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Data: 12/12/2013
Testata giornalistica: La Repubblica
Letta incassa la fiducia, ma è bagarre in aula. E la Lega perde un pezzo

Il premier torna in parlamento per verificare la tenuta della nuova maggioranza dopo che Fi è passata all'opposizione e alza i toni con i grillini. A Montecitorio 379 sì e 212 no. A Palazzo Madama finisce 173 contro 127. Scoppia la polemica col M5S. E il Carroccio va all'attacco

ROMA - Alla fine di una lunga giornata, il governo incassa la fiducia. Per Enrico Letta è la numero 11 dall'inizio del mandato. A poco più di due settimane dal voto sulla decadenza di Silvio Berlusconi e dal conseguente passaggio di Forza Italia all'opposizione, il premier - come chiesto espressamente dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano - si è presentato oggi in parlamento per chiedere un rinnovato placet ad una maggioranza che è "numericamente più debole" - ha detto Letta - ma almeno "più coesa". Il primo via libera arriva dall'aula di Montecitorio, con 379 sì, 212 no e due astenuti. Tuttavia, i numeri che contano per verificare la reale tenuta dell'Esecutivo sono quelli del Senato, dove si vota in serata e dove Letta deve pronunciare un secondo discorso programmatico. Nel primo, dopo aver alzato i toni coi grillini, il governo mostra di voler accelerare sul taglio del finanziamento pubblico ai partiti.

In Senato, invece, la fiducia passa con 173 sì e 127 no. Esplodono tuttavia i tumulti non senza colpi di scena: tipo il senatore del Carroccio Michelino Davico che si stacca dal gruppo e vota sì in netto dissenso dai suoi. Gli grideranno "traditore", lo insulteranno e gli sventoleranno soldi in faccia. A Palazzo Madama, però, tutto ha inizio, quando il vicepresidente Roberto Calderoli (in quota Lega Nord) dice che "Letta durerà quanto un gatto sull'Aurelia". Il riferimento è all'elezione di Matteo Renzi a nuovo leader del Pd. A ruota, Calderoli farà sapere di non voler partecipare al voto. Poi gli fa eco Matteo Salvini, che della Lega è il nuovo segretario, il quale ci va giù ancora più pesante: "Letta si sta scavando la fossa ubbidendo a tutte le richieste fatte da Bruxelles, e poi qualcuno si stupisce dei forconi. Dopo il voto di fiducia di oggi, i forconi dovrebbero entrare in parlamento". Qualche minuto dopo, andrà ancora oltre con un 'cinguettio' su Twitter.

Il caos, tuttavia, scoppia poco prima delle 21. Quando, cioè, il M5S interviene in aula per dire a Letta "presidente, a lei e al suo governo concediamo ancora un minuto... un minuto di vergogna". A dover placare il tumulto dei senatori seduti sul lato sinistro dell'emiciclo è lo stesso Calderoli che urla: "Colleghi, se continuate così ne mando fuori talmente tanti che diventa difficile dare la fiducia al governo".

Una fiducia che secondo Letta sarà necessaria invece "per un nuovo inizio". Per evitare "di rigettare nel caos tutto il Paese proprio quando sta rialzandosi: l'Italia è pronta a ripartire ed è nostro obbligo generazionale aiutare a farlo". Con queste parola il premier ha esordito stamani nel proprio intervento alla Camera. Di fronte ai deputati ha affrontato i temi più caldi della sua agenda politica: la crisi economica, la legge elettorale, la riforma del lavoro, l'abolizione delle Province e del finanziamento pubblico dei partiti.

L'attacco a Grillo. In avvio del suo discorso Letta ha attaccato Beppe Grillo. "Fanno a pezzi la democrazia rappresentativa e incitano all'insubordinazione", ha detto il premer riferendosi all'inquietante lettera scritta ieri dal leader del M5S ai vertici delle forze dell'ordine. "Questo parlamento repubblicano e le istituzioni esigono rispetto in periodi così amari", spiega Letta, riferendosi indirettamente alle affermazioni di Grillo sulla vicenda dei 'forconi'. Il premier ha ribadito anche la "fedeltà indiscussa" ai valori repubblicani delle forze dell'ordine.

Pd e Nuovo centrodestra. Un discorso quello di Letta dopo l'accordo trovato ieri con Matteo Renzi, neosegretario del Pd, sulle priorità programmatiche. Il presidente del consiglio deve rispondere pure alle sollecitazioni poste da Angelino Alfano, vicepremier e leader di Nuovo centrodestra, che ha chiesto un programma politico da condividere per l'intero 2014. E proprio sulle alleanze il premier ha spiegato: "Oggi ci sono le condizioni" per realizzare un patto di governo per il 2014, in questo "aiutano le sollecitazioni componibili espresse dal nuovo leader del Pd, del Nuovo centrodestra" e delle altre componenti della maggioranza".

Riforme entro 18 mesi. "Rivendico la positività del governo nei primi sei mesi, nei quali ho lavorato con con dedizione nonostante aut aut e minacce da cui ho cercato di tenere il governo al riparo, ha detto Letta. Ora "il grande obiettivo entro il quadro tempistico dei 18 mesi è di avere istituzioni che funzionino e una democrazia più forte e più solida", ha detto Letta, annunciando una dopo l'altra la sua agenda. Prima fra tutte l'abolizione delle province.

