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Pescara, 16/05/2025
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Data: 05/12/2013
Testata giornalistica: Il Tempo d'Abruzzo
Anna Maria poteva salvarsi. Bastavano diecimila euro

PESCARA La Pescara in ammollo grida vendetta. Passato il nubifragio, l’acqua si ritira da strade e negozi, ma resta intatta la rabbia per i danni, i disagi patiti e soprattutto per quella povera donna annegata sotto tre metri di fango in un sottopasso di Fontanelle. Le pompe di sollevamento, che avrebbero dovuto liberare il tunnel dall’acqua, hanno funzionato quel lunedì mattina all’alba? Le fogne hanno retto all’aumento del flusso idrico? E, in ogni caso, c’erano davvero le transenne a sbarrare l’accesso al sottovia? La magistratura sta cercando una risposta a questi interrogativi. Ma intanto una conclusione si può trarre da tutta questa storia: «I Comuni sono sempre più a corto di soldi e di competenze specifiche. Non stupiamoci se poi ci scappa il morto». Il commento amaro è di un tecnico di grande esperienza che ha lavorato a lungo nelle amministrazioni locali e anche negli enti di bonifica. «La Procura ha aperto un’inchiesta sulla morte nel tunnel. Sicuramente verificherà, attraverso i suoi due periti, se il cunicolo e gli impianti di sollevamento erano adeguati alla portata d’acqua in caso di criticità - afferma l’ingegnere -. Le pompe nei sottopassi in realtà lavorano talmente poco che in genere non si bloccano se non a causa di detriti che arrivano dalle griglie. Ci vuole una manutenzione costante, perché questi impianti sono progettati per sollevare acqua e fango, non frammenti. Le griglie devono essere pulite. E vanno controllati periodicamente gli indicatori di livello. Adesso sicuramente partirà lo scaricabarile». Sulla manutenzione fantasma insiste anche «Strade sicure», un’associazione che da dieci anni si batte in difesa dei cittadini. «Dall’inizio dell’anno a oggi si contano quindici morti nei sottopassi in Italia, un numero impressionante - afferma il presidente Gerardo Postiglione -. La verità è che le pompe di sollevamento dovrebbero essere revisionate almeno ogni sei mesi, ma le amministrazioni municipali non lo fanno. Anche la manutenzione delle fogne non viene effettuata a dovere». A Cervia, Comune della provincia di Ravenna, due anni fa una donna è annegata in un sottopasso. Oggi i tunnel a rischio della città sono tutti dotati di un sistema di preavviso degli allagamenti. «Cerchiamo di prevedere l’imprevedibile - spiega l’assessore alla protezione civile, Gianni Grandu -. Le forti piogge sempre più frequenti e per periodi di tempo prolungati, con le conseguenti difficoltà per le fognature di smaltire tempestivamente le grandi quantità d’acqua scaricata al suolo, innescano situazioni di potenziale pericolo nei sottopassi. Il nostro sistema prevede la presenza di sensori nei tunnel: quando l’acqua supera i dieci centimetri di altezza, scatta il rosso nel semaforo installato all’ingresso. La segnaletica di pericolo è resa ancora più visibile grazie a luci lampeggianti». Ma il Comune di Cervia non si fida solo dell’occhio elettronico e infatti ha stipulato una convenzione con i volontari della Protezione civile. «In caso di allerta mandiamo i vigili urbani a presidiare i punti sensibili della città, tra cui appunto i tunnel. All’una di notte, quando smontano dal servizio, entrano in azione i volontari». Per migliorare le condizioni di sicurezza nei tre sottopassi a rischio, il Comune del Ravennate ha speso trentamila euro e non esclude di ricorrere in futuro anche a un sistema di chiusura automatizzata. Le barriere, forse più efficaci del semaforo nell’evitare che gli automobilisti si infilino nei sottopassi allagati, sono la soluzione che «Strade sicure» va proponendo da tempo ai Comuni. Pontecagnano la sta attuando in questi giorni. Consiste nell'installare un galleggiante nel punto più basso del tunnel: se il livello dell’acqua raggiunge i 30 centimetri, automaticamente si abbassano le sbarre all'ingresso. «La spesa oscilla tra i 10 e i 15mila euro per ogni sottopasso - spiega il presidente dell’associazione, Gerardo Postiglione -. Una somma modesta rispetto ai milioni di euro che i Comuni pagano per i risarcimenti in caso di incidenti mortali. Senza contare che la vita di una persona non ha prezzo».

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