ROMA Niente da fare, l’estensione della no tax area ai redditi fino a 12.000 euro non passa l’esame di ammissibilità della commissione Bilancio del Senato. Proposta bocciata per coperture non adeguate. Stessa sorte per parecchie centinaie di emendamenti (600 a tarda sera). Sono andati avanti fino a notte i lavori in commissione. Solo oggi inizieranno le votazioni sugli emendamenti che hanno schivato la ghigliottina dell’ammissibilità. A metà della prossima settimana il provvedimento approderà in Aula ed è lì che probabilmente ci sarà la vera battaglia sui temi caldi, dalla tassazione sulla casa all’indicizzazione delle pensioni. Non è improbabile che nel frattempo il governo presenti sue proposte di modifica, concordate con Pd e Pdl, su alcuni punti qualificanti. Insomma per ora la situazione resta aperta. Il vero, unico, paletto invalicabile - come ha sottolineato ieri il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, al commissario europeo Olli Rehn - è dato dai saldi invariati. Alla commissione Ue «preoccupata per l’elevato numero di emendamenti, ho spiegato che è una parte normale del processo e che il governo è fermamente impegnato a mantenere i saldi, pur essendo aperto a modifiche» ha riferito Saccomanni. Intanto a Roma il premier Enrico Letta ha ribadito la convinzione che «nel 2014 la ripresa è a portata di mano: ci sono segnali che possono consentirci di invertire la tendenza». Anche secondo il leader di Confindustria, Giorgio Squinzi, «sicuramente ci sarà un cambio di tendenza in tempi rapidi». Ma a due condizioni: stabilità politica e soprattutto «più coraggio» sulla riduzione delle tasse sul lavoro. «Gli italiani sono un popolo paziente che si è lasciato martoriare dal carico fiscale più alto al mondo» ricorda Squinzi.
IL CUNEO
Il costo dell’allargamento della no tax area è così alto che assorbirebbe tutti i soldi disponibili per il cuneo fiscale. Per cui si fa sempre più avanti la strada di tenere in piedi la proposta del governo con i maggiori sgravi, ma restringendo la platea dei beneficiari. L’asticella si abbasserebbe da 55.000 euro di reddito lordo, a 28.000-30.000. Con un impatto prioritario sulla fascia 15-20.000 euro. In questo modo - sottolinea il relatore del Pd Giorgio Santini - «12 milioni di lavoratori avranno un beneficio fiscale visibile». Ovvero, intorno ai 200 euro. Resta ’idea della tranche unica.
CREDITI ALLE PMI
Sul fronte imprese si conferma la volontà del governo e delle forze che lo appoggiano di rendere meno difficoltoso l’accesso al credito per le piccole e medie imprese. Il meccanismo dovrebbe essere quello di un rafforzamento delle garanzie, con l’intervento della Cassa Depositi e prestiti. «È un’indicazione condivisa dai nostri azionisti, sia di maggioranza che di minoranza» fa sapere il presidente Cdp, Franco Bassanini. Tra gli emendamenti allo studio del governo anche quello che riguarda lo stop all’aumento dei contributi previdenziali (in base alla legge Fornero dal primo gennaio 2014 si passa dal 27 al 28%) delle partite Iva, iscritto alla gestione separata dell’Inps.
SPIAGGE E CONDONI
Non si placa la polemica sulla proposta di vendita delle spiagge. Il Pdl accusa il governo di averla inizialmente appoggiata. Il sottosegretario all’Economia, Pierpaolo Baretta, conferma che ci sono state più riunioni con le associazioni dei balneari. Ma precisa: «Si è parlato delle concessioni. Spiagge e arenili non sono vendibili». Qualche apertura invece sulle cartelle Equitalia. «Niente condoni - dice Baretta - ma si può ragionare sull’attenuazione di sanzioni e interessi».
