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Data: 19/11/2013
Testata giornalistica: Il Centro
Gli altri due indagati scaricano De Fanis. Falone e Giammarco accettano di rispondere alle domande e si difendono

PESCARA «Di chi erano le fatture?», avrebbe chiesto il giudice per le indagini preliminari Mariacarla Sacco ad Ermanno Falone. E lui: «Me le portava De Fanis». «Chi ha scelto gli interlocutori?». E Falone: «De Fanis». Scambi di accuse, nell’aula 8 ieri mattina, dove gli unici a rispondere all’interrogatorio del gip sono stati il legale rappresentante dell’associazione Abruzzo Antico Ermanno Falone e il responsabile dell’Agenzia per la promozione culturale della Regione Rosa Giammarco. I due, rispondendo all’interrogatorio, avrebbero smussato il loro operato, avrebbero detto di aver agito correttamente facendo più volte, invece, il nome dell’ex assessore regionale alla Cultura Luigi De Fanis. All’uscita dall’aula l’avvocato Angela Pennetta, legale di Falone, ha detto che l’uomo indagato ha «agito regolarmente. Voleva promuovere l’associazione e la sua persona. A fronte delle fatture pagava l’assegno». L’accusa sostiene che l’associazione Abruzzo Antico sarebbe stata «di fatto gestita da De Fanis», con Falone come «prestanome» aggiungendo anche: «De Fanis utilizzava l’associazione Abruzzo Antico come filtro attraverso cui far transitare le erogazioni dei contributi regionali per gli eventi culturali». E’ durato circa quaranta minuti l’interrogatorio di Giammarco, la donna definita «come funzionaria infedele» e che avrebbe sollecitato l’assessore a mettere insieme tutte le ricevute dell’associazione Abruzzo Antico «rivelando così», commenta il gip nell’ordinanza di custodia cautelare, «di essere a conoscenza che l’associazione culturale era gestita direttamente da De Fanis». E’ lei, in un’intercettazione, ad ammonire l’ex assessore con la frase «andiamo tutti in galera». Il giudice per le indagini preliminari commenta ancora la «consapevole complicità e disponibilità di Giammarco nella realizzazione dell’illecità attività dell’assessore». Nell’ambito dell’inchiesta su presunte tangenti abbinate a manifestazioni culturali nata dalla denuncia del musicista Andrea Mascitti, i due indagati sono accusati di concussione e truffa e, dal 12 novembre, sono all’obbligo di dimora.

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