioranza dai soci italiani, ma con il no di Air France. Parigi ha mantenuto tutte le sue riserve sull’impostazione e il peso degli interventi per il risanamento della compagnia. Resta quindi altissima la tensione tra gli azionisti in vista dell’aumento di capitale, la cui scadenza è slittata al 27 novembre. Ma se lo scontro con i francesi è da tempo evidente, sullo sfondo cresce l’insoddisfazione per l’atteggiamento di Poste italiane che ha convocato solo per il 20 di questo mese l’assemblea per cambiare lo statuto (propedeutico all’ingresso nella capitale della compagnia). Tra sospetti e mugugni non sarà quindi facile proseguire sulla strada del rilancio. Tant’è che è probabile una nuova convocazione del cda per tentare di serrare le fila.
LE MISURE

Non più misure lacrime e sangue, come quelle previste alla vigilia del cda e caldeggiate dai principali soci privati, Benetton in testa, ma una terapia meno drastica. Più vicina alla linea indicata dal ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, e per questo più facile da far digerire ai sindacati. Anche perché nel cda di ieri sera, durato un paio d’ore, l’ad Gabriele Del Torchio ha evitato di scoprire tutte le carte. Gli azionisti sanno bene però che la sforbiciata non potrà essere inferiore ai 2.000 dipendenti, anche se la modulazione degli esuberi è ancora incerta tra la quota dei contratti a termine e quelli a tempo indeterminato. Di certo un bel salto indietro rispetto ai 4 mila esuberi della prima versione. Si assottiglia di conseguenza l’entità dei risparmi complessivi da 400 milioni a poco meno di 200 milioni. Aumenterà invece, proprio per tenere in equilibrio i conti, il ricorso ai contratti di solidarietà che comporterà un taglio medio degli stipendi fino al 20%. Si tratta di sacrifici rilevanti che, il condizionale è d’obbligo, dovrebbero essere spalmati su tutta la platea dei dipendenti, manager compresi.
Qualche avvisaglia della forte tensione s’è vista già ieri con le proteste proprio sotto la sede della compagnia. Ciò che non vuole il governo, impegnato in prima fila nel salvataggio di Alitalia. «La cifra dei 4 mila esuberi - dice il ministro Lupi al Messaggero - sarebbe inaccettabile. Serve invece corresponsabilità da parte di tutti, soci privati e sindacati, per il rilancio e lo sviluppo della compagnia. Perché la compagnia e l’aeroporto di Fiumicino sono due asset strategici per il Paese, asset che vanno salvaguardati insieme all’occupazione». Se questo è il sentiero da seguire - riduzione dei costi senza incidere sugli organici - si capisce perché il consiglio non abbia messo nero su bianco lo schema finale. Far quadrare le due esigenze è infatti arduo. E l’ad Gabriele Del Torchio ha tentato di spiegarlo ai partner francesi, scesi a Roma con animo bellicoso dopo il durissimo scambio epistolare di accuse dei giorni scorsi. Pur condividendo lo spirito del piano, Jean Cyril Spinetta avrebbe concentrato tutta l’attenzione sulle banche, chiamate a contribuire ad una riduzione significativa del debito. Poi ha votato contro, rafforzando così la minaccia di non voler aderire all’aumento di capitale. L’esponente di Air France si è detto scettico sulla capacità di Alitalia di risparmiare circa 100 milioni mettendo mano ai contratti di fornitura e manutenzione, tagliando il numero di aerei a medio raggio, ma mantenendo il numero di ore volate rispetto al 2013. Nella rivisitazione del piano è previsto poi un aumento dei voli internazionali e intercontinentali.

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