ROMA L’abbraccio con Bersani. Il caloroso benvenuto, con «affetto e stima», che gli dà il segretario uscente, Epifani. La sala stracolma per lui. E c’è ansia e aspettativa per il Ciclone Renzi, che ieri sera è arrivato nella sala del gruppo del Pd alla Camera e tutti i 400 parlamentari sono lì ad aspettarlo. Alcuni di loro, dalemiani, bersaniani, Giovani Turchi si sono visti a parte nel pomeriggio - nella sala Enrico Berlinguer, e già il luogo è evocativo - e si sono spaccati in due. I collaborativi (con il nuovo padrone Matteo) e gli aventiniani del tipo: stiamoci fermi e vediamo lui che saprà fare. Andare a sbattere? In serata, all’assemblea di tutti, Renzi sembra più determinato che mai a evitare il tonfo che alcuni gli pronosticano (senza dirglielo in faccia). La botta che ha dato a D’Alema e A Rosy Bindi è fortissima: «Non credo proprio che saranno candidati alle elezioni europee». Ma il tentativo di suscitare, nei presenti, l’orgoglio di partito sembra essere andato a buon fine, a giudicare dagli sguardi e dalle teste che fanno il gesto di dire di sì: «In questa sala ci sono 400 persone che possono essere decisive per cambiare l’Italia e per portarla fuori dalla crisi. La palla è nostra. Giochiamola bene e tutti insieme». Dettando l’agenda delle riforme.
I RITMI
Poi, detta i ritmi di lavoro il neo-segretario che andrà ufficialmente in carica da domenica prossima. «Entro il 25 maggio - avverte - deve essere approvato almeno in lettura il ddl costituzionale per trasformare il Senato in camera delle autonomie. O faremo questa legge entro questa data, oppure diventeremo schiavi di Grillo e di Berlusconi». Ossia il new deal renziano verrà travolto, per incapacità di decidere e di tagliare i costi della politica, dall’anti-politica a 5 stelle e dalla propaganda del Cavaliere. E ancora: «Sulla legge elettorale, prima si discute dentro la maggioranza, e poi allarghiamo il discorso. Dobbiamo portarla a casa entro il 25 maggio». A nessuno tra i presenti è sfuggito il senso di queste parole sull’«allargamento». Sono dirette a Letta - con cui «il dialogo è molto positivo», assicura Matteo - e significano: o convinci Alfano a rinunciare a tendenze filo-proporzionaliste e a non perdere tempo sulla riforma elettorale, oppure mi metto a negoziare con Berlusconi e con Grillo. Bastone e carota di Renzi. Su questo punto, chissà se in maniera sincera, è rassicurante: «Fare la legge elettorale non significa che subito dopo si va alle urne. Non c’è un nesso tra le due cose». Fa una battuta. «Se tra di noi c’è ci sogna soluzioni inciuciste - vedo Fioroni che ride - deve rassegnarsi». Le primarie, incalza, «hanno tolto di mezzo soluzioni neo-inciuciste e neo-proporzionaliste. Serve una riforma che garantisca «bipolarismo e stabilità di governo. Ci sono più modelli, e se raggiungono gli obiettivi vanno bene». Lo guardano tutti. La vecchia guardia bersaniana viene considerata dai colleghi la meno vogliosa di collaborazione con Matteo. I franceschiniani, ben rappresentati nella segreteria, si sentono vice-padroni del partito e alcuni di loro provano a fare da pontieri presso i renziani per salvare amici in odore di disgrazia.
RASSICURANTE
Renzi fa il rassicurante su Letta. «Può durare fino al 2018. Non mi sono candidato per creare problemi, ma per aiutare. L’importante è fare le cose». E ancora: «Ho grande autostima, ma quasi tre milioni di persone non hanno votato per me. Questa gente ha votato per il cambiamento». Non parla di «io», parla di «noi». «Vediamoci in maniera costante». «Definiamo insieme il patto di governo 2014». «Cerchiamo insieme di fare le cose, e così è meglio anche per me di cui si dice - con un pregiudizio - che sono poco preparato». Annuncia che il Pd «starà nel gruppo dei socialisti europei e non c’è alternativa». Non si sente «un segretario di passaggio»: ovvero non vuole dare l’impressione che pensa soltanto a Palazzo Chigi. Servono, incalza il neo-segretario, interventi su occupazione e aziende, perchè «questo significa essere di sinistra». E qui, arriva la stoccata a Saccomanni: «Brinda perchè da meno 0,1 siamo passati a crescita zero? Non voglio fare battute ma è singolare».