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Data: 29/11/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Caos Imu, si paga anche a Roma la quota aggiuntiva. Sindaci in rivolta. Costo medio di 80 euro interessati oltre 2.000 Comuni

ROMA Sarà mini, ma è sempre Imu: si pagherà a gennaio per l’abitazione principale non solo nei Comuni che hanno aumentato l’aliquota nel 2013, quando era già nota l’intenzione del governo di cancellare il tributo, ma anche in tutti quelli in cui il livello del prelievo è superiore a quello standard del 4 per mille. Il testo definitivo del decreto legge verrà diffuso solo oggi, ma la scelta del governo è porre a carico dei cittadini metà della differenza tra l’imposta calcolata ad aliquota standard e quella derivante dalle delibere comunali. Anche se sono in corso verifiche dell’ultima ora per far scendere ancora un po’, forse al 40, la percentuale a carico del contribuente.
La decisione ha ovviamente provocato una reazione molto forte dell’Anci e dei sindaci interessati. «Il governo faccia rapidamente chiarezza sulla seconda rata dell'Imu 2013 e onori gli impegni assunti con i contribuenti e i Comuni italiani» ha detto Piero Fassino, sindaco di Torino e presidente dell’Anci. Ancora più duro il primo cittadino di Milano, Giuliano Pisapia. «La decisione di ieri del governo di non dare ai Comuni l'intero gettito dell'Imu prima casa facendo pagare una parte ai cittadini è una follia - ha tuonato - se così fosse saremmo allo scontro istituzionale». Per il sindaco di Ascoli Piceno e delegato Anci alla finanza locale, Guido Castelli, «il rischio è che la nuova Iuc sia alla fine più alta della somma di Imu e Tares». Secondo Enzo Bianco, primo cittadino di Catania è «una situazione che conduce molti comuni virtuosi in una condizione di straordinaria difficoltà».
LE GRANDI CITTÀ

Di fatto in misura diversa la novità coinvolge oltre un quarto degli ottomila Comuni italiani, e buona parte delle grandi città: Roma, Milano, Napoli, Torino, Bologna, Genova e molte altre ancora. I sindaci già nel 2012 avevano dovuto gestire l’operazione Imu, non solo in relazione alle abitazioni principali ma anche al fortissimi aumento di gettito sugli altri immobili, per metà destinato allo Stato. E per le prime case spesso avevano scelto la strada dell’aumento di aliquota per fronteggiare la riduzione dei trasferimenti statali. Ora quelli dei centri interessati dovranno di nuovo chiamare i propri cittadini alla cassa, affrontando anche i conseguenti oneri informativi e organizzativi.
Complessivamente il gettito Imu 2012 relativo alle abitazioni principali è stato di circa 4 miliardi, di cui circa 600 milioni provenienti dalle manovre decise dai Comuni. A questi ne vanno aggiunti poco meno di 500 derivanti dalle ulteriori scelte di aumento fatte quest’anno, nel pieno rispetto delle regole ma forse con una certa disinvoltura visto che il governo aveva già fatto sapere di voler abolire il prelievo. Troppi soldi dal punto di vista del ministero dell’Economia, che aveva reso trovato 2,4 miliardi per la cancellazione della prima rata e ora ne ha resi disponibili altri 2,1: ma in questi importi rientra anche la cancellazione dell’imposta, seppure non totale, per il settore agricolo.

Costo medio di 80 euro interessati oltre 2.000 Comuni
A carico dei cittadini metà degli aumenti comunali: ma la percentuale può scendere

ROMA Per qualcuno, soprattutto nelle grandi città, sarà comunque un esborso di qualche rilievo. Per molti altri, l’Imu 2013 sull’abitazione principale - da pagare però entro il prossimo 16 gennaio - lo sforzo finanziario sarà più contenuto, poche decine di euro, ma ci sarà comunque la complicazione di dover fare i calcoli e compilare il modulo di pagamento.
L’operazione riguarderà comunque una quota consistente dei contribuenti. Nel 2012 infatti circa un quarto degli ottomila Comuni italiani aveva disposto incrementi dell’aliquota standard. Secondo valutazioni dell’Anci sono 600 quelli che hanno approvato quest’anno la delibera con l’incremento: anche supponendo che una parte degli enti locali si sia mossa in entrambi gli anni, il numero di quelli interessati dal pagamento è comunque superiore a 2 mila.
Ci sono anche poche centinaia di centri virtuosi che al contrario hanno ridotto magari di poco l’aliquota standard e dunque dovrebbero teoricamente incassare il rimborso dell’imposta al 4 per mille ritrovandosi con un piccolo surplus. L’importo del pagamento a cui saranno chiamati i cittadini dipenderà oltre che dalle scelte precedenti dei singoli Comuni anche dall’entità della quota che il governo deciderà di porre a loro carico: dal 50 per cento ipotizzato subito dopo il consiglio dei ministri di mercoledì si potrebbe scendere al 40.
IL PROCEDIMENTO
In ogni caso attenendosi alla proporzione metà e metà il calcolo da fare è il seguente. Bisogna determinare l’importo dell’Imu per l’intero 2013 con l’aliquota standard del 4 per mille e le detrazioni previste (200 euro per l’abitazione principale più altri 50 per ogni figlio fino a 26 anni che risiede in casa); e poi quella che risulta dall’applicazione dell’aliquota effettivamente decisa dal Comune e delle stesse detrazioni. La differenza tra i due valori va divisa per due: è questa la somma da versare.
GLI ESEMPI
Il massimo esborso sarà quindi pari all’1 per mille del valore catastale, visto che al più i Comuni potevano passare dal 4 per mille dell’aliquota standard al 6 che è il tetto previsto dalla legge. Se invece ad esempio l’aliquota effettiva è del 5 per mille, la quota a carico dei cittadini sarà pari alla metà dell’1 per mille e dunque allo 0,5. Ipotizzando quest’ultimo scenario - è quello di Roma - per un’abitazione con una rendita catastale di 1000 euro (e dunque un valore di 168 mila) l’importo dovuto è di 84 euro. Con una rendita di 1.500 euro si arriverebbe a 126 e con 2.000 a 168. Importi che naturalmente raddoppiano se il passaggio è dall’aliquota standard a quella massima del 6 per mille. Per abitazioni di valore catastale molto basso l’imposta potrebbe risultare contenuta, soprattutto se il valore determinato al 4 per mille fosse pari a zero; l’importo minimo resta fissato a 12 euro.

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