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Pescara, 16/05/2025
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Data: 19/11/2013
Testata giornalistica: Prima da Noi
Uno dei progettisti del porto di Pescara ammette: «non avevo calcolato l’insabbiamento…»

La confessione del tecnico che doveva prevedere gli effetti della diga foranea
PESCARA. Da quasi 13 anni chi ha a cuore la vicenda del porto di Pescara si interroga su come sia stato possibile realizzare un’opera così scriteriata che ha di fatto ammazzato tutto l’indotto che ruota intorno allo scalo marittimo.
Come è stato possibile? Oggi ce lo svela una fonte importante, la più importante, uno dei progettisti e consulenti del porto di Pescara, quello poi inaugurato nel 2005 da D’Alfonso e Sospiri, che comprendeva anche la diga foranea (grazie ad una variante di progetto in corso d’opera), foriera di gran parte dei mali.
Dopo decenni di disinformazione e “depistaggi”, tutta la politica ormai è concorde nel riconoscere lo scempio (ci hanno impiegato però più di 10 anni).
Abbiamo cercato di raccontare negli 8 anni di PrimaDaNoi.it tutta la storia del porto che è di fatto uno degli scandali più grossi d’Abruzzo per cui nessuno ha mai pagato, nemmeno politicamente.
La rivelazione che oggi dovrebbe far riflettere appare una vera e propria confessione ed è pari ad una bomba atomica che tuttavia non è stata carpita da cimici o telecamere nascoste ma propalata in un convegno pubblico organizzato da un gruppo di persone vicino al futuro candidato presidente della Regione, Luciano D’Alfonso.
L’ingegner Alberto Noli, anche professore della Sapienza di Roma, luminare nel campo e titolare di ditte tra cui la nota Modimar, lo scorso 8 novembre nel convegno intitolato “il porto: un mare di possibilità” ha confessato le sue dimenticanze.

LA CONFESSIONE
Nella sala Figlia di Iorio davanti ad un centinaio di persone tra politici ed autorità l’ingegner Noli illustrando slide e foto ha detto:

«Questa è la situazione del porto di Pescara al 2004: si vede bene come il pennacchio del (fiume) Pescara si disponga verso la spiaggia, diciamo, dalle due parti del porto. Questo è l’effetto della diga foranea che era stata realizzata prima del 2004 ed era stata progettata dalla società Estramed che era una società esperta nel campo (...) In realtà questa diga foranea, che ha dato tanti fastidi, dal punto di vista tecnico sembrava realizzata bene. In effetti, lo confesso, non mi ero accorto di questo problema grosso che nasceva e che era determinato sia dall’insabbiamento di tutta la parte portuale sia dalla migrazione di tutta la corrente del fiume verso le due parti del porto ed in particolare verso la spiaggia a nord-ovest...»

Affermazioni che –semmai ce ne fosse stato bisogno- confermano l’approssimazione e l’errore progettuale. Nessuno però si sarebbe mai sognato di ascoltare queste parole candidamente pronunciate in un assise pubblica ad un convegno sul futuro del porto, tra l’altro organizzato dal presidente dell’Associazione “PescaraDomani”, Riccardo Padovano, già assessore con D’Alfonso, il politico abruzzese che ha di fatto seguito l’iter amministrativo dell’opera anche prima di divenire presidente della Provincia di Pescara nel 1995.

Secondo Padovano il fine del convegno era: «illustrare non solo agli operatori della mobilità portuale direttamente coinvolti, ma anche a tutti i soggetti interessati e all’intera cittadinanza, la futura progettualità e le possibili proposte per la migliore risoluzione delle problematiche inerenti il porto pescarese».
Insomma un modo per guardare oltre al futuro dello scalo che è messo sempre peggio a causa dell’insabbiamento naturale accresciuto enormemente dall’infrastruttura costruita male e dall’imperizia della classe politica che non è riuscita riesce a garantire dragaggi costanti e perpetui.

