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Pescara, 16/05/2025
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Data: 16/11/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
L’Aquila capitale della cultura è già al capolinea. Il capoluogo è fuori dalla finalissima ammesse solo sei città

L’AQUILA La favola è finita. Ma non «vissero tutti felici e contenti» coloro che hanno creduto fino in fondo che L'Aquila Capitale della Cultura 2019 potesse diventare una realtà. La giuria europea, presieduta da Steve Green al termine delle audizioni ha escluso L'Aquila dalla short list: le città della "finalissima" restano Cagliari, Lecce, Matera, Perugia-Assisi, Ravenna e Siena. La delusione è tanta soprattutto da parte della senatrice Stefania Pezzopane che in quel progetto dal titolo «il futuro viene da lontano» aveva creduto per prima: «Ce l'abbiamo messa tutta, ma non è bastato - dichiara - Partivamo da uno svantaggio iniziale forte, che ha pesato moltissimo: la nostra situazione di città devastata, a cui si è aggiunta la mancanza di sostegno economico di alcuni enti, tra cui la Regione. Nonostante durante l'audizione, la commissione ci abbia incoraggiato, evidentemente ha ritenuto che non avremmo potuto farcela. L'impegno finanziario delle città che hanno passato il turno era più consistente.
Anche città molto blasonate, come Venezia, non hanno passato la preselezione, nonostante in molti la davano come favorita». Per la Pezzopane a pesare sono stati poi anche gli avvenimenti che si sono consumati nella settimana cruciale dell'audizione, quali il dossier Sondergaard (che aveva trasmesso l'idea dello sperpero di soldi del terremoto) e l'arresto dell'assessore regionale alla Cultura, Luigi De Fanis. Da non sottovalutare inoltre il disinteresse economico della Regione.
CHIODI: POCHE CHANCE

Su questo punto si estrinseca il presidente Gianni Chiodi: «L'Aquila aveva poche chanches purtroppo sin dall'inizio - ricorda il presidente - perché c'erano concorrenti autorevoli. In questi casi, chi è autorevole nelle decisioni è il governo nazionale che nel 2010 aveva sponsorizzato la candidatura, ma già allora ci avevano detto che le città concorrenti avevano qualcosa di più. Quindi si è trattato di un tentativo che evidentemente non è stato sostenuto dall'attuale governo». Eppure c'erano stati tanti applausi durante l'audizione per la Cenerentola terremotata: L'Aquila, con il suo valore aggiunto legato alla cultura e alla conoscenza, eppure non è bastato. Perfino la carta intestata del Comune riportava l'ormai familiare logo Aq2019. Tutto da rifare. Il primo cittadino non è d'accordo, già dopo l'audizione a Roma aveva detto che il 2019 sarà comunque un anno cruciale per gli aquilani perché segnerà i 10 anni dal sisma. Per questa ragione dovrà essere celebrato con una serie di convegni che connoteranno L'Aquila come città delle Scienze umane.
IL TIMORE DI CENTOFANTI

Anche il responsabile del progetto, Errico Centofanti, vede il bicchiere mezzo pieno. Il progetto deve essere attuato per dare al capoluogo il ruolo di punto di riferimento culturale della Regione che merita. Centofanti teme, tuttavia che l'esclusione dell'Aquila sia il sintomo di qualcosa di ben più inquietante: un disimpegno del Governo nella ricostruzione. Con i soldi insomma L'Aquila avrebbe fatto bella figura come capitale della cultura nel 2019, e di conseguenza anche il governo avrebbe giovato di questa scommessa vinta. Il fatto che è stata esclusa non è un buon segno per la ricostruzione. Per Centofanti il bel progetto non deve essere sepolto, perché ha riscaldato l'animo degli aquilani, ha messo a nudo le nostre potenzialità e il nostro senso identitario».

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