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Pescara, 16/05/2025
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Data: 16/11/2013
Testata giornalistica: Il Centro
Alfano strappa e annuncia la scissione. L’aut aut di Berlusconi: chi non è d’accordo se ne va. Il vicepremier: No a Forza Italia, nasce il Nuovo Centrodestra

ROMA «Non aderiamo a Forza Italia. Siamo pronti a formare nuovi gruppi in Parlamento. Si chiameranno Nuovo Centrodestra». Alle nove della sera, dopo una giornata scandita da vertici, riunioni e litigi tra falchie colombe, Angelino Alfano prende atto che ogni tentativo di mediazione è fallito e getta la spugna. Questo vuol dire che oggi al consiglio nazionale del Pdl che dovrà sancire il passaggio a Forza Italia, i filogovernativi non ci saranno. «Saremo attaccati, ma non avremo paura, combatteremo per affermare le nostre idee. Le abbiamo provate tutte prima di arrivare a questa decisione e abbiamo la coscienza a posto» spiega il vicepremier che si aspetta, come accaduto per Gianfranco Fini, di essere vittima del “metodo Boffo”. Tuttavia l’ormai ex segretario promette sostegno «all’amico Berlusconi» soprattutto «per una giustizia più giusta». Per Silvio Berlusconi, che ha cercato fino all’ultimo di tenersi tutto il partito, è certamente una pesante sconfitta. Uno smacco che lo obbligherà a presentarsi agli occhi dei suoi elettori come un leader “dimezzato”. Ma lui dirà che ha tenuto fede ai suoi ideali. E, soprattutto, che non ha ceduto alle pretese dei filogovernativi che avrebbero assistito alla sua decadenza da senatore senza battere ciglio. Ieri, comunque, il Cavaliere ha provato fino all’ultimo ad usare il bastone del comando.«Chi non crede in Forza Italia e nei nostri valori è libero di andarsene» ha scritto Berlusconi in una lettera ai suoi parlamentari che è stata diffusa al termine di un vertice a palazzo Grazioli con Alfano e i ministri del Pdl. Ma una bacchettata, leggera leggera, ieri c’è stata anche per i lealisti guidati da Raffaele Fitto, che non hanno mai voluto concedere nulla ai governativi e si sono sempre fatti scudo dei numeri a loro favore in consiglio nazionale. «E’ indispensabile rimanere uniti. Ho sentito parlare di raccolte di firme tra i nostri parlamentari, ma le uniche firme che a me interessano sono quelle di milioni di donne e uomini che hanno creduto e credono in noi. E che nelle urne ci hanno concesso la loro fiducia» affonda il Cavaliere, che non vuol sentir parlare di “conte” su alcun documento. Ma il colpo più pesante è per i governativi, che il due ottobre lo hanno obbligato a fare marcia indietro sulla sfiducia a Letta, e adesso faranno gruppi autonomi. Nella lettera Berlusconi torna ad invocare «un Paese dove non ci siano giudici che usino i loro poteri per eliminare gli avversari politici» e non scrive nemmeno una parola, sul sostegno al governo Letta. Che per Alfano è un punto di non ritorno, anche in caso di decadenza del Cavaliere, il quale invece vuole tenersi le mani libere e decidere il da farsi solo dopo il voto del Senato previsto per il 27 novembre. La tensione resta alta per tutto il giorno poi, nel pomeriggio, si apre un spiraglio. Il leader del Pdl è pronto a convocare un ufficio di presidenza per mettere a punto un nuovo documento che precisi la distinzione tra la durata del governo e la vicenda della decadenza da senatore, e che inserisca nello statuto della nuova Forza Italia la figura di due coordinatori con potere di firma. Ma il pressing dei falchi, che non vogliono accettare le condizioni dei governativi, fa andare tutto all’aria. «L’ufficio di presidenza non si terrà» fanno sapere in via dell’Umiltà. La raccolta delle firme è stata già completata e i numeri incassati dai governativi garantiscono 37 senatori e 27 deputati. Una nutrita pattuglia perfettamente in grado di garantire a Letta, e quindi ad Alfano, una maggioranza autosufficiente al Senato. La prima conseguenza della rottura sono le dimissioni di Renato Schifani dalla carica di capogruppo dei senatori Pdl e quelle di Giuseppe Esposito dalla ccarica di vicepresidente . Il Cavaliere sarà un leader “dimezzato”? «I falchi hanno impedito a Berlusconi qualsiasi ultimo tentativo di mediazione. Hanno voluto la rottura» ringhia in serata Roberto Formigoni. «Le firme le abbiamo raccolte. Ora possiamo cominciare un nuovo cammino» aggiunge Carlo Giovanardi. «Per quanto mi riguarda, è meglio che ognuno vada per la sua strada» affonda Fabrizio Cicchitto.

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