Legge elettorale. Sulla legge elettorale il presidente del Consiglio ha incitato il governo e il parlamento a lavorare e ha sottolineato due aspetti: Si "deve evitare l'eccesso di frazionamento che ci condannerebbe all'ingovernabilità e garantire una democrazia dell'alternanza. L'obiettivo è un meccanismo maggioritario", ha detto, chiedendo di ricreare "un legame tra elettori ed eletti". Il premier ha annunciato quindi per il mese di gennaio "un pacchetto di norme sulla legalità".

Via finanziamento pubblico partiti. Fra i punti toccati dall'intervento a Montecitorio anche i costi della politica. "Troppo tempo è passato dalle proposte fatte dal governo sull'abolizione del finanziamento pubblico dei partiti e perciò confermo la volontà di completare definitivamente questo percorso entro l'anno con tutti gli strumenti a disposizione", ha aggiunto il premier.

Il rapporto con l'Europa. "Oggi tracciamo linea netta, senza sfumature: di qua chi ama l'Europa, ne riconosce le contraddizioni e vuole riformarla ma sa che senza Ue ripiombiamo nel medioevo. Di là chi vuole bloccare l'Ue. Chiedo un mandato per un'Europa migliore, chi vuole isolare l'Italia, chi cerca consenso con il populismo non voti la fiducia", dice Letta. "Il nostro semestre europeo - prosegue - deve ridare energia a un'Europa con le batterie scariche". Letta ha indicato poi l'obiettivo per l'Italia di una crescita del 2% nel 2015, ricordando la necessità di misure strutturali a sostegno della crescita a partire da un uso più razionale dei fondi Ue e dall'eliminazione di quei 'colli di bottiglia' che frenano le piccole e medie imprese.

Privatizzazioni. Fra i temi toccati da Letta anche quello delle privatizzazioni: "Il primo blocco di dismissioni consentirà una cassa di 10-12 miliardi, tutti a riduzione del debito. Quello delle dismissioni pubbliche è un tema sensibile, ma uno Stato credibile e funzionante non si deve occupare di tutto e le risorse fresche dai privati sono utili per lo sviluppo delle imprese", ha affermato.

Fi e M5S confermano la sfiducia. Il dibattito che ha fatto seguito al discorso del presidente del Consiglio ha confermato le posizioni delle diverse forze politiche, con Forza Italia, M5S e Sel che hanno ribadito il loro no al governo. "L'intervento in Aula del presidente del Consiglio Letta ha purtroppo confermato tutti i nostri timori e la nostra sfiducia. Nessuna prospettiva concreta, se non confusi rinvii in avanti. E nessuna presa d'atto di come si siano sciupati 7 mesi di governo sia rispetto al rilancio dell'economia sia rispetto alla pacificazione nazionale", lamenta il forzista Raffaele Fitto. "Presidente Letta, lei è tornato a prenderci in giro, ha la faccia come il bronzo. E malgrado ciò si premette anche di offendere l'unica forza politica che nel bene e nel male quello che aveva detto poi lo ha fatto", attacca invece il grillino Riccardo Nuti.

La replica. Agli attacchi dell'opposizione il premier ha voluto rispondere nella sua replica. "Nel mio discorso di aprile era chiaro che la separazione tra vicende politiche e vicende giudiziarie era un punto che io non avrei mai saltato. Venire qui a dire che tutto è cambiato perché è mancata la pacificazione non va bene", ha detto il premier. Al M5S il presidente del Consiglio rinfaccia poi "l'inaccettabile pratica di mettere i giornalisti alla gogna". "E' inaccettabile, inaccettabile, inaccettabile", afferma. "Speravo - insiste - che Grillo con il suo attacco ai giornalisti si sarebbe reso conto di aver fatto una ...gaffe. E immaginavo che il discorso si chiudesse qui. Lei e il M5S, onorevole Nuti, oggi dite che o i giornalisti dicono quel che volete voi o vengono messi alla gogna. E' inaccettabile". Parole che hanno fatto scattare la bagarre in aula e una controreplica dello stesso Beppe Grillo. "Letta mente agli italiani e offende M5S!", scrive il leader del movimento in un messaggio pubblicato su Facebook.

Scontro tra Faraone e Nuti. Tensioni tra Pd e M5S si erano avute anche nel corso del dibattito, quando l'esponente grillino Riccardo Nuti ha fatto riferimento al collega del Pd Davide Faraone, neo componente della segreteria di Matteo Renzi, e citando intercettazioni ambientali ha parlato di un incontro del 2008 tra Faraone e un mafioso del quartiere palermitano San Lorenzo-Resuttana. Faraone non è coinvolto in nessuna inchiesta, ma è comunque moralmente corrotto, anche perché come ha mostrato 'Striscia la Notizia' alle primarie per le Amministrative a Palermo chiese voti in cambio di posti di lavoro in una cooperativa". A difendere Faraone ci ha pensato nella replica lo stesso Letta. "Voglio esprimere la mia solidarietà al collega Davide Faraone per le cose ingiuriose che sono state dette oggi. Questa logica della delazione continua è inaccettabile", ha detto.

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