LO SGUARDO AL FUTURO CON LE VECCHIE LOGICHE
Eppure la notizia più importante non è nemmeno quella appena data ma un’altra.
Oltre ad un professionista che ammette le sue mancanze (con giganteschi risvolti sulla vita e le casse pubbliche) ci ritroviamo oggi a dover discutere di un nuovo progetto perché “il porto nuovo di secca” è già da buttare. Questo lo sappiamo da almeno 5 anni. Quello che non sapevamo è che dietro il progetto (il famoso Prp, piano regolatore portuale) c’è una società chiamata Ecosfera che è finita nel vortice giudiziario per una serie presunti di tangenti e appalti truccati. Nella vicenda risulta indagato anche D’Alfonso che avrebbe affidato ad Ecosfera uno studio propedeutico.
La giustizia forse farà il suo corso e se ci riuscirà sfornerà la sua verità, di certo c’è però che tra i progettisti del “nuovissimo” porto (quello da realizzare per emendare quello nuovo) troviamo ancora l’ingegner Alberto Noli ed il collega ingegner Paolo De Girolamo dell’università de L’Aquila incaricati nel 2001 a presiedere la commissione ANPA che avallò la costruzione del braccio di levante.
Noli e De Girolamo, abituati a lavorare insieme, hanno svolto ruoli importanti nella redazione del pure contestato nuovo progetto (che per essere realizzato avrà bisogno almeno di 200milioni di euro) ma sono anche gli attori della vecchia vicenda che a cavallo del 2000 scosse la città per la battaglia innescata contro la realizzazione della diga foranea dal comitato capeggiato da Antonio Spina.
E già perché se anche al miglior professionista può perdonarsi una svista o una dimenticanza, persino un errore gravissimo, molto più difficile è perdonare a questi il non aver ascoltato chi lanciava l’allarme proprio su quell’errore, come Spina, per esempio, che già nel 2000 scrisse numerose lettere ai vari enti prevedendo quanto poi è effettivamente accaduto.
Eppure a Spina nessuno ha mai dato ascolto fino a pochi anni fa quando lo sfacelo era chiaro e la politica, senza ammettere o denunciare colpe, si è messa al lavoro per realizzare un nuovo progetto che darà vita ad un appalto al quale stanno già pensando in parecchi.
Anche sull’ultimo progetto si è aperto un aspro confronto che ricorda molto il film già visto: la politica spinge a tutti i livelli il progetto realizzato anche da Noli con il supporto di Ecosfera e avviato a suo tempo da D’Alfonso mentre gli ambientalisti, con un lavoro immane, hanno proposto le loro osservazioni a quell’opera.
La commissione Vas regionale (Valutazione ambientale strategica), dopo un anno, non si è ancora pronunciata sulle osservazioni al PRP e questo ritardo per alcuni sarebbe “strategico” all’incontrario.
Il porto non era una emergenza?
Allora perché in un anno la Regione non si è pronunciata?

La Regione dovrà stabilire prima o poi se la soluzione dell'assetto portuale dovrà essere a bacino (come nel PRP, con il sicuro rischio di interrimenti, di sedimenti del fiume, ingressi sbagliati e costo non accessibile, al momento) oppure a porto-canale (con il possibile rischio dei sedimenti del fiume, ma con pochi costi, come nella proposta di Spina, e con gli ingressi sicuri).
Intanto chi non si è fermato un attimo in questi ultimi 20anni di dibattiti sul porto di Pescara è proprio l’ingegner Noli, un vero punto di riferimento per l’Italia che con la sua ditta Modimar ha sfornato centinaia di studi su porti e approdi lungo lo Stivale e alcuni anche in Abruzzo.
La cosa che evidentemente non stupisce è che l’ingegner Noli ed il collega De Girolamo hanno redatto anche progetti per il dragaggio del porto di Pescara…

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