Il giorno prima aveva detto «basta con il teatrino», esortando la maggioranza a prendere atto dei tanti errori nella gestione finanziaria di questi anni, ma anche ad accelerare il percorso per l’approvazione del bilancio. Ieri però il colpo di teatro ha visto protagonista lui, Enzo Dogali, quando ha dichiarato che non avrebbe votato l’Imu. Almeno non come l’ha riprogrammata l’assessore Massimo Filippello, alzando le aliquote sugli studi professionali e introducendo la tassa per le prime case di lusso per coprire il buco da 4,3 milioni legato al fondo di solidarietà. Il consigliere dell’Udc-Ppe ha fatto un discorso analitico e spietato come neppure l’opposizione ieri ha osato fare. Ha elencato le contestazioni che in questi anni aveva riproposto più volte riguardo alle scelte di spesa e di investimenti; ha contestato «i contributi elargiti a piene mani anche quando la crisi si è manifesta in modo più grave»; ha criticato «le assunzioni di amici con articolo 90 senza che ce ne fosse l’esigenza»; ha puntato il dito contro la gestione di società partecipate «che hanno accumulato di anno in anno debiti ripianati con i soldi dei pescaresi». Scelte scellerate le cui conseguenze, ha detto Dogali, «non vanno fatte ricadere una volta di più, oggi, sui contribuenti».
Parole non troppo diverse da quelle pronunciate a turno dagli esponenti dell’opposizione, da Di Pietrantonio a Pignoli, da Sulpizio a Di Nisio, ad Acerbo. Ma Dogali è capogruppo di un’Udc-Ppe che vanta due consiglieri (l’altro è Di Noi) da cui può dipendere l’esito della maratona sul bilancio e quindi il futuro di una maggioranza che in caso di approvazione tira il fiato e va avanti o se va male va a casa, con tutto il consiglio comunale. Stretto all’angolo da un documento di sfiducia firmato dall’opposizione intera, il sindaco Albore Mascia ha dovuto fare buon viso a cattivo gioco e aprire al confronto con Dogali. La seduta è stata rinviata a oggi, mattina e pomeriggio. I tempi sono strettissimi perché vanno ridefinite e approvate entro domani le nuove aliquote Imu senza le quali non sarà possibile varare il bilancio, preventivo e consuntivo insieme o quasi. Dogali è sotto pressing da una parte e dall’altra. «Se ha chiuso un accordo politico con D’Alfonso il centrodestra di Mascia è finito» si mormorava in aula ieri sera. A Sospiri e Antonelli il tentativo di trovare un’intesa in extremis con l’alleato recalcitrante. Nei fatti, «il regolamento impone la presenza in aula di almeno 22 consiglieri, ovvero 21 di maggioranza più il sindaco, per procedere all’approvazione del documento contabile» ha spiegato Mascia. L’opposizione attende Dogali al varco: sarà un colpo di teatro o di teatrino il suo?