15 novembre: ultima giornata della mobilitazione lanciata da Cgil, Cisl e Uil per cambiare la legge di stabilità. Si ferma gran parte del Paese: dalla Lombardia, alla Sicilia, dal Piemonte alla Campania. Susanna Camusso chiude la manifestazione di Milano
E' l'ultima giornata, ma anche la più intensa. Venerdì 15 novembre la mobilitazione di Cgil, Cisl e Uil, per cambiare la legge di stabilità arriva a coinvolgere tutte le regioni e le province che non si sono ancora fermate, cioè gran parte del Paese.
Sono in sciopero i lavoratori e le lavoratrici della Lombardia, del Piemonte, del Friuli Venezia Giulia, del Trentino, delle Marche, dell’Umbria, dell'Abruzzo, del Molise, della Puglia, della Sicilia, della Sardegna e della Campania. Ma a fermarsi sono anche diverse province: quelle di Bologna, Modena, Parma, Piacenza, Forlì, Rimini, Ferrara, Ravenna e Cesena in Emilia Romagna; quelle di Reggio Calabria e Catanzaro, in Calabria e quelle di Vicenza, Rovigo, Padova e Venezia nel Veneto.
Contemporaneamente agli scioperi, si svolgono quasi cento manifestazioni, organizzate a livello territoriale, che vedono impegnati numerosi segretari nazionali della Cgil: Danilo Barbi a Bari; Vincenzo Scudiere ad Alessandria, Elena Lattuada a Pordenone, Vera Lamonica a Cesena e Serena Sorrentino a Modena. Il segretario generale della confederazione di Corso d’Italia, Susanna Camusso, è, invece, impegnato nella manifestazione di Milano, dove è previsto il suo intervento conclusivo in Piazza della Scala.
Nei giorni scorsi la mobilitazione lanciata dai sindacati ha già toccato diversi territori, registrando alte adesioni allo sciopero di quattro ore e alle manifestazioni nelle principali città. Dopo gli stop dell'11 novembre nella provincia di Cosenza, quelli del 12 in Basilicata e le proteste di mercoledì nel Lazio e nella Toscana, giovedì 14 novembre si sono fermate diverse province del Nord: Emilia Romagna (Imola e Reggio Emilia), Liguria (Genova, La Spezia, Imperia e Savona), Lombardia (Pavia) e Veneto (Verona, Belluno e Treviso).
Nelle diverse città liguri hanno sfilato migliaia di persone in corteo: a Genova i manifestanti si sono dati appuntamento alle ore 9 alla stazione Marittima per sfilare verso le gallerie Garibaldi e Nino Bixio e terminare con il comizio conclusivo che, contrariamente a quanto previsto, si è svolto in piazza De Ferrari anziché sotto la Prefettura per fare spazio alle migliaia di persone presenti. Fra gli altri è intervenuto Ivano Bosco, segretario generale della Cgil di Genova, rimarcando le difficoltà di un Paese che fatica a crescere a causa di manovre inique come quest’ultima presentata dal Governo. Una folta partecipazione al corteo genovese è arrivata anche dal Tigullio. A La Spezia hanno sfilato circa tremila lavoratori e pensionati, partiti da Piazza Brin sino a raggiungere piazza del Bastione. Grande partecipazione anche a Imperia dove il corteo è partito da piazza Calvi e si è concluso in piazza della Vittoria con il comizio di Federico Vesigna, segretario generale della Cgil ligure. Mentre a Savona in mille hanno sfilato e delegazione sindacale è stata ricevuta dal Prefetto a conclusione della manifestazione.
A Reggio Emilia, invece, oltre 5.000 lavoratrici e lavoratori di tutte le categorie, insieme a pensionati e cittadini, hanno sfilato in corteo fino a Piazza Prampolini, dove hanno parlato il segretario regionale pensionati Cisl Loris Cavalletti, Giuseppe Rossi Uil provinciale e Cesare Melloni della segreteria regionale Cgil. A Imola, gremita da un migliaio di persone la galleria del centro, per la manifestazione conclusa da Mirto Bassoli della segreteria regionale Cgil, Giorgio Graziani segretario generale regionale Cisl e Giuseppe Rago coordinatore Uil di Imola.
Le richieste alla base della mobilitazione, sintetizzate in una piattaforma, mirano a colpire sprechi e rendite per dare più risorse ai lavoratori e ai pensionati. I sindacati chiedono misure per diminuire le tasse sui lavoratori e sui pensionati, così come risorse per rivalutare le pensioni, insieme all'adozione di iniziative per affrontare i nodi irrisolti nella Pa e dare efficienza alla spesa pubblica. Il tutto attraverso un dettagliato ventaglio di proposte che mirano, tra le altre cose, al taglio degli sprechi e dei costi della politica. Proposte quindi per cambiare radicalmente la legge di Stabilità e dare così quelle risposte necessarie per far ripartire il Paese.