Il tam tam sui social network ha toni bellicosi, vera e propria benzina su un clima infuocato. «Buona rivoluzione a tutti», è il saluto che i promotori di «Fermiamo l'Italia» sulla Rete in vista dell'annunciata mobilitazione che da stasera punta a paralizzare il traffico in varie città d'Italia con blocchi stradali e manifestazioni. Un’onda di violenza che il Viminale si preparara a fronteggiare con tutti i mezzi. Il ministero ha inviato una circolare ai prefetti di diversi capoluoghi e questi hanno già emanato ordinanze per vietare assembramenti stradali a garanzia dei diritti dei cittadini e per la continuità dei servizi essenziali. Inoltre ci sono stati contatti tra le forze dell'ordine e gli organizzatori dello sciopero per cercare di canalizzare la protesta senza paralizzare il Paese. Nel caso però di risposte negative da parte dei manifestanti, gli apparati di sicurezza sul territorio sono pronti a mobilitarsi in forze per far fronte ai possibili disordini. Nonostante le defezioni di diverse sigle e movimenti in contrasto con l'annunciata adesione di formazioni di estrema destra come Forza Nuova, il numero di presidi organizzati sul territorio è salito a quasi cento.
«Iniziano i giochi, scatta la mobilitazione ad oltranza. Il grosso si muoverà da lunedì mattina», è l'annuncio sul web di una «lotta che non ha dietro sindacati o partiti, nè apparati di alcun tipo. La mobilitazione è partita, sulla scia del Movimento dei Forconi di Mariano Ferro, da un manipolo di esponenti di categorie sociali in rotta con le loro rappresentanze sindacali e politiche ufficiali, attivisti che poi si sono autorganizzati e federati, camminando sulle loro gambe. Da un paio di settimane si vanno aggiungendo altri settori sociali, quelli del lavoro precario e marginale, dei giovani disoccupati, degli esclusi, dei nuovi poveri». Una mobilitazione che preoccupa gli apparati di sicurezza e di intelligence. Il timore è che nella protesta pacifica dei movimenti in piazza si possano infiltrare frange violente, provenienti dall'estremismo politico, dalla criminalità o dalle formazioni più violente del mondo ultras, per sfruttare le rivendicazioni sociali e provocare disordini.
Il leader del Popolo dei Forconi, Mariano Ferro, ieri ha usato parole di fuoco: «Siamo pronti a tutto, anche a farci arrestare. Potremmo anche decidere di darci fuoco, mettendo la benzina davanti alle prefetture e stiamo riflettendo sul da farsi. Siamo in tanti, più di mille».
Intimidazioni sono state lanciate alle sigle sindacali. All'ingresso di un consorzio di autotrasportatori aderenti alla Fita-Cna a Campobello di Licata, nell'Agrigentino, è stato trovato un cartello con un messaggio che «consiglia» agli autotrasportatori aderenti all'associazione di categoria della Cna di «non fare uscire i mezzi nel giorno della rivoluzione», altrimenti «vi pesteremo a sangue - si legge nel cartello - fino a farvi morire».
Previsti presidi e blocchi stradali a Roma, Milano, Torino, Verona, Padova, Bologna, Genova, Napoli, Bari, Salerno, Catanzaro, Catania, Palermo, Cagliari e in decine di altri centri su tutto il territorio nazionale.
Intanto la psicosi da blocco ha fatto ingrossare le file ai distributori di benzina. In Sicilia le prefetture hanno emesso un'ordinanza di divieto di assembramento di persone e mezzi nei punti nevralgici della rete stradale urbana ed extraurbana e nei siti industriali ritenuti di particolare valenza ambientale. Atmosfera carica, a Torino. Numerosi i negozi, in città, che esponono cartelli per avvertire la clientela della serrata di domani. In mattinata si sono formati alcuni picchetti davanti al centro commerciale Le Gru di Grugliasco, alle porte di Torino, e ad altri supermercati. Alcune persone hanno avvicinato gli avventori per intimare loro di non fare la spesa.