Sole caldo ieri pomeriggio sul sagrato di San Pietro martire, a Fontanelle. Un sole così luminoso che per qualche minuto ha fatto dimenticare alle cinquecento persone accorse per dare l’ultimo saluto ad Anna Maria Mancini, l’inferno vissuto durante l’alluvione di lunedì scorso. Ma dimenticare non è possibile di fronte al feretro di Anna Maria, uccisa dall’acqua nel sottopasso a pochi metri dalla parrocchia. Gli amici, i parenti e i conoscenti di questa donna così amata nel quartiere, si tormentano di domande: «Si poteva fare di più?», «questa tragedia era evitabile?», «era possibile prevedere quanto accaduto?». Tante domande e tanta sofferenza nel giorno dell’addio alla signora Mancini.
Il corteo con il feretro arriva intorno alle 15,30, dopo aver percorso a piedi il tratto di strada che, proprio dal sottopasso, arriva fino a San Pietro martire. Stretti nel loro dolore, dietro la bara, il marito Lamberto Galiero e i due figli, Denis e Viviana. Ad accoglierli, l’affetto di tutta la comunità di Fontanelle e di Santa Teresa di Spoltore, ma anche molti rappresentanti delle istituzioni, il sindaco di Spoltore Di Lorito, il vice sindaco di San Giovanni Teatino Di Clemente, l’assessore regionale Febbo e la consigliera regionale Sclocco. C’è anche sindaco di Pescara Luigi Albore Mascia, con il quale Lamberto, prima di entrare in chiesa, ha scambiato un lungo e consolatorio abbraccio. Nessuna recriminazione, dunque. Quasi sfiancato e con il volto rigato dalle lacrime, Galiero si è subito diretto verso il pulpito, accompagnato dai suoceri Lea e Ugo, e così la funzione è iniziata. «Quando mi hanno detto che avrei dovuto celebrare questo funerale ho pensato: cosa dirò hai miei fratelli? - rompe il ghiaccio don Max De Luca, parroco d’assalto del quartiere -. Siete venuti qui con il cuore vuoto e l’unica cosa che posso dirvi è: pregate. Ciascuno di noi potrebbe raccontare i bei momenti con Anna Maria, io stesso, come quando mi recavo a casa dei suoi genitori per portare l’eucaristia e lei apriva la porta sorridendo, ma sarebbero solo ricordi. Dobbiamo guardare al futuro e prometterci di non lasciare soli i suoi familiari, che ora sono sopraffatti dal senso di colpa». Un sentimento che potrebbe consumarli. «L’uomo - aggiunge però il parroco, invitando gli amici di Lamberto a non alimentare in lui la rabbia - deve essere umile di fronte al creato, altrimenti ne continuerà a pagare le conseguenze. Quando non si può parlare bene di qualcuno è meglio tacere». Messa sentita e molto partecipata, conclusa con un saluto ad Anna Maria da parte di un’amica di infanzia, a nome di tutta la classe 1956.