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Data: 26/11/2013
Testata giornalistica: Il Centro
Mazzette alla Regione Abruzzo - Quando De Fanis tirò in ballo Chiodi e Pagano. L’ex assessore a Pagano: contributi violando le norme. Il presidente della Regione: nessuna irregolarità, tutto rispettato

PESCARA E’ in una telefonata al presidente del consiglio regionale Nazario Pagano che Luigi De Fanis, l’ex assessore regionale alla Cultura agli arresti domiciliari dal 12 novembre, esprime la sua preoccupazione per una delibera di indirizzo dell’ufficio della presidenza del consiglio: «Tutto quello che abbiamo dato anche tu, io e il presidente fino a questa delibera è stato fatto in violazione alle leggi», commenta al telefono De Fanis tirando in ballo anche il presidente della Regione Gianni Chiodi – estraneo all’inchiesta così come Pagano – che ribatte: «Non c’è stata nessuna violazione». C’è anche la ricostruzione dell’iter che disciplina i contributi regionali – a partire dalla legge 43 del 1973 – nell’inchiesta del pm Giuseppe Bellelli che per la prima volta ha abbinato presunte tangenti non ad appalti per lavori pubblici ma a manifestazioni culturali. Ed è per questo che gli uomini della Forestale che hanno condotto le indagini in cui sono coinvolti l’ex assessore, la sua segretaria Lucia Zingariello e altre due persone, hanno intercettato anche le telefonate in cui De Fanis parla dei regolamenti. Per l’accusa quelle conversazioni sono emblematiche perché starebbero alla base di una gestione «clientelare dei contributi regionali», come l’hanno definita, e porterebbero ad affermare – sempre per l’accusa – che l’ex assessore «si è arrogato il potere di valutazione, decisione ed erogazione del contributo per perseguire il suo tornaconto economico e politico»: un «potere» di cui, a un tratto, De Fanis si sarebbe sentito privato a causa dei regolamenti. In una prima intercettazione De Fanis parla con il dirigente dimissionario Paolo Antonetti (estraneo all’inchiesta) e De Fanis cita anche il deputato Fabrizio Di Stefano, anche lui estraneo all’inchiesta. De Fanis: «Evitiamo evitiamo...pure la delibera allora!». Antonetti : «Mah! evitiamo la delibera...non lo so!». De Fanis: «Vediamoci martedì...io però.....vediamo di quagliare sennò diventa una farsa, una telenovela». Antonetti: «No io guarda, venerdì sono stato a parlare un' ora con questa, poi siamo andati da ...» De Fanis: «Allora scusami un attimo, non c'è nessuna legge che ci dice di passare in delibera, ne ho parlato anche con Di Stefano, troviamo dei criteri...». La seconda intercettazione è la telefonata con Pagano del 27 giugno dopo l’adozione della delibera dell’ufficio di presidenza. De Fanis: «Eh, Naza, ma che cazzo avete combinato?». Pagano: «Mannaggia la miseria, ma leggere quel messaggino, ma veramente credimi mi è dispiaciuto assai». De Fanis: «Eh ma Naza, ma guarda che quella è... se noi andiamo appresso a (incompresibile, ndr), queste ci portano alla deriva. Cioè lì avete messo che tutto quello che abbiamo fatto in precedenza, tutto quello che è stato fatto in precedenza è stato, è stato contro legge, ma tu l'hai visto che cosa hai firmato? Io mo te lo faccio notare! E' pazzesco! Si, si, datemi la delibera scusate. Mo arrivo, mo te lo leggo, cioè in violazione, cioè tutto ciò che è stato fatto in precedenza è stato in violazione alle normative, cioè vuol dire che tutto quello che abbiamo dato, anche tu, io e il presidente, fino a questa delibera che hai fatto tu è stato in violazione alle leggi!». Pagano: «Io, io ho avuto un paio di incontri eee su questo argomento con le mie dirigenti, le quali mi hanno detto che c’è stato questo gruppo di lavoro...mi hanno anche detto che analogo provvedimento sarebbe stato portato in giunta...». De Fanis: «Ma noi non lo abbiamo fatto passare proprio per la gravità, sono tre volte che si rimanda!» Il presidente Chiodi e Pagano: nessuna violazione. «E’ un’intercettazione buona, a favore» commenta invece il presidente Chiodi perché «De Fanis si riferisce a una delibera dell’ufficio di presidenza che dice che i contributi devono essere erogati attraverso un regolamento anche se la legge 43 attribuisce le facoltà a tre persone: il presidente, l’ufficio di presidenza del consiglio e l’assessorato. Quindi no, quello che è stato fatto in precedenza non era irregolare, è corretto, non sconfessa il comportamento precedente fondato sulla legge». Chiodi ricorda quindi – «e probabilmente l’assessore non ne era a conoscenza», aggiunge – che «anche in presenza di una legge che non lo richiedeva la presidenza della giunta ha regolamentato nel 2011 l’erogazione dei contributi ex legge 43 per quanto di propria competenza». Una tesi analoga sostenuta anche dal presidente del consiglio Pagano che, più che la telefonata con De Fanis, ha conservato un messaggio ricevuto dall’ex assessore di lamentela per quella delibera. Ma ieri come oggi Pagano spiega: «Con la delibera del 27 giugno l’ufficio di presidenza del consiglio ha stabilito che i contributi regionali possono essere erogati solo tramite un bando di evidenza pubblica, dai dirigenti quindi e non da politici. Con quella delibera», conclude Pagano, «ho tutelato De Fanis». Le indagini, intanto, proseguono e Zingariello chiederà di essere ascoltata di nuovo in procura.

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