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Data: 25/11/2013
Testata giornalistica: La Repubblica
Berlusconi condannato, Quirinale: "No condizioni per intervento capo dello Stato"

Il Colle gela il Cav sulla richiesta di grazia: "Giudizi gravissimi, privi di ogni misura nei contenuti e nei toni". I fedelissimi di Silvio: "Sbigottiti da Napolitano". Ma il Pd: "Parole ineccepibili". E l'ira dell'ex premier non si placa in vista della decadenza: "Si dovranno vergognare finché campano di questo atto immondo"

ROMA - Sulla grazia a Silvio Berlusconi, condannato in Cassazione per frode fiscale sui diritti tv Mediaset, all'indomani delle parole pronunciate dall'ex premier arriva la presa di posizione del Quirinale: "Non solo non si sono create via via le condizioni per un eventuale intervento del capo dello Stato sulla base della Costituzione, delle leggi e dei precedenti, ma si sono ora manifestati giudizi e propositi di estrema gravità, privi di ogni misura nei contenuti e nei toni". Lo scrive in una nota l'ufficio stampa del Quirinale a proposito delle parole pronunciate ieri da Silvio Berlusconi: alla convention dei giovani di Forza Italia, dove l'ex premier è intervenuto una settimana dopo la rinascita del partito con cui si candidò la prima volta nel 1994, ha detto di non avere alcuna intenzione di chiedere la grazia al capo dello Stato ma che Giorgio Napolitano gliela dovrebbe ugualmente concedere.

"Su tutti i problemi relativi alla sentenza definitiva di condanna pronunciata l'1 agosto scorso dalla Corte di Cassazione nei confronti del senatore Berlusconi - precisa il Colle - il presidente della Repubblica si è in questi mesi sempre espresso e comportato in coerenza con la sua ampia dichiarazione pubblica del 13 agosto. Nulla è risultato però più lontano del discorso tenuto sabato dal senatore Berlusconi dalle indicazioni e dagli intenti che in quella dichiarazione erano stati formulati".
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E ancora: nella nota del Quirinale si legge che Napolitano lancia un "pacato appello a non dar luogo a comportamenti di protesta che fuoriescano dai limiti del rispetto delle istituzioni e di una normale, doverosa legalità" nella vicenda di Silvio Berlusconi e della sua sentenza definitiva di condanna pronunciata dalla Corte di Cassazione. Condanna che mercoledì prossimo 'approderà' a Palazzo Madama: rimane fissato per il 27, infatti, il voto (palese) sulla decadenza da senatore del Cavaliere. A tal proposito, al Tg5 stasera Berlusconi ha dichiarato: "Voglio guardare in faccia chi la voterà... Con un atto di forza, si è deciso che lo scrutinio sulla mia decadenza sia palese, e allora devo dire che avrei chiesto io che il voto fosse palese perché vorrò guardare in faccia tutti coloro che daranno un voto positivo alla mia decadenza perché credo che si dovranno vergognare fino a che campano di aver fatto questo atto assolutamente immondo". Poi fa sapere: "La sentenza Mediaset grida vendetta davanti a Dio e agli uomini. E sarà assolutamente possibile dimostrare la mia assoluta, totale innocenza. Chiederò la revisione del processo sui diritti tv". Un annuncio che arriva alla vigilia di una cena romana con Vladimir Putin. Il leader russo, infatti, sarà impegnato domani nella Capitale negli incontri con Papa Francesco e con lo stesso Napolitano. A seguire, però, si recherà a Palazzo Grazioli nella settimana più difficile del Cav. Che, a sole 48 ore dal voto del Senato sulla sua decadenza, potrà così trovare il conforto di un amico dal quale non è mai stato abbandonato.

Immediate le reazioni dei suoi 'fedelissimi'. La prima è quella di Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato, che dice: "Cioè Napolitano ci avverte che non possiamo nemmeno esprimere pacificamente il nostro dissenso per l'aggressione a Berlusconi? In un'Italia in cui su altre vicende il Quirinale fa note di plauso per una tutela preventiva ad altre personalità dello Stato? Non partecipo ai cori anti Quirinale ma sono davvero sbigottito".

E mentre Renato Brunetta reagisce "con dolore, delusione e sconcerto" e definisce Napolitano "uomo di parte", assieme a lui Altero Matteoli salta su per dire che "manca solo un decreto per impedire a Berlusconi la difesa". Nel Pd, viceversa, le parole di Napolitano vengono recepite come "sacrosante" oltreché "ineccepibili". A dirlo sono Anna Finocchiaro e Roberto Speranza.

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