ROMA La giornata che alle 17,42 si conclude con la decadenza da senatore di Silvio Berlusconi, inizia in mattinata con un lungo braccio di ferro tra esponenti di Forza Italia e del Nuovo centrodestra, da un lato, e il presidente del Senato Grasso, dall’altro, per il tentativo dei supporter del Cavaliere di ottenere il voto segreto che, invece, la Giunta per le Immunità ha negato. Sei le pregiudiziali e sette gli ordini del giorno presentati in difformità alle decisioni della Giunta che vengono tutti respinti, così come più tardi saranno respinti consecutivamente i nove ordini del giorno contro la decadenza di Berlusconi dalla cui bocciatura è derivata l’estromissione del leader di FI dal Parlamento. Tutte votazioni passate a larga maggioranza, con i no oscillanti tra 191 e 194 e i sì tra 111 e 115. Divario che non ha impedito che nell’aula di palazzo Madama esplodessero forti tensioni, soprattutto quando la misura delle parole è sembrata sfuggire di mano a qualche protagonista del dibattito. E’ stato, tra gli altri, il caso dell’intervento della senatrice di M5S Paola Taverna, la quale esordendo afferma che «si chiude oggi impietosamente una storia italiana segnata dall’imbarbarimento della vita politica di questo Paese e da una storia criminale». Affatto intimidita dalla sollevazione dei colleghi di FI capeggiati dalla coppia, in politica come nella vita, Sandro Bondi-Manuela Repetti, la Taverna prosegue all’indirizzo del Cavaliere: «Lei è un delinquente abituale e recidivo, promotore, organizzatore e utilizzatore finale di decine di reati. Il suo è un percorso umano e politico costellato di rapporti mai chiariti che passano per P2, frode fiscale, corruzione di senatori, prostituzione minorile».
POLEMICA CON GRASSO
La tiepida reazione di Pietro Grasso alle pesanti affermazioni della senatrice grillina, procura la quota parte di attacchi forzisti al presidente del Senato. Annamaria Bernini, rivolta a Grasso, intima: «Lei non può permettere che quest’aula confonda la libera manifestazione del pensiero con il diritto di libero insulto. Questo precedente non può passare». La vicecapogruppo di FI, intervenendo quindi in difesa del leader azzurro, ammonisce quanti avrebbero poi votato per la sua decadenza: «Consegnando lui, consegnate voi stessi. Assecondando la crociata della magistratura, assecondate il principio della selezione giudiziaria delle leadership. Parlamento e sinistra - aggiunge Bernini - si sono mossi con furia cieca. Domani potrà toccare a ciascuno di voi, a ciascuno di noi. Stiamo rinunciando alle prerogative del Parlamento e la democrazia non sarà mai più al sicuro. Consegnando Berlusconi, consegnate la libertà, la vostra e la nostra».
La tensione nell’aula trovava sfogo anche in altre direzioni, come contro i tre senatori a vita di fresca nomina - Piano, Rubbia e Cattaneo - che non hanno brillato finora per frequenze in aula, ma presenti ieri a palazzo Madama, Abbado giustificato per grave malattia. Maurizio Gasparri, rivolto al celebre architetto, dice: «Piano non è mai venuto in Senato se non oggi, come una tricoteuse in prima fila davanti alla ghigliottina. Il suo è un atteggiamento sprezzate che io disprezzo». Sulla stessa linea Sandro Bondi, mentre il presidente Grasso cerca di chiudere la querelle elencando le prerogative dei senatori a vita eguali a quelle degli eletti e chiosa: «Questo può bastare».
La seduta si avvia alla inevitabile conclusione, con il capogruppo pd, Luigi Zanda, che definisce «il voto sulla decadenza un nostro dovere nei confronti della legalità». Aggiungendo che «è la prima volta che sento definire ”colpo di Stato“ la rigorosa applicazione della legge». Sulla necessità di «applicare la legge» conviene anche Pier Ferdinando Casini - «le sentenze, giuste o sbagliate, si applicano secondo le regole dello Stato» - e che però ha presentato senza successo una sospensiva sul voto di decadenza per «attendere le decisioni della Cassazione sui tempi dell’interdizione di Berlusconi». Secondo il leader Udc sarebbe stata la via «meno impervia per evitare che Berlusconi si ergesse a vittima di persecuzione politica».
