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Pescara, 16/05/2025
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Data: 16/11/2013
Testata giornalistica: Il Centro
De Fanis e la segretaria: doni, fughe e complicità. Condividono anche la carta di credito, ma lei ha un archivio segreto

PESCARA Lui le confidava di avere grandi prospettive, e condivideva segreti inconfessabili e conti correnti. Lei sorrideva. Maliziosa, annota chi li ascoltava. Smaliziata al punto da archiviare ogni mail in uno spazio online condiviso con la migliore amica. Non si sa mai. Lui e lei: l'assessore regionale alla cultura Luigi De Fanis, 53 anni, e la sua segretaria Lucia Zingariello, venti in meno, arrestati martedì con l'accusa di un giro di mazzette sui contributi erogati, e qualche reato collaterale. Sono ai domiciliari dai rispettivi coniugi, ora. Ma c’è un prima, quello che emerge dalle intercettazioni e dai resoconti degli appostamenti dei militari del Corpo Forestale davanti ad un appartamento di Pescara, di estrema complicità. Al punto che l'assessore arriva a darle una carta di credito collegata alla sua; chiama personalmente gli uffici della American Express per farle attivare la scheda. È marzo, lei si è appena lamentata di non riuscire ad usare la carta che ha, lui le parla di regali di moda (“solo da una certa cifra in su!”, sottolinea), fantasticano di un viaggio in cui spendere tanti bei soldini insieme. Questioni private? L’obiezione non regge, se c'è anche solo il sospetto che i "soldini" possano provenire, anche in parte, dalla cresta su contributi pubblici. Preventivi gonfiati per ricavare le somme di denaro che l'assessore pretendeva, dicono le accuse supportate dalla testimonianza di Andrea Mascitti, l'impresario che ha reagito alla richiesta di una mazzetta spifferando tutto alla Forestale. Sms di De Fanis alla Zingariello, 4 maggio scorso, 9.40 del mattino: "Possiamo martedì mattina depositare assegno da 4000 euro da te?". Risposta: "Ok va bene se per te non ci sono problemi neanche per me". La provenienza della somma non è chiara, ma la cura con cui l'assessore svia il discorso sull’affare, nelle telefonate successive, fa suonare un ulteriore campanello d'allarme agli investigatori. E perché mai De Fanis non può versare l'assegno sul suo conto? Sull'uso dei soldi, invece, nessun dubbio: duemila verranno ritirati in contanti per fare shopping a Roma senza dover utilizzare carte di credito, il resto serviranno per spese comuni. E non è l'unica volta in cui l'agente che li intercettava ha sentito l'assessore chiedere alla segretaria «ho avuto l'aiutino che mi occorreva, non è che si potrebbe versare sul tuo?». Si fidava, l'assessore Luigi De Fanis. “Abbiamo grandi prospettive io e te, non ti preoccupà. Mi so’ fatto dei conti eccezionali”. Chissà se aveva messo in preventivo che la fedele segretaria potesse non fidarsi altrettanto. Illazioni? Gli investigatori hanno scoperto che Lucia Zingariello copiava i messaggi e le e-mail scambiati con l'assessore e li inviava ad una casella di posta elettronica segreta a cui aveva accesso anche la sua migliore amica. "Amica simbiotica" dicono i documenti d'indagine. Una sorella, la considera Lucia; di più, una gemella come testimoniato anche dall'indirizzo di posta elettronica scelto "gemelle6479@", dove le cifre indicano le loro classi d'età. Essere nella cerchia della segretaria di De Fanis paga. Anche con il bonus, se i fondi sono pubblici. La sua baby sitter e la figlia della "gemella" ne guadagnano un impiego da hostess nella disgraziata trasferta al salone del libro di Torino, quella dello champagne e degli amici portati in comitiva. Il compenso non è il massimo? Lucia Zingariello lo fa alzare a 1.700 euro, 500 in più di quello dato ai ragazzi dell'anno prima, trova un escamotage per spesare alle due anche i biglietti del treno e, parlando, al telefono con l'amica assicura che, potendo, farà dare loro ancora di più. Ma quanto può la segretaria particolare di un assessore?

L’ex assessore ci prova: «Disposto a chiarire tutto»

Dopo le dimissioni (deleghe a Chiodi), diventa decisivo l’interrogatorio di lunedì «Contro di me una perdurante e pressante campagna denigratoria»

PESCARA «De Fanis non poteva fare altro che dimettersi, ma più in generale, dovrebbero dimettersi tutti, dal primo all'ultimo, perché l’intero sistema è marcio». Il deputato abruzzese del M5S Gianluca Vacca è stato l’unico politico a commentare la notizia delle dimissioni che Luigi De Fanis, indagato per concussione e agli arresti domiciliari a Montazzoli (Alto vastese), ha rassegnato da assessore regionale alla Cultura. Come riportato ieri sul Centro, le deleghe (Politiche culturali, Veterinaria, Sicurezza alimentare e Prevenzione collettiva) sono andate al governatore Gianni Chiodi. Affinché, come scrive anche De Fanis nella lettera delle dimissioni, l’inchiesta non costituisca pregiudizio per la funzione stessa dell’assessorato. Spetterà poi a Chiodi, ascoltato il Pdl e chiariti i rapporti con la nuova Forza Italia, decidere se andare verso un rimpasto della giunta di centrodestra o proseguire così fino alla fine della legislatura (in scadenza il 14 dicembre) e quindi fino alle elezioni di maggio. Per ora c’è che Chiodi, come primo atto, ha confermato la volontà di cambiare la legge 43 per l’accesso ai contributi della Cultura, istituendo un disciplinare simile a quello della Presidenza. Nella lettera su carta intestata di dottore specialista in Ortopedia e Traumatologia, De Fanis sottolinea di aver maturato la decisione di rassegnare le dimissioni «ben conscio di poter fornire nelle opportune sedi giudiziarie i doverosi chiarimenti» (lunedì c’è l’interrogatorio). Inoltre l’ex assessore tocca un aspetto a cui ha già accennato nell’articolo del Centro subito dopo i domiciliari a Montazzoli. Lì ci accolse con: “Mi stanno trattando peggio di....”, lasciando in sospeso la frase. Nella lettera è più chiaro. E scrive: «In questi giorni ho avuto modo di constatare la perdurante e pressante campagna denigratoria portata avanti con “violenza” da alcuni mass-media”».(a.mo.) Nell’elenco dei contributi publicato due giorni fa abbiamo scritto erroneamente che l’associazione Hombres è di Perano quando invece è di Pereto. Ci scusiamo con gli interessati.

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