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Data: 17/11/2013
Testata giornalistica: Il Centro
Ritorno a Forza Italia ma non è una festa. Discorso fiume di Berlusconi al Consiglio nazionale, toni soft con Alfano «Non ci si allea con chi mi uccide». A fine discorso un leggero malore

ROMA Il volto teso, la consapevolezza, e il timore, di essere passato all’opposizione, di non avere più la forza per far cadere il governo delle larghe intese e di non poter fare più nulla per rinviare il voto sulla decadenza da senatore. Dopo il drammatico strappo di due sere fa con Alfano e i governativi, Silvio Berlusconi si presenta al palazzo dei Congressi dell’Eur per il Consiglio nazionale che decreta la fine del Pdl e il rilancio di Forza Italia. Ma più che una festa per il ritorno allo spirito del ’94, condito come sempre con massicce dosi di antieuropeismo, attacchi ai giudici e accuse al Pd, sembra la mesta celebrazione della fine del ventennio berlusconiano.In sala non si vede neppure una bandiera azzurra. L’unico striscione con scritto “Forza Silvio-Forza Italia” è quello portato dai fratelli Zappacosta a nome di tutti i “baby falchi”. Le “colombe” sono volate via e l’enorme sala è affollata da vecchi berluscones che sono accorsi alla kermesse organizzata per sostenere il Cavaliere nella sua battaglia finale contro la decadenza. E lui, infatti, si mostra prudente. Il grande assente è Angelino Alfano, che ha deciso la scissione per formare il Nuovo Centrodestra. Un addio che il Cavaliere definisce «doloroso» e deciso «non per motivi politici ma personali». Dalla platea qualcuno prende di mira il vicepremier e grida «traditore», «buffone». Ma Berlusconi trattiene gli attacchi e invita i presenti a mordere il freno. «Non dovete fare dichiarazioni contro questa nuova formazione, perché adesso sosterrà la sinistra ma poi dovrà tornare nella nostra coalizione. Perciò non bisogna fare dichiarazioni contro di loro perché altrimenti si rischia di allargare il solco...» dice il Cavaliere, che non rinuncia a una stilettata: «Il nome è poco efficace. Io avevo proposto di chiamarli cugini d’Italia... Comunque dobbiamo comportarci con loro come con la Lega e con Fratelli d’Italia». Berlusconi parla per un’ora e mezza. Agita il bastone del comando e, come sempre, sferra un duro attacco contro i parlamentari del Pd, che sulla decadenza hanno chiesto il voto palese e per questo sono dei «fuorilegge». Ma ce n’è anche per il governo delle larghe intese: «La nostra responsabilità doveva essere premiata (con un intervento di Letta sulla decadenza, n.d.r.) e adesso è molto difficile essere alleati in Parlamento e sedere allo stesso tavolo in Consiglio dei ministri con chi vuole uccidere politicamente il leader di un partito». E si passa alla bocciatura della politica economica del governo Letta. «Non vedo attualmente ministri che trattano queste questioni con il necessario coraggio e statura» attacca il Cavaliere che poi punta l’artiglieria contro l’euro («Per noi è una moneta straniera...») e contro gli odiati giudici comunisti. «In Italia c’è una magistratura incontrollabile e incontrollata. Una magistratura irresponsabile che fruisce di una assoluta impunità» insiste il Cavaliere, che tira fuori anche un vecchio articolo dell’Unità che nel 1978 «accusava Magistratura Democratica di aver abbracciato le posizioni delle Br». Quanto alla rottura con Alfano, Berlusconi racconta di aver tentato fino all’ultimo di tenerlo con sé offrendo garanzie sul partito e sul discorso da fare in Consiglio nazionale. Poi, prima di lasciare il palazzo dei Congressi, si lascia andare ad uno sfogo amaro e a chi gli chiede di Alfano, lui risponde che non credeva possibile che il suo pupillo gli avrebbe potuto voltare le spalle: «Di tutti gli altri non mi interessa niente. Figuriamoci se dobbiamo essere dispiaciuti per aver perso Giovanardi o Formigoni. Ma di Alfano ci sono rimasto male. Per me era come un figlio...». Il Cavaliere parla per quasi due ore e alla fine ha anche un piccolo cedimento che fa balzare sul palco il suo medico Alberto Zangrillo che gli porge un bicchiere d’acqua: «Presidente, lo prenda subito». La kermesse finisce. Brunetta dà un po’ di cifre (613 presenti su 860) e mette in votazione il documento finale: approvato all’unanimità. Berlusconi pranza insieme alla fidanzata Francesca Pascale e poi va via. Per un soffio, non incrocia un pullman che reca sulla fiancata solo una scritta: Angelino...

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