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Data: 09/12/2013
Testata giornalistica: Il Centro
Rivoluzione Renzi segretario col 68%. Ecco la squadra di Matteo. In segreteria il 50% di donne, Luca Lotti alla “macchina”

ROMA «Lunedì mattina se vinco presento la squadra». Matteo Renzi in una delle ultime interviste ha chiarito che la sua futura segreteria è pronta e «non c’è bisogno di trattarla». E già oggi dovrebbe presentarla. La seconda certezza è che dei dodici esponenti dell’ufficio esecutivo, sei saranno donne. Sui nomi che ha in testa Matteo negli ultimi giorni, si è dato spazio a diverse ipotesi come quella che ne sarebbero esclusi i fedelissimi del ristretto circolo fiorentino, per non dare la sensazione che il nuovo segretario voglia chiudersi in un fortino, attorniato dalla vecchia guardia che resterà comunque al palazzo romano del Nazareno. Quando Renzi dice che non tratterà intende confermare la volontà di cancellare le correnti, «cominciando dagli stessi renziani» perché per dare spazio alle varie componenti ci sono altri organismi come la Direzione e la stessa Assemblea nazionale, dalla quale verrà fuori un partito composito e gli equilibri saranno dettati dalla forza espressa dai candidati scesi in campo. La stessa figura del presidente del “parlamentino democratico” composto di un migliaio di persone non è escluso che possa essere scelta fuori dalla cerchia. Dopo che era stato fatto il nome di Piero Fassino ora spunta infatti la possibilità che possa essere confermata una donna. Tornando alla segreteria il punto fermo dovrebbe essere quello di Luca Lotti, 31 anni, toscano di Montelupo Fiorentino, anche lui un passato da boyscout, già capogabinetto del sindaco a Firenze. Sarà lui il coordinatore della segreteria, sarà lui il braccio destro e sinistro del nuovo segretario visto che Renzi avrebbe confessato di non avere intenzione di prendere casa a Roma. Altro ruolo chiave sarà quello del responsabile organizzazione per il quale i nomi più accreditati sono quelli di Stefano Bonaccini e Dario Nardella, ma è il primo ad avere più chance: da ex bersaniano e conoscitore della pancia del partito può essere più utile alla guida della macchina. Altra poltrona delicata è certamente quella del tesoriere che potrebbe essere affidata a Lorenzo Guerini, renziano di ferro ed ex sindaco di Lodi. Per la nuova segreteria ci sono poi ovviamente i nomi più noti di Maria Elena Boschi, Simona Bonafè e Matteo Richetti. Probabile riconferma per Antonio Funiciello, responsabile della comunicazione e Pina Picierno già componente della, segreteria di Bersani. Il bacino degli amministratori locali sarà il vivaio dal quale pescare gli esponenti più adatti: meno apparato e più territorio la tela del nuovo partito che avrebbe in mente Matteo. Così in segreteria entrerebbero la governatrice del Friuli Debora Serracchiani, la giovane insegnante palermitana Mila Spicola e Angelo Rughetti, già segretario dell’Anci. Più incerta la poltrona di responsabile economico: l’attuale consigliere-guru, Yoram Gutgeld è insidiato da Sara Biagiotti, che si è occupata di bilancio al comune di Firenze e dal giovane bocconiano Tommaso Nannicini.

Rivoluzione Renzi segretario col 68%

Alle urne in quasi 2,5 milioni. «Ora niente alibi per il cambiamento» Cuperlo 18%, Civati 14%. Letta: lavoreremo in spirito di squadra

