ROMA Fabrizio Saccomanni lo ha definito «un problema tecnico». Il presidente dell’Inps, Antonio Mastrapasqua, dopo aver dato fuoco alle polveri, ha gettato secchiate di acqua sulle polemiche garantendo che per i conti dell’Istituto «non c’è nessun rischio». Il pagamento delle pensioni, insomma, è garantito nonostante sull’ultima riga del bilancio dell’Inps, quella che fino a qualche anno fa vedeva sempre un segno più davanti, adesso campeggi un segno meno. Un rosso di 12 miliardi di euro con un risultato finanziario negativo di quasi 10 miliardi. Il problema, come ha spiegato lo stesso Mastrapasqua parlando ieri in audizione presso la Commissione bicamerale di vigilanza sugli enti di previdenza, deriva dall’Inpdap, l’istituto che paga le pensioni dei dipendenti pubblici sciolto nell’Inps. Come già aveva ricordato a luglio di quest’anno e ribadito in una lettera inviata ai ministri Saccomanni e Giovannini, Mastrapasqua ha di nuovo sottolineato come i crescenti squilibri finanziari e il deficit patrimoniale di 10 miliardi di euro dell’Inpdap, siano stati scaricati sul bilancio dell’Inps, «innescando crescenti rischi di sottofinanziamento dei disavanzi previdenziali e di progressivo aggravamento delle passività».
IL BUCO
Detto in parole semplici, significa che per colpa dell’Inpdap, il bilancio dell’Inps peggiorerà sempre di più. I dipendenti pubblici in attività diminuiscono (sono già calati di 300 mila unità) e i pensionati aumentano. Una gestione a perdere. Ma senza pericolo per le pensioni, né quelle pubbliche e nemmeno quelle private, perché lo Stato continuerà a coprire il «buco» versando nelle casse dell’Istituto di previdenza quanto serve per pareggiare la differenza.
Il problema è come avviene questo pagamento. Fino al 2007 lo Stato ripianava ogni anno il deficit con un versamento diretto all’Inpdap. Poi, in quell’anno, l’ex premier Romano Prodi e l’allora ministro del lavoro, Cesare Damiano, decisero di cambiare il sistema. Il trasferimento dei fondi all’Istituto di previdenza dei dipendenti pubblici è diventato un prestito dello Stato e non più un semplice ripiano. Una finzione contabile, un maquillage che ha permesso di portare fuori dal perimetro dei conti pubblici 10 miliardi di euro che pesano su deficit e debito, due parametri fondamentali per l’Europa. «Somigliano a quelli che al mattino si stupiscono di svegliarsi uguali a come si erano coricati la sera precedente quanti criticano le dichiarazioni rese dal presidente del superInps Antonio Mastrapasqua», spiega Giuliano Cazzola, uno dei massimi esperti di sistemi previdenziali. « Non c’è nulla di nuovo sotto il sole.
Il disavanzo dell’ex-Inpdap», aggiunge Cazzola, «oltreché da aspetti di carattere strutturale, dipende da una legge che ha trasformato in anticipazioni di tesoreria (e quindi in debiti dell’ente verso lo Stato) gli iniziali trasferimenti (e quindi crediti dell’Inpdap verso lo Stato) stanziati dalla legge Dini del 1995 a copertura dello stock delle pensioni degli statali, quando venne istituita la loro Cassa».
LE POLEMICHE
Con questo meccanismo, come ha spiegato Mastrapasqua, i conti dell’Inps continueranno a peggiorare. E per i conti pubblici sarà come nascondere un po’ di polvere sotto il tappeto. Ma tornare indietro non è semplice. Per farlo, il ministro Saccomanni dovrebbe accettare di aumentare il debito pubblico di 10 miliardi di euro per chiudere immediatamente il «buco».
Difficile di questi tempi. L’intervento di Mastrapasqua nella Commissione bicamerale di vigilanza ha comunque sollevato un vespaio di polemiche. L’ex ministro del lavoro, Maurizio Sacconi, si è subito affrettato a dichiarare che «il sistema previdenziale, nella sua componente privata come in quella pubblica, in considerazione anche della recente pesante riforma, è assolutamente sostenibile nel breve, nel medio e nel lungo periodo». Il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, invece, ha immediatamente chiesto una «verifica dei conti dell’Istituto». A sua volta Luigi Angeletti, leader della Uil, ha accusato lo Stato di essere il «più grande evasore di contributi della storia», perché non avrebbe versato ben 8 miliardi di euro. Susanna Camusso, segretario della Cgil, ha sollecitato Mastrapasqua a dire «che cosa vuole fare invece di lanciare allarmi».