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Data: 28/11/2013
Testata giornalistica: Il Centro
Grillo: è la fine di un uomo banale «E ora tocca agli altri». Epifani: «Oggi si è affermato lo stato di diritto»

ROMA «Mi piacerebbe per davvero poter dire che siamo alla vigilia del crollo di un regime. Non è così. Non ancora. È semplicemente la fine di un banale uomo per tutte le stagioni, un soggetto che è stato funzionale nell’ultimo ventennio sia ai colossi finanziari anglo-americani che al Kgb sovietico, passando per lo Stato del Vaticano, la troika, l’Iran, Israele, l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi, la Libia, l’intero sistema bancario internazionale». È quanto scrive il blog di Grillo con il titolo «In memoria di Silvio Berlusconi». Se per il M5S quello di ieri è stato solo il primo passo verso il “crollo del regime”, per il Pd è stata «una giornata importante» perché si «è affermato lo stato di diritto» ma, mette in guardia il segretario Guglielmo Epifani, questa «non è stata la strada per battere un avversario politico». Chiuso il capitolo della decadenza e chiuso il cerchio nel campo del centrodestra con la scissione di Alfano e i suoi, sta ora al Pd, con le sue proposte e con i suoi appuntamenti congressuali dare quei segnali necessari a far cambiare pagina all’Italia. Una necessità che, allo stato delle cose, non è più solo Matteo Renzi a sottolineare: da oggi, grazie anche al voto largamente incoraggiante sulla legge di stabilità, a cambiare sarà anche il passo del governo. Il premier ne è consapevole e già tende una mano al possibile vincitore della corsa alla segreteria democratica. «Il giorno dopo le primarie del Pd mi confronterò con il nuovo segretario del Pd e sono convinto che sarà un confronto positivo» promette Enrico Letta che annuncia nuove consultazioni dopo l’8 dicembre ma avverte: «Non è la fine delle larghe intese». Quello da lui guidato «rimane un governo sostenuto da partiti politici che hanno fatto, come in Germania, una grande coalizione». E con cui Alfano e Sc hanno già chiesto di firmare un patto di coalizione. Come dire, non pensi Renzi di essere ora l'azionista di maggioranza di un governo a trazione Pd. Se Renzi tace, convinto ancora di poter fare lui il bello e il cattivo tempo anche grazie alla golden share che rivendica di avere grazie ai numeri del Senato, i suoi continuano ad incalzare il governo. «Il governo ha avuto un voto di fiducia largo: mi sembra che la situazione sia ora quella che dicono i numeri» sottolinea però il capogruppo Pd alla Camera, Luigi Zanda. Anche il senatore renziano Andrea Marcucci dice che è arrivato il tempo che «l’Italia pensi al suo futuro» e che «il governo recuperi il tempo perduto in mediazioni estenuanti». Ma, avverte, «chi pensasse oggi ad una vittoria del centrosinistra contro il suo storico avversario farebbe un altro drammatico errore. I conti con Berlusconi li faremo solo quando ci saranno le elezioni». Dopo l’8 dicembre dunque la situazione tra i democratici sarà più chiara.

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