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Data: 06/12/2013
Testata giornalistica: La Repubblica
Sciopero selvaggio all'Ataf, oggi si replica. Scontro duro con l'azienda

Si preannuncia una seconda giornata difficile per il traffico e i viaggiatori. Nella notte l'assemblea degli autisti dopo l'intervento di mediazione del prefetto è sfociata nella decisione di andare avanti a oltranza con la protesta

Ataf, un altro sciopero scontro duro con l'azienda
Sciopero a oltranza anche oggi. Gli autisti dell'Ataf fermeranno per il secondo giorno consecutivo i bus: per tutta la giornata non ci saranno fasce orarie garantite ed è facile prevedere il caos e nuove proteste dei viaggiatori. "Abbiamo cominciato senza rispettare le fasce, andriamo avanti nello sciopero con le stesse modalità" è stato spiegato. "A questo punto la responsabilità è tutta sulle spalle dell'azienda - sostiene Alessandro Nannini delegato Cobas- noi abbiamo presentato come Rsu una bozza di accordo, ma è stata rifiutata. Non solo non hanno accettato di ritirare la disdetta dell'integrativo, ma nemmeno di rimandare la decisiojne dal 31 dicembre al 28 febbraio come avevamo, in seconda istanza, chiesto". Dunque prosegue lo sciopero selvaggio come ieri all’Ataf.

Giornata tesa quella di ieri, fin dalla mattina quando sono saltate le fasce di garanzia: non circola un bus, la città rimane totalmente a piedi. Tra le proteste di chi aspetta alle fermate nelle ore in cui la legge li assicurerebbe, le code ai taxi e il muro di auto che ingorga soprattutto i viali. Oggi la protesta si ripete. E lo sciopero rischia di andare avanti a oltranza. La decisione è stata presa nell'assemblea convocata dopo cena. Tranne che nel pomeriggio inaspettatamente il prefetto Varratta aveva convocato azienda e sindacati per tentare una mediazione, l’unica capace, in caso di riuscita, di allontanare il fantasma di un altro giorno a piedi. In prefettura la rsu (Cobas e Sul) chiede all’azienda il ritiro della disdetta dell’integrativo, dello spacchettamento e delle sanzioni per lo sciopero selvaggio, la conferma degli attuali giorni di riposo, in pagamento del premio di risultato, l’assunzione dei contratti a termine. Ma a sera tardi il tentativo si conclude con un niente di fatto. L’azienda non arretra, tranne che sulle assunzioni dei tempi determinati.


Ieri succede che per lo sciopero di 24 ore indetto dalla rsu contro lo spacchettamento dell’azienda, la disdetta e la privatizzazione dell’azienda fatta un anno fa dall’amministrazione, gli autisti decidono, sull’onda di Genova, di lasciare i bus nei depositi anche nelle fasce obbligatorie: dalle 6 alle 9,15 e dalle 11,45 alle 15,15. Non accadeva dal 2003. Non riesce a rimandarli alla guida neanche il prefetto cui l’azienda aveva chiesto di precettarli. Non c’è il tempo per la precettazione, dice Varratta, ma alla delegazione di scioperanti salita da lui chiede senso di responsabilità e rispetto della legge. Niente da fare. Così la città resta a piedi. Alle fermate, ieri durante la fascia di garanzia della mattina, si trovavano solo facce spaesate per la sorpresa, o disperate o infuriate. Alla stazione di Santa Maria Novella una folla si contendeva il taxi, le auto si accatastavano sulle strade.

Alle dieci ha attraversato la città un corteo di centinaia di autisti diretti alla prefettura. Non solo dell’Ataf, una cinquantina sono venuti da Roma, quattro da Genova, alcuni da Bolzano, Milano, Foligno. Vogliono «un movimento nazionale contro le privatizzazioni del trasporto pubblico». Il corteo grida forte ma è ordinato. Traversa, in andata e al ritorno, viale Matteotti, provocando, insieme alle gru per issare sugli alberi le lucine di Natale, lunghe code di auto. Ma nessuno blocca il traffico.
Inizia al freddo e al buio la lunga giornata della rabbia degli autisti. Sono le quattro del mattino quando ci si trova in assemblea nei depositi di Peretola e delle Cure per decidere come gestire la protesta a cui aderiscono tutti, con tessere di qualsiasi sindacato o senza tessere. I confederali ripetono: rispettate le fasce di garanzia. Ma gli autisti decidono la guerra alla privatizzazione mai digerita: dai depositi non uscirà neanche un bus. Fanno eccezione due bus a Peretola, ma è una goccia nel mare. Sotto le pensiline delle fermate ci si dispera. «Chissà come avrà fatto la mia figliola a andare a scuola», si domanda una mamma. Un altro: «Devo andare a lavorare. Ora cosa faccio? Prendo un giorno di ferie? Faccio chilometri a piedi e arrivo in ritardo? Ma il principale capirà o mi punirà?». Due pensionati volevano andare a ritirare la pensione «da fame», ma restano impietriti. «Non possiamo fare diversamente - dicono gli autisti - Difendiamo dai danni della privatizzazione anche i cittadini». Mentre la protesta si allarga. A Pisa è sciopero all’improvviso contro Cct Nord che, anch’essa, ha disdettato l’integrativo.

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