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Pescara, 17/12/2025
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Data: 30/11/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Imu, si pagherà il 40% dell’aumento. La quota sarà dovuta in tutti quei Comuni che hanno aumentato l’aliquota rispetto a quella base del 4 per mille

ROMA Per ora il governo tira dritto, ma non è detta l’ultima parola. Dovrebbe essere a carico dei proprietari di abitazione principale il 40 per cento della maggiorazione Imu eventualmente decisa dai Comuni non solo quest’anno ma anche nel corso del 2012. Il testo del decreto legge che cancella - non del tutto in verità - la seconda rata dell’imposta conferma quanto emerso nella giornata di giovedì, ossia la scelta dell’esecutivo di rifondere alle amministrazioni locali solo una parte, il 60 per cento, del gettito derivante dagli incrementi di aliquota rispetto a quella standard del 4 per mille.
IL CONFRONTO CON L’ANCI
In realtà, in attesa che il provvedimento vada in Gazzetta ufficiale, è in corso una trattativa sotterranea con l’Anci. I sindaci vorrebbero naturalmente ottenere il corrispettivo di tutta l’Imu ad aliquota 2013, ma alla fine potrebbero accontentarsi dei fondi relativi all’imposta calcolata per l’anno precedente. Questo salverebbe le città come Roma, che hanno portato l’aliquota dal 4 al 5 per mille nel 2012, ma non quelle come Milano, che ha deciso quest’anno il passaggio dal 4 al 6. Si tratta in linea di massima di situazioni diverse, perché nel primo caso l’incremento è stato disposto quando il tributo era pienamente in vigore, mentre nel secondo, anche se l’opzione era perfettamente legittima, le amministrazioni hanno scelto di aumentare al massimo un prelievo da cancellare puntando direttamente sul rimborso statale.
Ancora diversa è la situazione di Napoli, che ha appena ottenuto da Tar del Lazio una sospensiva sul riparto dei fondi relativi alla prima rata dell’Imu, che erano stati riconosciuti sulla base del gettito 2012 (quindi con una scelta da parte del governo più generosa rispetto a quella adottata). La città partenopea sostiene di essere stata costretta a maggiorare l’aliquota, a seguito dell’adesione al piano di riequilibrio finanziario.
La linea dell’esecutivo è invece quella di rimborsare solo il gettito che si riferisce strettamente all’imposta così come delineata dal legislatore nazionale, trascurando tutte le scelte operate a livello locale. Se non ci sarà una marcia indietro, saranno circa 2.500 i Comuni nei quali i cittadini - più o meno dieci milioni - saranno chiamati a pagare il prossimo 16 gennaio.
GLI INTERESSATI
L’abolizione della seconda rata Imu, fatta salva l’eventuale quota aggiuntiva, riguarda le abitazioni principali vere e proprie e le relative pertinenze escluse quelle di lusso (categorie A/1 A/8 e A/9) più le case delle cooperative e degli Iacp e quelle in uso al coniuge in caso di separazione. Per gli appartenenti a Forze armate e forze dell’ordine che possiedono un solo immobile, questo viene considerato abitazione principale anche se non è quello in cui effettivamente si dimora. Infine la cancellazione della rata Imu vale anche per le abitazioni concesse in comodato ai parenti e a quelle degli anziani che risiedono in case di riposo, purché il Comune interessato abbia disposto l’equiparazione all’abitazione principale: in quest’ultimo caso però non ci sarà rimborso dello Stato.
Per quanto riguarda invece il settore agricolo, l’abolizione dell’imposta si riferisce solo ai terreni agricoli, anche non coltivati, posseduti e condotti da coltivatori diretti e dagli imprenditori agricoli professionali iscritti alla previdenza agricola, e ai fabbricati rurali ad uso strumentale. Complessivamente, lo sconto per l’agricoltura riferito alla rata di dicembre vale poco più di 150 milioni di euro.

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