ROMA Risparmi e tagli per 32 miliardi in tre anni, pari al 2% del Pil. la spending review all’italiana è questo: revisione della spesa per utilizzare i risparmi per la riduzione delle imposte, gli investimenti produttivi e la riduzione del debito. Parola del ministro Saccomanni, al termine del Comitato interministeriale sulla spending review. Il ministro (e il premier) hanno inviato in missione per disboscare la spesa, Carlo Cottarelli, ex del Fondo monetario internazionale che in un dossier ha fissato gli obiettivi di risparmi per il periodo 2014-2016. Cottarelli vorrebbe avviare le prime misure già da febbraio. La missione è però tutta politica: dalla revisione della spesa il governo vuole trovare quei soldi che non possono essere raccolti con ulteriori inasprimenti fiscali, più o meno celati. Ma non è impresa semplice, perché spesso i libri dei sogni della revisione e dei risparmi si declinano solo con i tagli. Il presidente Letta ha subito messo le mani avanti: i tagli ci saranno solo dove necessari. Si tratterà, aggiunge, di «cambiare gli interventi sulla spesa pubblica». La raccomandazione di Letta è per evitare interventi «con la falce tagliando tutto allo stesso modo». Cottarelli dovrà procedere tenendo conto di stare su un terreno minato in un Paese già in crisi. Per questo l’ex dirigente del Fmi ha precisato di voler dare grande importanza alla «trasparenza» per trovare «un clima di sostegno e supporto da parte dell’opinione pubblica». Certamente il governo e l’uomo dei risparmi sanno che i lavoratori statali non vogliono fare le vittime sacrificali sull’altare della spending review. Nel dossier, infatti, viene affrontata la questione della mobilità nel pubblico impiego «compresa l’esplorazione di canali d’uscita e rivalutazione delle misure del turn over». Il Pd ha subito chiesto che questa misura sia accompagnata dallo sblocco della contrattazione e del turn over. Stefano Fassina, vice ministro dell’economia precisa ulteriormente: per lui la spending review deve puntare a «riallocare la spesa, fare efficienza, riorganizzare le pubbliche amministrazioni» non «a ridimensionare in modo significativo il welfare». Prima dell’era Cottarelli, anche i precedenti governi avevano cercato risparmiare tagliando il lavoro più che gli sprechi. Nel dossier presentato si coinvolge gran parte della Pubblica amministrazione. I punti centrali sono beni e servizi, immobili, costi della politica. Scorrendo le varie voci presenti nell’allegato si trovano gli statali e la loro mobilità, il capitolo degli appalti e delle società partecipate pubbliche. Quindi ministero per ministero si analizzano nel dettaglio le fonti di spesa: dalla rivisitazione della dimensione delle scuole, la questione degli insegnanti di sostegno, le cure termali dei militari, le pensioni di reversibilità, quelle d’oro, la riforma della Motorizzazione civile fino alle centrali d’acquisto dei farmaci. Sotto la lente di Cottarelli e dei suoi «risparmiatori» finiranno anche: l’efficacia della spesa per il trasporto pubblico locale, gli enti lirici, i parchi e le fiere. Ma anche l’amministrazione penitenziaria e la razionalizzazione del servizi di intercettazione telefoniche. Risparmi anche dal coordinamento delle forze di polizia. Intanto la commissione Bilancio del Senato ha concluso la scrematura dei circa 3mila emendamenti al ddl stabilità e tornerà a riunirsi oggi per iniziare ad approvare le proposte di modifica su cui la maggioranza troverà l'accordo con il governo.