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Data: 17/11/2013
Testata giornalistica: Corriere della Sera
L’addio al Pdl (in frantumi), rinasce Forza Italia. Berlusconi lancia oggi il partito che si richiama alla sua «discesa in campo». Alfano e i «governativi » non ci saranno

Al Palazzo dei Congressi di Roma è andato in scena il «funerale» del Pdl, il partito inventato da Berlusconi con il famoso «discorso del predellino» in Piazza San Babila a Milano. E nello stesso giorno dell’ultimo saluto alla sua creatura politica, il Cavaliere tiene a battesimo Forza Italia, che nasce, anzi, rinasce per dare un futuro più identitario e definito al centrodestra berlusconiano .

LA FRATTURA- Il Pdl è andato in frantumi proprio nel momento in cui termina la sua vita politica: l’ala definita «governativa», guidata da Alfano, dopo giorni inquieti e tentativi di mediazione con i «falchi» , i «fedelissimi» del Cavaliere, ha deciso di non partecipare al Consiglio Nazionale e annunciare la nascita del Nuovo centro destra, promettendo - parole di Alfano - di non votare la decadenza di Berlusconi e di correre alleati, ma indipendenti, alle prossime Europee. Tecnicamente, fanno notare, non si tratta di una scissione: semplicemente, una parte del partito che lo stesso Berlusconi ha condannato a morte, non si ritrova nel nuovo che nasce. Avevano chiesto garanzie interne (a parte la leadership indiscussa di Berlusconi, primarie e scelte condivise in tutte le cariche) e una dichiarazione di sostegno al governo letta fino a al 2015. Non hanno ottenuto nè l’una nè l’altra cosa, più per l’opposzione dei «falchi» che per il no dello stesso Berlusconi.

«LA SCISSIONE NON MI HA FATTO DORMIRE»- Accolto da un ovazione -«Silvio, Silvio!»- sulle note dell’inno nazionale, Silvio Berlusconi sale sul palco. «Siamo rimasti quelli del 1994, abbiamo bisogno di rinforzi perché siamo meno giovani e altri hanno preso un’altra direzione». L’ex premier spiega le ragioni del ritorno a Forza Italia in poche parole: «Popolo della libertà non comunicava più alcuna emozione». Tuttavia il nome potrebbe ancora essere usato per la coalizione «di tutti i moderati e di Forza Italia». Ma la scissione pesa come un macigno: -«Va contro l’unione dei moderati, ci sono state delle differenze fra singole persone» . La distanza sembra incolmabile e sulle richieste di fedeltà al Governo Letta torna alla carica:«È molto difficile pensare di restare alleati in Parlamento e seduti allo stesso tavolo in Consiglio dei ministri con qualcuno che vuole uccidere il tuo leader».

LEALISTI CONTRO IL «NUOVO CENTRODESTRA Quando pronuncia la parola «Nuovo Centrodestra» - «non sono a riuscito a dormire per il dolore che mi ha provocato»- dalla sala partono urla e grida :«Traditori!». Ma è lo stesso Berlusconi a smorzare i toni: «Dobbiamo trattare con loro nello stesso modo con il quale abbiamo rapporti con la Lega e Fratelli d’Italia». Perché i numeri per far cadere il governo non ci sono, ammette il fondatore di Forza Italia. E in uno scenario ipotetico di alleanza fra Partito Democratico e il Movimento Cinque Stelle : «molti di noi saranno costretti a espatriare e non potranno vivere in Italia».

«LA GERMANIA CI IMPOVERISCE»-Critico sulla legge di stabilità - «Non porterà a nessun risultato»- alza la voce contro la Germania «e le sue politiche di austerità contro il buonsenso che premiano solo i tedeschi». Colpa della Merkel, ma anche del governo tecnico di Mario Monti «che ha fatto una politica in ginocchio di fronte alla Germania» .

COLPO DI STANCHEZZA-Ma è un Berlusconi stanco e provato quello sul palco di Roma. Dopo un’ora e mezza di discorso, al Cavaliere trema la voce, mancano le forze. Si aggrappa al leggio. Il suo medico personale, il professore Alberto Zangrillo, interviene per sorreggerlo e gli passa un bicchiere d’acqua: «Beva questo subito». Nelle prime file i volti sono preoccupati, Berlusconi esce per qualche minuto e poi torna sulle note dell’inno di Forza Italia, quello del 1994. Mentre Renato Brunetta spiega alla platea i contenuti da votare al termine del Consiglio Nazionale. Il documento viene approvato all’unanimità, Berlusconi torna sulla scena per leggere un discorso pronunciato ai fedelissimi nel febbraio del 1994, quando iniziava la sua «discesa in campo».

DA ANGELINO NON ME L’ASPETTAVO - E a fine convegno c’è il tempo per un ulteriore pensiero indirizzato ad Alfano.« Non me l’aspettavo da Angelino, lo consideravo un figlio mio» (ricevendo, poi, come risposta, un «in famiglia si può litigare, non è l’amore che viene meno»). Il Cavaliere si ferma al buffet con alcuni big del partito e confida tutta la sua delusione e amarezza per lo strappo di Angelino Alfano. Parole, quelle del leader azzurro, che a molti è sembrato riecheggiassero lo storico «Quoque tu fili mi» rivolto da Giulio Cesare a Bruto il giorno delle Idi di marzo. «Ho fatto la cosa giusta, ho provato a tenere tutti insieme, ma non è stato possibile», avrebbe detto ancora l’ex premier.

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