ROMA Il trionfo di Matteo Renzi viene annunciato poco dopo le 20. Ma lui aspetta le 22 e 30 per le prime dichiarazioni. «Da oggi non c’è più alibi per il cambiamento. Tocca a una nuova generazione guidare la macchina. Noi, abbiamo l’ambizione di cambiare l’Italia, non uno o due ministri» dice il nuovo segretario del Pd, che dà una risposta anche a chi,durante la campagna elettorale, era pronto a scommettere che dopo il voto ci sarebbero stati accordi con Berlusconi. «Ai teorici dell’inciucio diciamo che gli è andata male» affonda Renzi che, rivolto a Pippo Civati, si chiede retoricamente: «Chi poteva immaginare che la Leopolda diventasse maggioranza nel partito?». Poi, dopo i ringraziamenti agli sconfitti e soprattutto a Gianni Cuperlo «con il quale voglio discutere e dialogare», Renzi fa l’annuncio che molti dirigenti del partito si aspettavano: «Il bipolarismo è salvo. Il Pd metterà tutto il proprio impegno per una legge elettorale che lo garantisca». Precise garanzie arrivano anche sul fatto che il Pd non diventerà un partito di centro: «Questa non le la fine della sinistra, è la fine di un gruppo dirigente della sinistra». Renzi chiude il suo discorso di investitura promettendo che da buon capitano della squadra «lotterà su tutti i palloni» e chiede a tutti i militanti del Pd di non avere paura del futuro, al sindacato di non avere paura di cambiare: «Il meglio deve ancora venire. Da domani ci divertiamo». Nei 9.000 seggi e gazebo sparsi in tutta Italia si contano le schede e già a metà scrutinio appare chiaro il senso e la portata di una vittoria che è destinata a cambiare non solo il partito ma soprattutto i rapporti tra il Pd e il governo: Renzi è al 68%, Gianni Cuperlo al 18% e Pippo Civati al 14%. Ed Enrico Letta è il primo a congratularsi con il vincitore: «Con il nuovo segretariolavoreremo insieme con uno spirito di squadra che sarà fruttuoso, utile al paese e al centrosinistra». Il successo dell’ex rottamatore, che vince ovunque, con picchi altissimi in Toscana (79%), Umbria, Marche ed Emilia Romagna (tutti sopra al 70%) è accompagnato da una grande partecipazione al voto. Circa 2,5 milioni di elettori. Da oggi, si apre una nuova stagione. «Le primarie sono una grande risposta democratica. Si profila una vittoria molto forte per Matteo Renzi soprattutto in regioni importanti» dice un soddisfattissimo Gugliemo Epifani. Poi, arriva il saluto del grande sconfitto, Gianni Cuperlo. Orgoglio democratico per il candidato triestino ma anche molto fair play: «Ho sentito al telefono Matteo e gli ho fatto i miei auguri più affettuosi e sinceri affinchè inizi al meglio un impegno molto difficile. Da domani, in ragione di un consenso molto ampio, Renzi sarà segretario del Pd. Oggi, comunque, è stata scritta una pagina molto bella della politica italiana, abbiamo vissuto assieme una giornata importante per il Pd e per la qualità della nostra democrazia». A fare gli auguri a Renzi è anche Pippo Civati. «Avremmo sperato in proporzioni diverse. Ma due ragazzi del ’75 si sono sfidati, uno di pochi anni di più si è confrontato con noi, dando l’immagine di un partito solido: vorrei che il Pd trovasse un po’ di orgoglio. Con questa classe dirigente possiamo vincere le elezioni e soprattutto possiamo farle» dice Civati, per il quale il problema delle larghe intese «resta» perché il Pd «è un partito di sinistra». Ma sia lui che Cuperlo escludono il rischio scissione. A spingere un po’ di elettori al voto è stata anche la sorpresa Prodi, che a queste primarie non voleva nemmeno partecipare. Poi, dopo la sentenza della Consulta e il rischio di tornare al voto con il sistema proporzionale, il Professore si è convinto a mettersi in fila per votare e ridare fiducia al Pd. Ma a una condizione: che da oggi vincitori e vinti facciano squadra. «Le primarie sono il momento dello scontro democratico, ma dopo lo scontro un partito deve mettersi insieme. Quello che io raccomando è che sia il vincitore sia quelli che perdono abbiano l’obiettivo di fare una squadra, ovviamente diretta da chi ha vinto.

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