A sera, quando il Cavaliere ha già chiuso il comizio a via del Plebiscito, l’aula di palazzo Madama accoglie in silenzio la ”sentenza“ della decadenza. Solo i senatori grillini applaudono, prima di recarsi alla buvette per un brindisi alla ”vittoria“ a base di prosecco .
La tenaglia del Cavaliere per terremotare il governo
La scommessa del leader extraparlamentare: delegittimare Alfano ed evitare nuovi esodi. Ma tra i forzisti prevale la ricerca di una via istituzionale: chiesto un incontro al Colle
IL RETROSCENA
ROMA «L’8 dicembre ci ritroveremo insieme qui per festeggiare la nascita di mille club ”Forza-Silvio”». Dal palchetto issato in via del Plebiscito, Berlusconi ieri pomeriggio ha avviato la sua seconda traversata nel deserto fissando sul calendario una data che, non casualmente, coincide con quella della più che probabile designazione di Matteo Renzi alla guida del Pd. Un appuntamento con eletti e simpatizzanti che suona come un allarme per l’esecutivo che tra una decina di giorni potrebbe trovarsi nella tenaglia del Pd e dei ”diversamente berlusconiani”. Dosa le forze l’ex presidente del Consiglio, ma se sulle capacità di governo di Berlusconi ci sarebbe molto da discutere, su quelle propagandistiche non sembra avere eguali. Il Cavaliere in versione extra parlamentare ha quindi debuttato qualche ora prima dell’effettiva decadenza offrendo a tutti il senso della piattaforma elettorale, o della narrazione, che Berlusconi intende dare alla sua uscita dal Parlamento e alla sua voglia di rivincita.
ESODI
Nessun guizzo, pochi affondi, qualche battuta tiratagli fuori più dalla piazza che da un’effettiva voglia di mandar messaggi più o meno minacciosi. Ieri pomeriggio il Cavaliere ha voluto dare ai suoi eletti e al suo popolo la conferma che c’è e ci sarà ancora e che insieme a Grillo e Renzi, seppur da latitudini diverse, tenterà di affondare il governo Letta. Si attacca a tutto l’ex premier pur di marcare il proprio territorio ed evitare che nelle prossime settimane sia invaso dalle truppe alfaniane ancor in cerca di una propria identità. La trincea è già profonda - malgrado siano passati pochi giorni dal Consiglio Nazionale del Pdl - ma da ieri è più facile comprendere che al Cavaliere, definito spessissimo ”di lotta e di governo”, è rimasta solo la prima mission: la lotta, per non sparire. Almeno non subito, almeno non tutto insieme. Ovvio quindi richiamare i propri eletti alla battaglia, come nel ’94. Come altrettanto normale che in queste ore il Cavaliere abbia bisogno di evocare le leadership di Grillo e Renzi per confermare la sua e tranquillizzare il suo popolo e la pattuglia dei fedelissimi che, malgrado lo incitino a non mollare, sanno che da domani sarà tutto diverso.
TERRORE
«Dobbiamo tornare tra la gente, battere il territorio palmo a palmo», ha ripetuto ieri sera Berlusconi ai suoi. «Non dobbiamo dare tregua al governo e ai nostri ex perché è vero che al Senato hanno i numeri, ma noi incendieremo il Paese». Nessun tema sarà risparmiato nelle prossime settimane dalla propaganda berlusconiana, a cominciare dal rapporto con l’Europa e con Berlino. Obiettivo evitare altri esodi e dare ai transfughi del Ncd «il terrore che si torni presto a votare». Quella del Cavaliere più di una certezza è una speranza che accarezza, anche se l’obiettivo principale sul quale si è già messo in moto la macchina del partito, restano le elezioni Europee del prossimo anno. Con più della metà degli uscenti di Bruxelles transitati con Alfano, il Cavaliere sa di poter disporre di un buon numero di posti in lista utili per lusingare transfughi e pentiti. Il colpo all’orgoglio ricevuto ieri è pesante e per i suoi spiega l’ira con la quale il Cavaliere si scaglia, nei colloqui privati, contro il presidente della Repubblica. L’esigenza di tratteggiare una leadership e un partito che non siano solo extraparlamentari e populisti, è iniziato ad affiorare ieri sera nell’incontro dei parlamentari azzurri che alla fine hanno riposto l’idea della fiaccolata davanti al Quirinale, per una più istituzionale richiesta d’incontro.