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Data: 19/11/2013
Testata giornalistica: Il Tempo d'Abruzzo
Mazzette alla Regione Abruzzo - De Fanis è sereno Ma fa scena muta. L’ex assessore accusato di tangenti non risponde alle domande del Gip

PESCARA «Sto bene, sono sereno. Ho fiducia nella magistratura e nei miei avvocati». Sono le uniche parole pronunciate ieri mattina dall’ex assessore regionale Luigi De Fanis mentre saliva le scale di Palazzo di Giustizia per essere sottoposto all’interrogatorio di garanzia. L’esponente politico del Popolo della libertà, da martedì scorso agli arresti domiciliari con l’accusa di concussione, truffa aggravata e peculato per presunte tangenti nell’assegnazione di finanziamenti pubblici a manifestazioni culturali, non ha risposto alle domande del Gip del Tribunale di Pescara, Mariacarla Sacco. Anche la sua segretaria Lucia Zingariello, come lui agli arresti domiciliari, si è avvalsa della facoltà di non rispondere. Hanno invece parlato a lungo Rosa Giammarco, responsabile dell'Agenzia per la Promozione Culturale della Regione Abruzzo, ed Ermanno Falone, rappresentante legale dell'associazione «Abruzzo Antico», entrambi raggiunti dalla misura cautelare dell’obbligo di dimora. Attraverso l'operazione «Vate», il procuratore capo della Repubblica Federico De Siervo e il pm Giuseppe Bellelli mirano a far luce sulle modalità di erogazione dei contributi previsti dalla legge regionale numero 43 del 1973, che disciplina l'organizzazione di convegni e altre manifestazioni culturali. L’inchiesta è scattata grazie alla denuncia di un imprenditore, il musicista Andrea Mascitti, che ha parlato di preventivi gonfiati per permettere a De Fanis di intascare parte delle somme. L’assessore alla cultura venerdì scorso, tre giorni dopo l’arresto, ha rassegnato le dimissioni dall’incarico. Un particolare, questo, che potrebbe valergli la revoca dei domiciliari, come chiesto dai suoi legali, Domenico Frattura e Massimo Cirulli. «Le esigenze cautelari - ha dichiarato l’avvocato Cirulli - ora sono venute meno, ammesso che prima esistessero». Se De Fanis è rimasto in silenzio, non si è invece sottratto alle domande del Gip Ermanno Falone. «Il rappresentante legale dell'associazione "Abruzzo Antico" ha chiarito la sua posizione nei minimi dettagli, dichiarandosi estraneo ai fatti», ha raccontato il suo legale, Angela Pennetta. L'avvocato, nel preannunciare che presenterà istanza di revoca dell'obbligo di dimora disposto nei confronti del suo assistito, ha spiegato che Falone è finito sott'inchiesta perché «è presidente dell'associazione e voleva promuovere sul territorio di Vasto l'associazione stessa e anche la sua persona, in quanto è stato candidato alle elezioni amministrative due anni fa. Voleva promuovere la sua persona e la regione Abruzzo in vari eventi anche nazionali». E a proposito dei soldi che, secondo l’accusa, passavano per l'associazione, l’avvocato Pennetta ha sostenuto che il suo assistito «non sa assolutamente nulla». Eppure, di «Abruzzo Antico» lui è il presidente, dunque come poteva non sapere? «È lo stesso principio che si applica a Berlusconi: non può non sapere - ha risposto l’avvocato -. Falone semplicemente, a fronte delle fatture, emetteva l'assegno. Altro non sa». Alla domanda se Falone era una «testa di legno» e se a tenere le redini dell’associazione fosse De Fanis, il legale ha risposto: «Questo lo valuteremo fino in fondo. Alla fine uscirà fuori quello che deve uscire».

Nessuna dichiarazione è stata rilasciata invece dall’avvocato di Rosa Giammarco al termine dell’interrogatorio della responsabile dell'Agenzia per la Promozione Culturale della Regione, durato oltre un'ora.

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