Accelera la spending review, più tagli con i costi standard
Le nuove misure già nella legge di Stabilità
ROMA Il più ottimista di tutti è il sottosegretario all’Economia Pierpaolo Baretta. «Il commissario Carlo Cottarelli sta lavorando sodo», ha detto, aggiungendo: «Credo che avremo novità positive in tempi brevi». Ed in effetti Cottarelli ha finito la prima parte del suo lavoro e ha messo nero su bianco un programma di tagli alla spesa pubblica che lunedì sarà illustrato a Palazzo Chigi al comitato per la spending review, un organismo del quale fanno parte il premier Enrico Letta, il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, il sottosegretario alla presidenza del consiglio, Filippo Patroni Griffi, e il vice premier Angelino Alfano. Cottarelli ha preparato un documento leggero, una trentina di pagine nelle quali sono indicati i capitoli sui quali intende intervenire, dalla sanità, agli enti locali, dalle società municipalizzate fino al pubblico impiego, e i metodi che intende utilizzare per tagliare la spesa. Intanto, però, nella legge di Stabilità sta prendendo forma un anticipo del programma di razionalizzazione. «Vorremmo inserire l’attivazione definitiva dei costi e dei fabbisogni standard nel provvedimento», spiega al Messaggero Giorgio Santini, relatore della manovra per il Partito Democratico. Ai costi e ai fabbisogni standard, che in pratica definiscono quale deve essere il costo «normale» di un prodotto acquistato o di un servizio fornito da un Comune, da una Regione, da una Provincia o da una Asl, stanno lavorando la Commissione per l’attuazione del federalismo fiscale (Copaff) e la società pubblica Sose. «Il lavoro», dice Santini, «è praticamente chiuso».
IL RUOLO DELLA CONSIP
Un ruolo nell’accelerazione della spending review dovrebbe averlo anche la Consip. Innanzitutto potrebbe essere allargata l’area di intervento della società per la razionalizzazione della spesa pubblica, che in pratica centralizza e mette all’asta un gran numero diprodotti e servizi acquistati dalle Pubbliche amministrazioni. I costi standard potrebbero essere utilizzati come benchmark anche per le aste della Consip. Ma quanti soldi, prevedibilmente, potranno arrivare dalla spending review? Questo è il più grande dei punti interrogativi, sia per la manovra che per il lavoro di Cottarelli. La legge di Stabilità prudenzialmente stima in 600 milioni di euro per il prossimo anno e in 1,3 miliardi di euro a partire dal 2015, il risparmio per le casse dello Stato dai tagli di spesa legati al lavoro del commissario straordinario.
Il punto, però, è che la sforbiciata alla macchina statale dovrà essere ben più consistente se si vorranno evitare gli aumenti delle accise e i tagli lineari delle detrazioni fiscali già previsti dalla manovra. Cottarelli, in pratica, dovrà riuscire a ridurre da qui al 2017, di almeno 10 miliardi di euro la spesa pubblica se vorrà evitare che la tagliola automatica della clausola di salvaguardia scatti. Una sfida difficilissima che presuppone una completa rivisitazione dei meccanismi di funzionamento della macchina statale. Per riuscire ad incidere e risparmiare cifre così elevate, Cottarelli dovràtoccare anche alcuni tasti decisamente delicati. Come per esempio quello del pubblico impiego. Dal 2007 ad oggi, i dipendenti pubblici sono diminuiti di ben 300 mila unità grazie al blocco del turn over. Anche le loro retribuzioni sono scese a causa del congelamento dei contratti e degli aumenti. Nonostante tutto, però, la spesa complessiva per il comparto non è diminuita della stessa intensità. Una spiegazione probabile è che le amministrazioni abbiano fatto maggiore ricorso a personale esterno. Un altro punto sul quale il commissario straordinario punterà, è quello delle società municipalizzate.
TAGLI ALLE MUNICIPALIZZATE
Qui ci dovrà essere uno sfoltimento, anche perché è proprio in questo ambito che si annida la maggior parte degli sprechi. Anche su questo ci potrebbe essere un’accelerazione da parte del Parlamento nella legge di Stabilità. Le società controllate sono già state inserite all’interno del Patto di Stabilità dei Comuni, ma il relatore Santini ha spiegato che su questo punto ci potrebbe essere una ulteriore stretta.