PESCARA E’ arrivata in tribunale per prima, Lucia Zingariello. Provata, con gli occhi lucidi, vicina alle lacrime, la segretaria dell’ex assessore è entrata nell’aula 8 rompendo la tensione di questi giorni trascorsi agli arresti ai domiciliari dopo essere stata travolta dall’inchiesta per presunte tangenti e manifestazioni culturali. Zingariello – jeans, camicia bianca e giacca – si è seduta accanto al suo avvocato Umberto Del Re e al gip ha detto: «Mi avvalgo della facoltà di non rispondere». Dopo trenta minuti, la donna è uscita dall’aula depistando i cronisti per tornare agli arresti nella sua casa di Guardiagrele. E’ il nome di Zingariello, 34 anni, originaria di Taranto, quello che ricorre spesso nell’ordinanza di custodia cautelare del gip Mariacarla Sacco che in un passo definisce la donna: «Impaziente nel reclamare i soldi, giovane e impulsiva segretaria». Una descrizione che arriva in un momento chiave, secondo l’accusa, quello in cui l’ex assessore De Fanis e il musicista Andrea Mascitti – l’imprenditore dalla cui denuncia è nata l’inchiesta – programmano l’incontro per la presunta tangente ripreso dagli uomini della Forestale. E’ il 10 settembre e Mascitti avverte gli investigatori che l’assessore l’ha chiamato per fissare un appuntamento per il giorno successivo in piazza Unione a Pescara. Quando i due si incontrano, secondo la ricostruzione dell’accusa, De Fanis avrebbe detto al musicista: «Che facciamo mille a me e mille a te?». E avrebbe aggiunto al musicista di andare in banca e poi di chiamarlo. Ma la telefonata non arriva nonostante le sollecitazioni della segretaria che, poi, parla di quel ritardo al telefono con l’assessore. E’ in questo momento che il giudice per le indagini preliminari Mariacarla Sacco si sofferma sui caratteri dei due. «Zingariello, impaziente, reclama i soldi di Mascitti», è scritto nell’ordinanza, «l’assessore De Fanis, di consumata esperienza, mostra di sapere che il pagamento di una tangente richiede pazienza, tenacia, modi e tempi calibrati anche dopo che il pesce è all’amo e tranquillizza la giovane e impulsiva segretaria dicendole che anticiperà lui i soldi». Il rapporto sembra ribaltarsi quando invece, sempre secondo l’accusa, è l’assessore a spingere la sua segretaria a lasciare il posto di lavoro: «Timbra», le dice in un’intercettazioni, «e va dall’estetista». E’ anche di truffa che i due devono rispondere perché, per il pm, «Zingariello, con l’avallo di De Fanis, faceva figurare ripetutamente di essere al lavoro mentre si trovava altrove per ragioni strettamente personali inducendo così in errore l’Ente pubblico che erogava le prestazioni professionali».