ROMA Più donne che uomini, 7 a 5, età media 35 anni. È la nuova segreteria del Pd presentata ieri da Matteo Renzi, a neanche 24 ore dalla trionfale elezione a segretario del partito. Ha fatto di testa sua, senza tener conto come aveva detto, delle correnti. Ma nella squadra che lo affiancherà nella guida dei democrat accanto a una folta pattuglia di fedelissimi renziani spiccano anche uomini e donne legate ad Areadem, quella di Dario Franceschini suo sponsor nella corsa alla segreteria. E persino un civatiano, il professore Filippo Taddei, della University, mentre non c’è nessuno legato all’area di Cuperlo. Sono da poco passate le 16 quando Renzi scende nella sala stampa del partito scortato da Guglielmo Epifani che nel passare il testimone al suo successore certifica il dato finale dei votanti delle primarie di domenica: 2 milioni e 900mila persone, più o meno la stessa cifra che partecipò nel 2009 alla sfida tutta interna tra Franschini e Bersani. «È la miglior risposta al sentimento di antipolitica che sta vivendo il nostro Paese», commenta Epifani. «È l’ultima occasione, gli italiani non ce la daranno più, quando milioni di persone vanno a votare non ci sono più alibi per nessuno, questa volta il cambiamento sarà vero, il meglio deve ancora venire», scrive su Facebook Renzi prima di mettersi in macchina per raggiungere Roma depistando i giornalisti che lo attendono alla stazione di Firenze. A largo del Nazareno arriva intorno all’ora di colazione per incontrare Epifani. Vede però anche Gianni Cuperlo. «Non abbiamo parlato della segreteria», racconta Cuperlo. «Non mi hanno detto nulla, peccato», si sfoga invece Civati che però in segreteria riesce a piazzare Taddei. Cuperlo ha toni collaborativi. Conferma che nessuno scenderà dal treno Pd. Massimo D’Alema però al neo segretario non farà sconti. «Noi siamo pronti a dare battaglia, come prevede la nostra tradizione di lotta e il nostro modo di intendere la politica: io neanche sapevo chi fosse Renzi ma lui si è affermato sulla scena politica avendo come parola d’ordine “rottamare” D’Alema», ricorda. «Scusate non sono abituato a questo bombardamento di flash, essere il segretario del Pd è un grandissimo onore, avverto la necessità di dare segnali immediati», dice prima di annunciare la sua squadra. La segreteria sarà composta da 12 persone. All’Organizzazione arriva Luca Lotti, il più giovane dall’alto dei suoi 31 anni, braccio destro e sinistro del sindaco fin da quando era presidente della Provincia. Il ruolo di portavoce va a Lorenzo Guerrini, 47 anni, l’uomo che ha trattato per Renzi le regole dell’ultimo congresso. L’ex bersaniano Stefano Bocaccini va agli Enti locali, mentre Davide Faraone, altro fedelissimo, è il responsabile di Scuola e Welfare, dipartimenti che il sindaco accorpa. La delega della Cultura la mantiene Renzi mentre Francesco Nicodemo, 33 anni, già attivista della Leopolda va alla Comunicazione. «Oh Gesù», commenta in un tweet. Tra le donne spiccano Maria Elena Boschi alle Riforme e l’ex veltroniana Marianna Madia al Lavoro. Alessia Morani, 37 anni, è la neo responsabile della Giustizia. Tutte di areadem, o ex come la Serracchiani, le altre donne della segreteria. Federica Mogherini (Europa), Pina Picierno (Legalità), Chiara Braga (Ambiente). Quanto alla governatrice del Friuli Debora Serracchiani sarà la responsabile delle Infrastrutture. Il neo segretario cerca di stoppare le domande romane. Ma ammette che in questa fase sarà cruciale il rapporto con il governo. L’idea di togliere la fuducia a Letta «non è all’ordine del giorno, il punto non è farlo cadere ma farlo lavorare e fargli ottenere dei risultati», spiega Renzi. «A suo tempo io rimasi vittima delle correnti, spero che davvero Renzi ce la faccia», è il viatico di Walter Veltroni all’ex rottamatore.