Lavoravano per società satellite dell'Atac i maghi dei biglietti falsi dei bus: in sordina e utilizzando macchinari d'ufficio avevano messo in piedi una stamperia parallela a discapito delle casse della municipalizzata. Massimo Muraglia, Andrea Cortese, Stefano Feliciani e Fabrizio Centanni, dipendenti della Trafic Central e della Expotel, secondo la Procura di Roma, avevano basato la loro truffa su un metodo consolidato. Si appropriavano dei rulli di biglietti invenduti scaricati dai distributori automatici, li rinumeravano e poi li vendevano sottocosto a edicolanti compiacenti. Per quel raggiro ora insieme ad altre 9 persone rischiano, a vario titolo, il processo per truffa, appropriazione indebita e falsificazione di titoli. A rispondere delle accuse più gravi proprio i quattro maghi dei biglietti riciclati. Che in base a quanto contestato dal pm Alberto Pioletti «apponevano sulla fascia magnetica dei titoli un falso codice e un falso timbro di emissione per poi rivenderli». Secondo una stima del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza il trucchetto avrebbe causato un buco di circa 500.000 euro nella già devastate casse dell'Atac. Di sicuro i nove edicolanti, baristi e gestori di internet point avevano un loro tornaconto nell'acquistare biglietti taroccati: la loro percentuale quasi raddoppiava.
LA STAMPERIA
In attesa che il gup Giacomo Ebner decida se mandare a processo i tredici indagati, in una udienza fissata per il prossimo 11 febbraio (per i quali nel frattempo è caduta l’accusa di associazione a delinquere), le attenzioni di Piazzale Clodio restano focalizzate sul tema e in particolare sul nuovo filone dei biglietti Atac fasulli, o meglio sulla presunta stamperia clandestina interna alla municipalizzata che sarebbe stata organizzata per ricavare fondi neri da destinare alla politica.
I pm Laura Condemi e Alberto Pioletti del pool dei reati contro la pubblica amministrazione hanno disposto le prime perquisizioni e sequestrato dei carteggi. Intanto Cotral e Trenitalia, in quanto azionisti di Atac, si sono costituite parti civili nel corso della prima udienza dedicata appunto ai furbetti dei titoli riciclati e venduti sottocosto per lo più nelle edicole attorno alla zona della stazione Tiburtina. Durante l'operazione "Ghost Ticket" i finanzieri avevano recuperato 12 mila biglietti a casa di due indagati e su un'auto pure un macchinario per numerare i titoli. Uno di loro era un dipendente della Expotel, la società incaricata del ritiro dei caricatori ermetici nei distributori automatici di biglietti nelle stazioni. Valori per decine di migliaia di euro che sparivano di continuo, nonostante un istituto di vigilanza privato fosse incaricato di sorvegliare le operazioni di ritiro.