Le facce stanche, le lacrime, i cartelli al collo. È cominciato con un corteo dei familiari delle vittime della strage di Viareggio, il processo. Lucca, ex area Bertolli. Quattro anni dopo la tragica notte del 29 giugno 2009, si cerca la verità dentro un'aula di giustizia presa in prestito dal polo fieristico. trentatré imputati, la maggior parte non è presente in aula, fra quelli che non si sono presentati, l'amministratore delegato di Ferrovie, Mauro Moretti. Ci sono invece responsabili e addetti tecnici della Cima riparazioni di Mantova, la ditta che ha montato l'asse sul carro cisterna al gpl che é deragliato ed esploso.
Al processo lo Stato non si costituisce parte civile secondo quanto ha annunciato dall'avvocato di Stato Gianni Cortigiani che rappresenta la Presidenza del Consiglio dei ministri e i Ministeri dell'Ambiente e degli Interni. L'avvocato ha spiegato che fra lo Stato e le assicurazioni di Fs e Gatx (la società proprietaria del convoglio che deragliò) "c'è una transazione in fase di definizione" per un risarcimento che il legale definisce "sostanzioso". "Lo Stato se ne frega dei 32 morti e se ne frega di avere la verità", ha detto Daniela Rombi, presidente dell'associazione 'Il mondo che vorrei', che raggruppa i familiari delle vittime della strage di Viareggio. "E' una brutta cosa - ha aggiunto - Tutti dicono che sono con noi, ma ora basta prenderci in giro".
LA LETTERA Sulla decisione dello Stato di non costituirsi parte civile il sindaco di Viareggio Leonardo Betti ha scritto una lettera al premier Enrico Letta: "Caro Enrico, mi permetto di dirti che non approvo tale scelta e ti chiedo, a nome di tutta la città di Viareggio, di ripensare tale decisione".
"Lo Stato - scrive il sindaco - nell'ennesima strage che ha colpito il nostro Paese, non deve ancora una volta essere vissuto dai familiari e dai parenti delle vittime come un nemico che si accontenta di 'sostanziosi risarcimenti'. Lo Stato deve essere accanto a loro". Insieme ai familiari delle vittime, "con una certa sorpresa - scrive il sindaco - abbiamo appreso che sono in fase avanzata trattative per il risarcimento. Oggi non si è aperto un processo che dovrà soltanto definire un eventuale risarcimento economico: si parla di trentadue vittime, di bambini morti in quel terribile incendio, di una città devastata. Si parla di Giustizia, che andrà declinata in una sentenza".
"E' una valutazione politica in cui io non mi sento di entrare", ha detto il procuratore di Lucca, Aldo Cicala, commentando la mancata costituzione di parte civile dello Stato.
A chi gli ricordava il valore 'simbolico' attribuito dai familiari delle vittime a questa decisione, Cicala ha risposto: "C'è una valenza simbolica ma, d'altra parte, in termini economici se lo Stato rinunciasse alla somma che gli è stata offerta perderebbe qualcosa: è una valutazione che spetta allo Stato".
Cicala ha poi ribadito che l'obiettivo del processo e delle indagini è quello di "far emergere la verità".
Strage di Viareggio, i familiari: "Vogliamo giustizia"
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"Chiediamo giustizia, vogliamo sapere di chi è stata la colpa di tutti i morti. Siamo nel Paese delle stragi impunite - dice Daniela Rombi, la mamma di Emanuela una delle ragazze che ha perso la vita il 29 giugno 2009". Fra gli striscioni esposti, su uno si legge: "Viareggio 2009, niente sarà più come prima" e su un altro: "Tagliare sulla sicurezza è stata una scelta, 32 morti una prevedibile conseguenza". In aula il sindaco e il vicesindaco di Viareggio, il sindaco di Lucca, il presidente della Provincia di Lucca e altri rappresentanti delle istituzioni toscane.
GLI IMPUTATI Gli imputati, accusati di disastro ferroviario, incendio, lesioni e omicidi colposi, sono l’amministratore delegato delle Ferrovie Mauro Moretti e responsabili, dirigenti e tecnici delle società del gruppo Fs (Trenitalia, Rfi, Fs Logistica), della multinazionale Gatx, proprietaria della cisterna che trasportava Gpl e che si forò dopo essersi rovesciata sui binari a causa della rottura di un asse che sosteneva le ruote, della Officina Jungenthal di Hannover (di proprietà Gatx, dove l’asse era stato controllato pochi mesi prima della tragedia senza che fosse rilevata la profonda frattura, o cricca, che ne minava la struttura), e della Cima Riparazioni di Mantova, dove quell’asse che avrebbe dovuto essere rottamato venne invece montato sotto una cisterna adibita al trasporto di merci pericolose.
Se il 29 giugno 2009 altre cisterne si fossero rotte e altro gas avesse preso fuoco e fosse esploso, i danni sarebbero stati «potenzialmente sterminati». La procura contesta alle Ferrovie di non aver valutato i gravissimi rischi connessi al passaggio nei centriabitati dei treni carichi di sostanze pericolose, di non averne limitato la velocità, di non aver eretto barriere di contenimento fra i binari e le abitazioni, di non aver dotato questi convogli di dispositivi in grado di bloccarli in caso di svio, di non aver valutato la pericolosità connessa alla presenza di ostacoli lungo le linee, come i picchetti di regolazione delle curve, dai bordi taglienti, che ora la Agenzia nazionale di sicurezza ferroviaria raccomanda di rimuovere.