ROMA Magari non siamo ancora al muro contro muro, però minacciare il taglio di non meno di duemila dipendenti, è quanto meno prematuro e pericoloso. Prima serve un piano industriale credibile, poi un confronto a tutto campo con il governo. E non soltanto sul piano di risanamento e rilancio di Alitalia, ma sull’intero settore del trasporto aereo. Di esuberi, le confederazioni, non vogliono neppure sentir parlare. «Non è pensabile - sottolinea il leader della Cgil, Susanna Camusso - che i costi della crisi debbano ricadere ancora una volta sui lavoratori. E’ necessario che il governo ci convochi». «Quel che è certo - avverte il numero uno della Uil, Luigi Angeletti - è che non accetteremo tagli, una teoria che non è una soluzione e che peraltro non ha mai funzionato. Ridurre l’organico per far tornare i conti è operazione che non convince e non solo dal punto di vista sociale e industriale». Insomma, i sindacati prima di discutere del futuro di migliaia di dipendenti vogliono discutere del futuro della compagnia.
Che, secondo Raffaele Bonanni, dovrebbe partire dalla individuazione di un partner forte in grado di supportare il rilancio di Alitalia sulle rotte intercontinentali. «E’ venuto il momento - puntualizza il leader Cisl - di tagliare i ponti con Air France. La discussione deve iniziare dagli assetti dei trasporto aereo a livello territoriale: ci sono troppe autonomie che creano problemi».