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Data: 28/11/2013
Testata giornalistica: Il Centro
Militanti sotto choc, la giornata del lutto. Duemila persone sotto palazzo Grazioli per il comizio. Appaiono pure i lumini, ma è il Cavaliere a scaldare il clima

ROMA Una fascia nera al braccio dei militanti in segno di lutto, la parola «morte» ripetuta su decine di cartelli (della democrazia, della libertà, della dignità, dei traditori), le deputate vestite di nero. Alla fine compaiono pure i lumini da cimitero. Tocca proprio a lui, a Silvio Berlusconi spazzare via il clima di lutto e di apocalisse che prima del suo arrivo inondava via del Plebiscito riempita dei suoi militanti e deputati. Circa 2mila persone arrivate da tutta Italia per sostenere il proprio leader nel giorno più difficile. Ma sembravano più tristi del Cavaliere. Più funerei e rassegnati del “capo” che invece è apparso più combattivo che mai. Quando sale sul palco sotto palazzo Grazioli anche lui parla di lutti. «Siam pronti alla morte» dice Berlusconi citando l’inno d’Italia, ma si riprende subito, alza il tono e sferza i suoi. Il clima subito si scalda. Li riporta quasi alla vita, è lui ad incitarli a non mollare. «Non mi ritirerò in convento. Sono qui e staremo qui» urla mentre sotto il palco Francesca Pascale avvolta nel tricolore batte le mani. Ed è un tripudio di bandiere di Fi lungo via del Plebiscito dove i maxischermi rimandano il volto del Cavaliere. Il popolo di Berlusconi si è alzato all’alba per stare alle 14 sotto casa del leader. Qualcuno, come Rosario Panzera e i suoi amici la notte precedente. «Siamo di Villa San Giovanni, mio zio è di Forza Italia e ha organizzato il viaggio». Sono giovanissimi e gli avevano promesso una notte in albergo a Roma. Invece alle 18 il pullman riparte per la Calabria. E come loro tanti altri, tornano subito a casa. «Mantova è con te», «Latina c’é», «La Spezia risponde». Le delegazioni di simpatizzanti hanno tutte un cartello, ma i sostenitori sono già in tensione quando arrivano a Roma. Hanno saputo che lo striscione messo da un militante pugliese è stato rimosso dalla polizia. C’era scritto: «E’ un colpo di Stato». Le agenzie ribattono le dichiarazioni dei big di Fi che scandalizzati dichiarano che si tratta di un «fatto molto grave», «un ulteriore attacco alla democrazia». Sanno pure che undici persone sono state fermate perché hanno tentato di entrare dentro palazzo Grazioli. Si trattava di lavoratori napoletani del consorzio Bacino per lo smaltimento dei rifiuti. Uno di loro ha perfino tentato di darsi fuoco. Ma in una giornata così difficile le polemiche e le proteste dei lavoratori svaniscono mano a mano che la piazza si riempie e arrivano le notizie dal Senato. Sempre negative. Alle 15,30 a palazzo Grazioli si infilano velocemente Gelmini, Prestigiacomo, Polverini, Ravetto, Brambilla vestite di nero. Alle 16 Daniela Santanché non resiste. Si affaccia al balcone e grida «Silvio! Silvio!». Poi richiude, mentre un centinaio di sostenitori pugliesi fanno il loro ingresso in piazza Venezia tra i fumogeni e con un mega striscione con lo slogan «20 anni di bugie e persecuzioni ma l’Italia sta con Berlusconi». Il traffico viene interrotto, ma nessuno pare preoccupato. Nemmeno gli agenti. Non ci sono momenti di tensione nemmeno a piazza delle Cinque Lune, poco distante da Palazzo Madama, dove Gianfranco Mascia, animatore del movimento Viola ha organizzato un presidio per «festeggiare» la decadenza di Berlusconi. Ma all’appello rispondono in poche decine. Improvvisano una diretta, stappano due bottiglie, poi se ne vanno cantando «Bella Ciao». In questo giorno tragico per il popolo di Berlusconi, nessuno dei suoi militanti alza troppo i toni. Nemmeno quando il Cavaliere pochi minuti prima del voto che sancirà la fine del suo mandato da senatore urla dal palco: «Noi siamo qui e siamo dalla parte giusta. Altri se ne sono andati. Non tradiremo mai i nostri elettori. Noi andiamo avanti». Sono le 17,29. Alle 17,42 il Senato vota: Silvio Berlusconi non è più parlamentare. Un centinaio di militanti accende i lumini e parte verso il Senato. Il leader vola a Milano dai suoi figli. E tra i militanti cala il gelo. Il clima è tornato da funerale.

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