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Data: 15/11/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Il Papa al Quirinale sull’utilitaria. Turisti a bocca aperta: ma è lui?

CITTÀ DEL VATICANO Il vento francescano ha soffiato forte anche stavolta spazzando via l'ampollosità del solito cerimoniale di Stato, a cominciare dalla ventura scelta da Francesco per la visita al Quirinale. Si è presentato da Napolitano a bordo di una semplice Ford Focus blu. Le Mercedes di grande cilindrata utilizzate dai predecessori sono restate ferme in garage, e chissà per quanto ci resteranno ancora. In anticipo sulla tabella di marcia, Bergoglio è arrivato all'appuntamento senza scorte imponenti, salutato però dai fedeli sugli autobus che si sbracciavano sbalorditi dai finestrini. I corazzieri a cavallo, che in passato avevano accompagnato per tutto il tragitto gli altri Papi si sono accontentati di sostare coreograficamente nel cortile assistendo all'arrivo assieme a militari schierati. Bergoglio incuriosito dalla maestosa presenza di questi cavalieri ha chiesto informazioni a Napolitano che si è premurato di raccontargli la loro storia.
BAMBINI
Il vento francescano non si è fermato nemmeno dentro al palazzo, spazzando via l'abito nero da cerimonia dei dignitari, così il solito frac è finito in cantina. Gli incontri poi sono stati più informali del solito, sono stati invitati esponenti della società civile, tra cui Rubbia, Cacciari, Muti, Maria Romana de Gasperi, e per la prima volta c'è stato pure un discorso a braccio, anzi un abbraccio vero e proprio, ai bambini di tutti i dipendenti che lavorano al Quirinale, figli di segretari e segretarie, funzionari, poliziotti, carabinieri, diplomatici, giardinieri. Come una grande famiglia. Il Papa argentino col suo modo di fare alla mano ha assestato una spallata alle rigidità e ai formalismi, affidandole alla calda spontaneità sudamericana. E così sorrisi, abbracci, saluti con la mano, e poi tante domande allegre rivolte ai piccoli: «ma tu che classe fai?», «e tu come ti chiami? Federico, che bel nome», «Sono contento di conoscervi». Un girotondo. Davanti a loro il sorriso di colpo è arrivato sul suo volto un po' febbricitante, visto che ieri mattina Francesco è partito da Santa Marta alle 10,20 con una leggera forma influenzale, un piccolo malessere di stagione che però non gli ha impedito di godersi la visita al palazzo un tempo residenza di tanti pontefici e persino sede di quattro conclavi, poi l'incontro cordialissimo con il Presidente Napolitano e, infine, la stretta ai suoi piccoli amici che lo hanno atteso seduti per terra, mescolati tra loro, con la vitalità scomposta dei discoli, in uno dei sontuosi saloni sotto lo sguardo dei funzionari.
FAMIGLIA
Il suo pensiero poco prima, era volato alla famiglia italiana che andrebbe più tutelata e protetta dalla politica. «Sono tante le nostre preoccupazioni comuni e convergenti», tra queste anche l'assenza di lavoro, le difficoltà legate alla crisi economica e il bisogno di una maggiore solidarietà. Bergoglio si sente italiano e, da italiano, vorrebbe bussare alla porta di ogni abitante di questo Paese per offrire «la parola risanatrice e sempre nuova del Vangelo». L'auspicio che formula per l'Italia è che possa superare difficoltà e divisioni. Infine un pensiero «affettuoso» al Presidente e un «grazie dal cuore».

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